L’appalto doveva essere fatto già da mesi, per non parlare degli anni trascorsi inutilmente, questo era l’impegno preso dalla Provincia e l’annuncio fatto dall’allora consigliere Andrea Ramunno che, d’altronde, ai lavori di messa in sicurezza dell’Itcg De Nino-Morandi di Sulmona ha dedicato gran parte del suo mandato. Marzo è diventato però giugno, poi settembre, poi forse ottobre e poi, anche il “sicuramente entro l’anno” è trascorso inutilmente. Dal Provveditorato delle opere pubbliche a cui è stata delegata la parte burocratica, fa sapere il presidente della Provincia Angelo Caruso, dicono che è tutto pronto, che solo la carenza di personale ha ritardato l’indizione della gara che, dice il presidente, dovrebbe essere sbloccata i primi del prossimo anno, probabilmente anche a gennaio.
Nel frattempo ieri mattina le porte dell’edificio di via Viriglia D’Andrea, la parte che non è stata sequestrata almeno, si sono riaperte: un sopralluogo da parte di una ditta di traslochi, di un addetto della Provincia e di alcuni docenti per capire cosa trasferire e dove: “Lo spostamento dell’Agrario – spiega il dirigente Massimo Di Paolo – ha consentito di liberare alcuni spazi nella sede dell’Iti di Pratola dove sono ospitati Ragioneria e Geometri, per questo stiamo vedendo se è possibile recuperare alcune attrezzature per trasferirle a Pratola e riaprire alcuni laboratori”.
Rivedere dopo sette anni le porte della scuola sulmonese aperte, ci ha spinti ieri a curiosare, o meglio a cercare di farlo: come per la sede del liceo classico, infatti, volevamo documentare lo stato dell’arte in quell’edificio sottratto alla comunità da troppo tempo e diventato ormai un’isola infelice (tra erbacce e animali) nel mezzo di una zona residenziale. Operazione, però, che non è stata possibile: dopo aver chiesto permesso, salutato e chiesto di poter fare delle riprese, siamo stati infatti cacciati a malo modo da un addetto della Provincia, come dimostrano i sei minuti di video che vi proponiamo in versione integrale e senza alcun taglio.
Peccato, anche perché capire cosa c’è o meglio cosa è rimasto nella scuola poteva essere utile anche a capire quanti spazi serviranno, oltre a quelli per il classico, per ricoverare i beni durante i lavori.
L’Itcg, però, potrebbe presto tornare a Sulmona, stando ai piani del dirigente Di Paolo: “Realizzeremo a breve spazi aggiuntivi nella sede dello Scientifico chiudendo una parte del porticato – spiega il preside – dovevano servire ai laboratori del liceo, ma nel frattempo possiamo trasferirvi almeno il biennio di Ragioneria e Geometri. Se verranno terminati i lavori alla scuola Serafini a settembre, poi, potremmo trasferire anche il resto delle due scuole nei locali di Sant’Antonio dove prima non ci è stato possibile andare, perché la legge prevede che per eseguire il trasferimento deve esserci un progetto esecutivo per i lavori della vecchia sede”.
Parole…parole ..paroleeeee
Lasciate lì quell’ attrezzatura
è stata acquistata da chi amava ed aveva cura di quell’istituto.
Vergognoso….Sulmona e’ stata fin’ora immobile ! Hanno avuto anni per fare qualcosa invece niente! Ormai si e’ creato il mondo di Facebook dove tutto fanno credere che funziona e la vita reale dove tutto e’ allo sbando e va in malora ….ma perché questi gravi ritardi ??? A chi giova ?l??
Ennesimo scippo alla città
E fu subito querela…Brumotti style. 😀
Si poteva entrare attraverso le sbarre divelte …in quel caso nessuno avrebbe avuto nulla da eccepire! Perché questo è ciò che accade da tempo e nessuno se ne cura. Il territorio è devastato economicamente e socialmente dalle lungaggini ed inadempienze burocratiche. Una vergogna assoluta !
Semplicemente folle!!! Questi sono rappresentanti della P.A..
L’ARROGANZA come metro di comportamento in ogni circostanza.
Che vergogna …e Sulmona tace!
Ma fino a che punto ci vogliano fare umiliare!!
Grazie ancora a chi ha il coraggio di denunciare questo stato di cose !
Fino a prova contraria non si può entrare in luoghi senza autorizzazione e a maggior ragione fare riprese prima ancora di chiedere.
