Sul tavolo della commissione sono arrivati centinaia di emendamenti al disegno di legge sul Museo italiano del Realismo (Mir), progetto presentato dalla consigliera regionale Antonietta La Porta e finalizzato alla realizzazione a Sulmona di un museo, unico in Italia e tra i pochi in Europa, nel quale far confluire le più importanti opere di questo genere a livello nazionale. Gli scudi alzati da alcuni consiglieri di opposizione con una valanga di emendamenti, alcuni sensati, altri evidentemente pretesti per fare ostruzionismo, altri ancora provocatori, hanno congelato finora il progetto di legge che, probabilmente, vedrà la resa dei conti direttamente in aula.
E a leggere i nomi di chi li ha presentati gli emendamenti non mancano le sorprese, se non altro perché tra questi ce ne sono centinaia che portano la firma della consigliera regionale del territorio Marianna Scoccia, che con una serie di correzioni terminologiche (“individua” piuttosto che “designa” piuttosto che “propone”) ha voluto mettere così i bastoni fra le ruote al progetto della collega leghista. Che tra le due non corra buon sangue, d’altronde, si era già visto in occasione della classificazione dell’ospedale di Sulmona a primo livello; ed ora il duello si sposta anche sul campo artistico. Un vero capolavoro ed esempio del “fare rete”.
Il progetto del Mir prevede la creazione di una Fondazione con a capo la Regione che sia finalizzata alla realizzazione e gestione nei locali dell’ex Comunità montana peligna, in via Angeloni a Sulmona, del primo museo italiano del realismo e iper-realismo, la cui direzione artistica sarà affidata a Vittorio Sgarbi.
Un impegno di spesa per la Regione di 100mila euro l’anno che si propone, attirando anche fondi e risorse di altri soggetti pubblici e privati, di realizzare nel capoluogo peligno una struttura in grado di attrarre visitatori da tutto il mondo e allo stesso tempo di creare un centro specializzato di formazione nel settore.
Gli unici esempi finora fatti (uno in Germania e uno a Mosca – un altro è in via di formazione ad Almeria in Spagna) hanno ottenuto un grande riscontro di pubblico.
La scelta di Sulmona, d’altronde, non è casuale: “A Sulmona va riconosciuta una sorta di genius loci creativo – viene così motivata la location dalla legge – dedito all’interpretazione della ‘condizione umana’, attraverso l’interpretazione artistica del lavoro, delle lotte contadine, della quotidianità domestica, delle scene urbane e dell’ambiente naturalistico”.
E vengono citati i grandi artisti che a Sulmona fanno riferimento: dal sangrino Teofilo Patini, ai sulmonesi Gaetano Pallozzi e Italo Picini, ad Alfonso Rossetti, Vincenzo Alicandri, Camillo Giammarco, Attilio Di Rienzo, Nino La Civita, Giuseppe Bellei.
“Per concludere – si legge nella relazione – l’opportunità di realizzare a Sulmona un museo attivo e in progress delle pittura figurativa è avvalorata dal fatto che in città è già presente una significativa quantità di opere frutto di lasciti e delle acquisizioni provenienti dalle varie edizioni del Premio Sulmona”. La pinacoteca Ettore Ferrari è avvertita.
È di tutta evidenza che il progetto avrebbe un effetto positivo sulla immagine del la città che metterebbe in moto un circolo virtuoso… Basta guardare quello che accade in piccole città di provincia che -con festival di musica, danza,libri..- si sono create una realtà che è diventata il traino di una buona fetta della economia locale. Queste dia tribe da peggiore provincia confermano che solo se arri va un personaggio di caratu ra nazionale si può sperare in un cambiamento. E non im porta la sua collocazione politica: questo significa fare squadra!
Ma pe piaciair ci voglio fabbriche, agricoltura, bisogna produrre prodotti non servizi! La valle peligna fa 40000 abitanti, di che si campa? Di qualche mostra e qualche libro?
perché la cultura eslude le fabbriche? in tanti anni quanta industria si è messa su a Sulmona e Valle Pelign? A Spoleto non so quante fabbriche ci sono, ma c’è un festival che richiama gente da mezzo mondo e muove l’economia.e in quanto all’agricoltura ho sempre detto che è il settore da potenziare e da cui creare piccole industrie locali pre e post produzione; non vedo come una cosa possa escludere l’altra