L’altro contagio

Due anni di pandemia hanno portato, purtroppo, anche un altro tipo di contagio in Abruzzo. Non solo il Covid ha spopolato in regione senza freni, ma anche il virus malavitoso è riuscito a prosperare sul territorio mentre il resto del mondo veniva bloccato da restrizioni di ogni genere.

A dare un quadro della situazione ci ha pensato “Libera” che, insieme a “Via Libera”, ha raccolto tutti i dati sulla criminalità in “La tempesta perfetta 2022, la variante della criminalità”. L’Abruzzo veste purtroppo la maglia nera per l’aumento del numero delle interdittive antimafia e per la trasparenza delle spese per l’emergenza Covid. E’ notizia recente, infatti, di quattro interdittive antimafia adottate nei confronti di aziende e società agricole da parte delle Prefetture di L’Aquila e Pescara, per il rischio di condizionamento dovuto alle loro contiguità con soggetti risultati appartenenti direttamente o indirettamente alla criminalità organizzata. Il provvedimento inibitorio emanato dalla Prefettura di L’Aquila nei confronti di tre aziende agricole situate nella provincia si inquadra nell’ambito delle concessioni di terreni agricoli e zootecnici demaniali da parte degli Enti Locali e in quello delle erogazioni pubbliche per l’agricoltura.

Come si legge nel rapporto di Libera, nell’ultimo biennio in Abruzzo il numero delle interdittive antimafia emesse dalle prefetture nei confronti di aziende controllate o condizionate dalle organizzazioni criminali è aumentato del 71% (14 interdittive nel 2018/2019, 24 nel 2020/2021) collocandosi al nono posto tra le regioni italiane, a fronte di una media nazionale del + 33%. Nel biennio pandemico sono aumentate anche le segnalazioni sospette con un incremento percentuale del 24% in linea con la media nazionale. Sono 257, invece, invece le nuove imprese abruzzesi della ristorazione diventate più vulnerabili a infiltrazioni criminali. Si registra invece una diminuzione nel biennio 2020/2021 rispetto al biennio precedente dei reati di usura (-22%), mentre sono aumentate del 34% le truffe e frodi informatiche, in linea con il dato nazionale. Maglia nera alla nostra regione per quanto riguarda la trasparenza dei fondi delle spese fatte per la gestione dell’emergenza tramite bandi di gara delle pubbliche amministrazioni: dei 244 milioni messi a bando per tentare di arginare la crisi sanitaria scatenata dal Covid, solo il 15% delle risorse risultano effettivamente aggiudicate e complete di tutti i dati del caso.

“In questo oscuro scenario commenta – Libera – la lotta alle mafie e alla corruzione sembra scomparsa dall’agenda politica del Paese. Proprio nell’anno in cui ricorre il trentennale di “mani pulite” e delle stragi mafiose di Capaci e via D’Amelio, sembra che questi fenomeni criminali si siano radicati in un distorto “senso comune”. Quasi si trattasse di una “patologia nazionale” ormai cronicizzata, in un processo di normalizzazione per cui meglio fingere che il problema non esista o sia meno grave di quel che sembra coesistere – e se possibile fare affari – con le mafie e grazie alla corruzione sembra diventata la strategia vincente di molti “colletti bianchi” Eppure negli ultimi due anni per afferrare i profitti da virus è nato un nuovo mercato criminale, in grado di propagarsi con la stessa rapidità del Covid-19. La variante “criminalità” sta offrendo un’incredibile occasione di guadagno. Una variante subdola che attacca le compagini societarie in difficoltà esattamente come fa un virus: si innesta nel corpo sano attraverso dei prestanome, lo usa fin che serve, poi lo distrugge. Ecco che clan, colletti bianchi, imprenditori, professionisti si sono federati determinando una mutazione del concetto stesso di «associazione criminale» che non conosce confini. Le nuove mafie sono ‘imprenditoriali’, flessibili, capaci di costituirsi in network per diffondere il più possibile il loro raggio di azione. Sono mafie che sparano meno non per sopraggiunti scrupoli morali, ma perché, semplicemente, non gli conviene: col denaro e con la corruzione, soprattutto nelle circostanze straordinarie che provocano danni per la collettività, ottengono quello che prima ottenevano con la violenza diretta e con le armi. Una variante “criminalità” che non è solo mafiosa, con operatori economici che vanno a cercare i servizi della mafia per stare sul mercato e faccendieri e corrotti che fanno da ponte con le organizzazioni criminali”.

“Tali fatti – sottolinea Libera – confermano che L’Abruzzo è in zona arancione per quanto riguarda l’aumento di quei “reati spia” che riflettono in sé il pericolo di infiltrazione mafiosa, come documentato dal recente rapporto nazionale di Libera e La Via Libera “La tempesta perfetta 2022: la variante criminalità”. Il dossier elabora e sintetizza i dati più importanti relativi ad alcuni reati spia (interdittive, segnalazioni sospette dell’Uif, reati di usura, di estorsione e riciclaggio denaro, delitti informatici e truffe e frodi informatiche) che emergono dalle varie fonti investigative e istituzionali negli ultimi due anni di emergenza Covid, dimostrando che le infiltrazioni mafiose e corruttive hanno trovato, in questa situazione, un fecondo terreno di facilitazione. Infatti le organizzazioni criminali, come si legge nel rapporto, “ricorrono sempre più frequentemente ai reati di natura tributaria non solo per evadere il fisco, ma anche per dare un’apparenza di legalità a flussi finanziari riconducibili alle estorsioni e ai traffici illeciti, come il narcotraffico e il contrabbando, nonché ad altri reati quali il riciclaggio, la corruzione, l’indebita percezione di finanziamenti nazionali ed europei”.

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