La mafia c’è ma non si vede, verrebbe da dire. O almeno non la vedono in molti, o fanno finta di non vederla qui in Abruzzo e nel Centro Abruzzo. E’ per accendere un faro su questo misterioso sottobosco che il Pd Abruzzo ha annunciato un incontro nei prossimi giorni con Franco Mirabelli, senatore Dem e componente della commissione Antimafia, chiedendo allo stesso tempo al presidente Marsilio “di uscire dal letargo ed affrontare il tema in tutta la sua gravità ed attualità, cominciando come abbiamo già ripetutamente suggerito – scrivono il segretario Michele Fina e la responsabile del Forum antimafia Teresa Nannarone – con il predisporre un apposito protocollo di intesa”.
Partono Fina e Nannarone dalla relazione che la Dia ha fatto sull’Abruzzo e dalle inchieste rimbalzate nella nostra regione quasi casualmente: quella di Messina sulla mafia dei pascoli, ad esempio, o le indagini recenti che hanno portato a sequestri per 2 milioni e mezzo di euro ad un imprenditore aquilano e ancora ai recenti sequestri fatti a Castel di Sangro.
“A proposito delle inchieste portate avanti dalla Dia di Napoli, e a conferma di come la provincia di L’Aquila sia già da tempo terreno di interesse per le mafie – scrivono i Dem -, ricordiamo che nel corso di un’operazione contro il clan di Secondigliano operante anche in Valle Peligna, nel 2017 veniva sequestrato un immobile a Pacentro e la quota societaria di una immobiliare con sede in Villalago”. La società in questione è la Villalago Immobiliare srl che come oggetto sociale ha l’acquisto e la vendita di immobili di qualsiasi tipo e genere, oltre ad una serie di attività che vanno dall’edilizia al giardinaggio. Società che ha visto sequestrate delle quote da parte della Direzione investigativa antimafia ad un socio con curriculum eccellente legato al clan dei Mallardo, con soci tutti residenti nel napoletano (da Giuliano a Villariccia) che non si sa bene come e perché siano finiti ad operare e vivere a Villalago. E qui a stringere mani importanti.
La mafia c’è, ma non si vede in Abruzzo che, d’altronde, è tra le regioni meno “illuminate” in quanto a trasparenza nel settore. Nella nostra regione, secondo un’indagine di Libera, su 31 Comuni “destinati”, ovvero a cui sono stati trasferiti al patrimonio beni immobili oggetto di confisca alle mafie per finalità istituzionali o per scopi sociali, solo 8 (il 26%, tra i più bassi in Italia) hanno pubblicato, e solo parzialmente, i dati relativi, con un ranking di appena l’11,8 (il più basso dopo l’Umbria) in termini assoluti e del 45,7 (anche questo sotto la media regionale) che indica il livello di trasparenza dei pochi dati pubblicati.
E ancora: dal sito di OpenRe.G.I.O, quello dell’Agenzia nazionale per l’amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata, si scopre che in Abruzzo ci sono 56 procedure in gestione (11 da procedimenti penali e 45 come misure preventive) nessuna delle quali nella titolarità del tribunale di Sulmona. Eppure dei 232 immobili in gestione in Abruzzo, 40 sono nella provincia dell’Aquila e gran parte nel territorio di competenza del tribunale peligno: a Pescocostanzo (5), Roccaraso (5), Castel di Sangro (4), Rivisondoli (1) e Capestrano (2). Tra tutti questi, a parte 2 terreni confiscati a Capestrano di cui si è occupata la procura di Pescara, le procure operanti sono tutte di fuori regione: Napoli, soprattutto, ma anche Roma, Palermo e Santa Maria Capua Vetere. Segno che le infiltrazioni sul territorio sono reali e soprattutto sfuggono agli inquirenti locali, che pure dovrebbero avere il controllo del territorio.
Dei 112 immobili “destinati”, 18 si trovano nella provincia dell’Aquila, la metà dei quali in Centro Abruzzo: a Castel di Sangro, Pescasseroli, Pescocostanzo, Rivisondoli e Anversa degli Abruzzi. Appartamenti, garage, box, locali commerciali, dati in uso tutti da procure non abruzzesi ai Comuni, alla guardia di finanza e al corpo forestale, di cui non si ha traccia sui siti dei Comuni, come pure la legge imporrebbe.
Sapere, conoscere, che è uno degli obiettivi del protocollo proposto dal Pd, è il primo indispensabile passo di trasparenza per mettere a nudo il fenomeno, per conoscerlo e riconoscerlo.
Una luce che oggi, dopo la crisi che seguirà alla pandemia, è quanto mai necessario accendere, perché con il favore delle tenebre e della miseria, la criminalità organizzata compra all’asta e rivende, costruisce imperi.
Questo e’ giornalismo serio ! Bravo il Germe per essere un faro sempre acceso su questioni serie di cui alcuni negano anche l’esistenza !
Questa Immobiliare Villalago , mi ricorda qualcosa……..
L’immobiliare Villalago è quella che comprava immobili a rotta di collo al tribunale insieme ad un personaggio locale??
Nome?
La mafia è qui da tempo non spara ma è entrata nelle istruzioni specialmente nel tribunale .
Ma-fià-re: ovverosia “comportarsi da mafioso”… che almeno per molti non se può ne dubitare ne scrivere, anche perché per farlo bisognerebbe togliersi il velo davanti agli occhi e sgomberare la mente da ogni ideologia e simpatia politica.
E allora: bla, bla, bla, bla, bla…