Una riunione tra briganti

Una riunione tra briganti al cinema Pacifico ieri, “perché la storia dipende da chi la racconta” spiega Alessandro Sallusti in collegamento diretto con la sala. Lui che era il nipote di Fiore Sallusti, capo dei briganti d’Abruzzo, prima che Flamignano, paese nel quale viveva, finisse nella provincia di Rieti. “Un partigiano se visto da un’altra prospettiva, quella dei vinti” continua il direttore di Libero, introducendo così il cuore del dibattito in corso, quello animato dal libro Lobby & Logge scritto a quattro mani con l’ex magistrato Luca Palamara. Anche lui mezzo abruzzese, con madre chietina e nonni ovindolesi.

La sala del Pacifico è gremita di pubblico, tra cui molti sindaci, il presidente della Regione Marco Marsilio, con la consigliera regionale Antonietta La Porta a fare gli onori di casa.

Sul palco insieme ai giornalisti Angelo De Nicola e Giustino Parisse, moderati da Ennio Bellucci, anche Palamara, l’ex presidente dell’Anm che ha deciso di vuotare il sacco, di raccontare “anche a chi non lo sapeva tra i colleghi, cosa accadeva tra i poteri forti”.

Un sistema, “Il Sistema”, per citare il primo volume pubblicato lo scorso anno, “che decideva quali carte portare avanti e quali tenere nei cassetti – ha detto Palamara – in un rapporto stretto con i giornalisti, per decidere le sorti politiche e le singole carriere di politici e magistrati”.

Viene il mal di mare, per citare De Nicola, a leggere il libro: un senso di spaesamento nel quale ci si rende conto di essere pedine di un ingranaggio di cui non si sa e capisce nulla.

“Con la democrazia – aggiunge Sallusti – che di fatto viene sospesa”.

“Io ho fatto parte di questo sistema – spiega Palamara – fin quando sono andato bene al sistema. Ora spero che queste verità siano gocce che scavano nella roccia”.

Poi a parlare di giustizia e di referendum: la separazione delle carriere che ora Palamara considera necessaria, dell’opportunità della legge Severino, del ricorso al carcere preventivo. “Badate è l’unico modo – dice Sallusti – per dare una spallata a questo sistema”.

Per finire sulla sorte dei tribunali minori: Palamara, che con l’Anm è stato sostenitore della riforma della geografia giudiziaria, non si nasconde dietro ad un dito: “Bisogna fare uno studio serio – spiega – per vedere dove i tribunali sono davvero necessari”. Non chiude la porta, ma non la lascia neanche aperta.

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