Nati nella tempesta: la prima del Teatro di produzione

Si alza il sipario sul progetto Meta e, soprattutto, sulla prima coproduzione del teatro “Caniglia”. Sul palco sulmonese oggi andrà in scena (ore 21) “Il grande inquisitore”, tratto dal romanzo “I fratelli Karamazov” di Fedor Dostoevskij. Sarà la prima coproduzione del Caniglia, insieme a Fahrenheit 451, il Centro studi Ivanov di Roma e con il contributo di Gazprombank, Mulino ad arte.

Il teatro sulmonese da semplice elemento di fruizione diventa protagonista diventando soggetto di produzione culturale per la prima volta nella sua storia. “E’ un cambio, una svolta significativa per il teatro – annuncia Patrizio Maria D’Artista -. Iniziamo per la prima volta a esportare contenuti culturali, non senza qualche sacrificio. Produrre teatro significa anche avere maggiori spese, ma è la via giusta da intraprendere per esportare la qualità, il nome del teatro e della città di Sulmona”.

Lo spettacolo in realtà ha già debuttato in anteprima nazionale l’8 e 9 gennaio a Roma all’Off/Off Theatre. “Vedere i manifesti con il logo del Caniglia a Roma è un’emozione unica, indescrivibile” commenta D’Artista. Quella “romana” non è l’unica uscita lontano dal palcoscenico sulmonese per “Il grande inquisitore”. L’opera andrà in scena anche al Teatro Talia di Tagliacozzo il 16 gennaio e al Mulino di Piossasco (in provincia di Torino) il 22 gennaio.

Un’avventura, quella del progetto Meta, iniziata in piena pandemia con i teatri serrati e gli attori tenuti a casa. “Questo lavoro è simbolo della resistenza a questo periodo così complesso – sottolinea D’Artista – La partecipazione dei cittadini in sala sarebbe quasi un dovere morale, dettato dal senso civico. Anche per rispetto dei lavoratori. Qui noi stiamo pagando tutto e tutti. Non c’è un centesimo fuori posto. I teatri rimangono dei luoghi sicuri, questo perché il pubblico è educato. Arriva, si siede, si gusta l’opera e va via. Per questo non si sono registrati focolai all’interno delle strutture”.

“E’ stato un anno logorante – continua D’Artista – e solo ora ne sento il peso. Abbiamo iniziato a costruire qualcosa in mezzo alla tempesta. Non ci siamo fermati nonostante le onde. Ci sono state ripartenze, ripensamenti, riprogrammazioni. Il tutto con la costante incertezza che ci attanagliava. Un anno che ne vale dieci per gli sforzi fatti”.

Il teatro Caniglia si è così trasformato in un soggetto con il quale il pubblico può interloquire, domandare e anche proporre. “Lo scorso giugno abbiamo avuto una delle soddisfazioni più grandi – prosegue D’Artista – una ragazza laureata e con un master in Arti dello Spettacolo, ha richiesto un tirocinio presso il teatro di Sulmona. Questo è sintomo di come il nostro progetto stia funzionando. Il teatro non è più una scatola chiusa, ma ha abbracciato in questi mesi tutti i settori socio-culturali. Dalla stagione in prosa al lavoro con le associazioni. Si è pensato anche ai giovani: tra poco partiranno corsi di teatro per i bambini e corsi di recitazione all’interno dei licei sulmonesi. Abbiamo avuto anche 13 richieste per domani da parte degli studenti per accedere al palchetto offerto dal sindaco. Ne accoglieremo 6, gli altri andranno in quello riservato alla giunta. Il teatro è tornato a respirare”. Di aria pura, accompagnata dalla cultura, se ne sente il bisogno, specie dopo due anni di mascherine sul viso.

Valerio Di Fonso

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