Fino a prova contraria esiste il diritto di cronaca sancito dalla Costituzione, quello è un luogo pubblico ed era con le porte aperte. Stessa cosa vale per le riprese: si tratta di un luogo pubblico e come tale è “alla pubblica vista”.
Pubblica Vista sei stai in piazza, no se entri dentro una struttura chiusa al pubblico perché oggetto di lavori in corso. Secondo, quale sarebbe il diritto di cronaca nella fattispecie? Poi, riprendere con insistenza è reato. Ci sono sentenze della cassazione, reato di molestie o disturbo alle persone.
Non c’è nessun lavoro in corso e neanche assegnato, né un cantiere aperto. Si tratta di un locale pubblico e i giornalisti hanno il diritto (che è anche un dovere) di cronaca. Si rilegga la Costituzione
Quindi domani io da blogger, vado dentro un comune con la telecamera già attiva e comincio a fare riprese? Oppure entro dentro una scuola e idem faccio riprese prima ancora di chiedere autorizzazione, è corretto? Diritto di cronaca? La mia libertà finisce dove comincia quella del prossimo. Attualmente l’edificio in questione è chiuso al pubblico. Non si può entrare a proprio piacimento.
1) i blogger e i giornalisti non sono la stessa cosa, 2) Noi l’autorizzazione l’abbiamo chiesta
L’avete chiesta anticipatamente agli uffici preposti in forma ufficiale? Quindi immagino che in mano abbiate una “carta” scritta timbrata e firmata da qualche dirigente/responsabile d’area nella quale vi si autorizza ad entrare in luogo chiuso al pubblico per filmare luoghi, cose e persone. Se così fosse, allora l’errore è da imputare a chi avrebbe dovuto avvisare il personale. A me girerebbero gli zebedei se qualcuno venisse sul mio posto di lavoro filmando anche la MIA persona senza preventiva autorizzazione alcuna!
È evidente che lei non sa di cosa parla
È evidente che non ha risposto alla mia domanda. Avete in mano questa autorizzazione alle riprese audio video in luogo chiuso al pubblico? Credo che la domanda sia semplice. Quella scuola è chiusa al pubblico e non si può entrare. Essere “giornalista” non autorizza ad entrare nelle proprietà altrui perché comunque quello stabile fa capo alla provincia. Comunque tornando a bomba sul perché quello stabile sia ancora chiuso, bisogna chiederlo alla politica e a chi ha amministrato.
quella non è proprietà altrui, è proprietà publica della quale i giornalisti hanno il dovere di chiedere di rendere conto
La privacy è una cosa importante, altrimenti succede come accaduto a qualcuno chi si è beccato querele per aver diffuso informazioni sanitarie riservate durante il pieno della pandemia covid. Il diritto di cronaca fino ad un certo punto. La mia libertà finisce dove comincia quella del prossimo.
Proprietà pubblica non significa entrare quando è chiuso e per di più con telecamera accesa. Non ha risposto alla domanda, avevate questa autorizzazione scritta preventiva? La domanda è semplice SI o NO.
ma quale autorizzazione
se la proprieta` e` della provincia e` pubblica e deve essere documentato cio` che accade. la privacy riguarda il privato cittadino non i membri della pubblica amministrazione mentre svolgono il proprio lavoro
Allora domani vai in comune (edificio pubblico) con il cellulare e comincia a fare riprese e poi vedi. Addumman piuttosto a chi ha amministrato fino ad ora del perché è ancora chiuso
io non sono un giornalista
“Per il giornalista, invece, i limiti sono pressochè inesistenti, perché in situazioni come quelle prevale l’interesse pubblico alla notizia, come conferma il Codice deontologico sulla privacy, che autorizza i cronisti a documentare qualsiasi scena consenta ai cittadini di ricevere notizie corrette e veritiere, tanto più se in luogo pubblico”.
“In forza dell’art. 21 della Costituzione, la professione giornalistica si svolge senza autorizzazioni o censure. In quanto condizione essenziale per l’esercizio del diritto-dovere di cronaca, la raccolta, la registrazione, la conservazione e la diffusione di notizie su eventi e vicende relativi a persone, organismi collettivi, istituzioni, costumi, ricerche scientifiche e movimenti di pensiero, attuate nell’ambito dell’attività giornalistica e per gli scopi propri di tale attività, si differenziano nettamente per la loro natura dalla memorizzazione e dal trattamento di dati personali ad opera di banche-dati o altri soggetti”.