La sbornia elettorale

Domani, con il primo consiglio comunale, inizia ufficialmente l’era Di Piero, ma è un esordio tutt’alto che nuovo, tutt’altro che facile. A venti giorni dalla sbornia elettorale, infatti, la coalizione di Liberamente Sulmona è ancora in hangover – come si dice in inglese -, con una “sbronza da potere” che ha lasciato basiti se non altro i settemilacinquecento elettori che il 17 e 18 ottobre scorsi hanno messo la croce sul sindaco del cambiamento.

Prima la trattativa estenuante sulla scelta degli assessori e delle deleghe, ora un muro contro muro su quella del presidente del consiglio. Con un confronto andato avanti per due giorni di seguito (ieri e l’altro ieri) e che non ha portato a nessun accordo. Con la prospettiva concreta, domani, di assistere ad uno scontro in Aula nel giorno dell’esordio. Da una parte il Pd e il consigliere Claudio Febbo (Intesa per Sulmona) che rivendicano la posizione per Teresa Nannarone, dall’altra i renziani di Libera e Forte che con il sostegno di 5 Stelle e Sbic sponsorizzano la candidatura di Maurizio Proietti. Cinque a cinque, pari e patta.

Se così dovesse essere, se la notte non dovesse portare consiglio, si faranno i conti in Aula domani delegando di fatto alle opposizioni la scelta della fascia giallorossa. Per la maggioranza sarebbe una sconfitta ancora prima di scendere in campo: quanto basta per premonire una vita breve, brevissima.

Sì, perché il problema non è tanto quella poltrona in alto al centro (che buona creanza istituzionale vuole si scelga all’unanimità); quanto il metodo che la coalizione non ha, né sembra si sia dato. Non per la scelta degli uomini e delle donne, né per stabilire le priorità di intervento. Il principio di pari dignità (un assessore ad ogni lista) è d’altronde saltato per la mancata rappresentanza di Intesa per Sulmona e certo non si può dire d’altro canto che sia stato applicato il manuale Cencelli (tot peso elettorale, tot rappresentanza).

Ma più in generale la grande promessa della “coalizione unita” e del “ritorno alla politica”, sembra si sia già persa in una guerra tra fazioni e sottofazioni, che assomiglia più ad una sostituzione di potere che ad un nuovo modo di fare politica e amministrare.

Tutto quanto di cui la città non ha bisogno, con i problemi che incalzano e spaventano e di cui, a quanto pare, la maggioranza non ha avuto modo finora di parlare “liberamente”.

Uno su tutti, urgente e gigante, l’assemblea del Cogesa che si terrà tra qualche giorno e nella quale si dovrà, oltre che approvare un bilancio con un buco di oltre 1 milione di euro, anche capire che destino dovrà avere la partecipata, anche e soprattutto alla luce dell’ultimo Ddl Concorrenza con cui, di fatto, il governo Draghi ha aperto un’autostrada ai privati nella gestione dei servizi pubblici e mortificato i Comuni che osano occuparsene con le loro società partecipate.

Dopo una sbronza – si sa – si deve bere molta acqua per eliminare i “radicali liberi”, l’auspicio è che Liberamente Sulmona torni al vaschione come ha fatto durante la campagna elettorale e si disseti e reidrati della visione e dell’entusiasmo che diceva di avere fino a venti giorni fa. Che di “ubriachi” alla guida non se ne sente davvero il bisogno.

4 Commenti su "La sbornia elettorale"

  1. Riepiloghiamo… o convergono “tutti“ prima del Consiglio su un NOME solo, altrimenti quel nome salta perché l’opposizione convergerà, credo unita, sull’altro NOME… e finirà 11 a 5… con un astenuto.
    E se la maggioranza non convergerà unita su un NOME solo… allora avrà vita breve, anzi brevissima ( forse il primo panettone lo mangeranno… sul secondo non scommetteteci nemmeno 1 soldo)…
    O ‘sta minestra o saltate dalla finestra… una forza politica SOLA al Comando. Punto.

  2. Sono gli interpreti e le idee ad essere radicalmente modesti, in qualsiasi coalizione. Questo fine banale del ritorno alla politica senza alcun riferimento ai contenuti della stessa fa davvero ridere. Di quale politica? Di quella dei politici politicanti senza arte né parte nessuno sente la nostalgia. Il sindaco dovrebbe essere la guida che impone i propri uomini in giunta in none di un’idea forte. Di idee neanche l’ombra e si ritorna al solito teatrino sulmonese che caratterizza la vita politica della città da decenni. A che serve eleggere direttamente il sindaco se questi non può scegliersi la giunta e riservare alle liste che lo hanno sostenuto un ruolo di verifica e pungolo in consiglio comunale e alla propria squadra il fine di realizzare un progetto? È questo il senso dell’elezione diretta del primo cittadino. Affidare tramite il voto a un uomo ii ruolo di mediatore d’interessi e appetiti serve a ben poco. Si sente la necessità della politica come capacità di governo non di partiti modesti e listarelle, perché la politica che sa scegliere al massimo si realizza tramite forme di aggregazione politica ma non si limita mai a rappresentarne gli interessi.

  3. Mascherina optional

  4. E qui ritorna il famoso “stai sereno Di Piero “…finché ci saranno i..renziani hai voglia con la serenità…

Lascia un commento

Il tuo indirizzo mail non verrà mostrato.


*