Sotto il minimo vitale: rischio siccità in Valle Peligna

Il caldo, quello vero, deve ancora arrivare e la stagione si preannuncia tutt’altro che semplice. Le poche piogge e le scarse nevicate dell’inverno trascorso, infatti, hanno ridotto notevolmente quest’anno la portata dei fiumi e l’acqua disponibile. C’è il rischio, insomma, di rimanere a secco nei campi della Valle Peligna.

Qualche avvertimento c’è già stato nei giorni scorsi, quando una ampia parte del territorio nella zona pedemontana del Morrone, quella sotto Pacentro e che arriva fino a via Ancinale a Sulmona, è rimasta senza acqua per l’irrigazione per giorni. Un problema risolto solo a metà, o meglio sacrificando il minimo flusso vitale del fiume Vella, con conseguenze che potrebbero essere state molto dannose per la fauna ittica del fiume.

Il Consorzio di bonifica inizialmente per evitare una strage di pesci è stato costretto infatti ad aprire le vasche di accumulo per rifornire il fiume, ma la conseguenza è stata quella di lasciare all’asciutto decine di ettari di campi coltivati, in coincidenza, appunto, con il periodo di secca dei giorni scorsi. Ora le vasche sono state richiuse e dedicate alla sola coltivazione, ma il flusso minimo del Vella sembra essere sceso sotto il minimo consentito.

Rischio scampato, invece, lunedì e martedì scorsi, quando lo stesso Consorzio ha dovuto eseguire opere urgenti su un canale abbandonato lungo la strada statale 17 a Sulmona: l’Enel per lavori alla centrale da cui viene rifornita la zona (il rifacimento di una parete della diga) ha dovuto infatti sospendere il servizio. Al primo disservizio, quindi, il Consorzio si è attivato per ripristinare il corso di questo canale ormai chiuso, salvando di fatto almeno 40 ettari di campi coltivati ad aglio.

Risolto, si fa per dire, anche il problema della zona di Badia e Bagnaturo, dove l’acqua è tornata da pochi giorni, ovvero a seguito delle analisi effettuate dall’Arta che hanno certificato, con un doppio prelievo, i valori entro la norma del fiume Velletta. E’ successo infatti che la fonte Abate, da cui si rifornisce il Velletta, è risultata inquinata, tanto che nel febbraio scorso è stata emessa un’ordinanza dal Comune di Sulmona di divieto di prelievo per la presenza eccessiva di dicloroetilene. Da dove provenga l’alogenuro alchilico non si è riuscito finora a capire: la Forestale sta indagando e già sono stati fatti dei controlli che, però, finora non hanno portato ad alcuna fonte. Il problema persiste da mesi, tanto che quando si è riaperta la stagione irrigua il Consorzio è stato costretto a far eseguire delle analisi sul Velletta (di cui l’uso delle acque era stata anch’essa interdetta) per verificare la solubilità del dicloroetilene. Con il responso delle analisi arrivate una decina di giorni fa, così, si è potuto riaprire il rubinetto, anche se resta, alla fonte, il problema dell’inquinamento.

Più in generale, però, le “gelidis uberrimus undis” non sono più così abbondanti come decantava Ovidio: i cambiamenti climatici si fanno sentire anche in Valle Peligna dove, d’altronde, si è investito poco e male sull’efficienza della rete.

Basti pensare che ci sono oltre 400 km di canali a cielo aperto che comportano un’altissima dispersione e una scarsa qualità, oltre che costi di manutenzione elevati. Bisognerebbe intubarli per ottimizzare le risorse, ma questo richiede programmazione e progettazione in un Consorzio ridotto negli anni passati alla canna del gas e dove gli investimenti hanno riguardato soprattutto la spesa per pagare ruspe e prebende.

1 Commento su "Sotto il minimo vitale: rischio siccità in Valle Peligna"

  1. Ma quali scarse nevicate?
    Sulle montagne precipitazioni abbondanti. Come fate a scrivere certe cose?

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