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Sarà inaugurata domani alle 9.30 in via Sallustio a Sulmona una lastra in pietra con su incisa un’iscrizione commemorativa, con cui l’amministrazione comunale vuole ricordare Giovanni Palatucci, vice commissario aggiunto di Fiume, morto nel campo di sterminio di Dachau il 10 febbraio 1945. La figura di Palatucci però è una delle più discusse in quanto gli è stato attribuito il merito di aver salvato migliaia di ebrei, tanto da essergli stato assegnato nel 1990 dallo Yad Vashem il riconoscimento “Giusto tra le Nazioni”, nel 1995 la Medaglia d’Oro al Merito Civile dello Stato italiano, mentre il 21 marzo 2000 il Vicariato di Roma ha emanato un Editto per l’apertura del processo di beatificazione. Meriti che nel corso degli anni sono stati mano a mano smontati dagli storici.
La vicenda Palatucci nasce in seguito alle pressioni dello zio Vescovo Giuseppe Maria Palatucci nel 1952, intervenuto nella battaglia legale della famiglia iniziata nel 1946 per ottenere una pensione di guerra che il governo italiano non voleva accordare (e che fu concessa nel 1953). Il vescovo scrisse al Ministero degli Interni che il nipote era meritevole di riconoscimento in quanto aveva salvato alcuni ebrei fiumani.
Sulla figura di Palatucci ha svolto un’importante ricerca il centro Primo Levi di New York grazie allo studio archivistico della storia della Questura di Fiume tra il 1938 e il 1945. Nella relazione del centro Primo Levi è scritto: “I due fascicoli di Palatucci mostrano che agì sempre sotto lo stretto controllo dei suoi superiori, il Prefetto Temistocle Testa e il Questore Vincenzo Genovese, da cui ricevette elogi, sostegno e promozioni. […]All’interno del sistema di terrore stabilito da Testa e Genovese fin dal 1938, Palatucci fu parte essenziale della macchina di applicazione delle leggi razziali in qualità di compilatore dei censimenti che dal 1938 al 1944 furono usati per la privazione dei diritti civili degli ebrei, la spoliazione dei loro beni, l’arresto e internamento, l’espulsione e infine, la deportazione nei campi di sterminio.”
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Scrive ancora il centro: “I documenti del Ministero dell’Interno, Direzione Generale di Pubblica Sicurezza, Divisione III, Internamento Ebrei Stranieri, della “Demorazza” contraddicono l’ipotesi che Palatucci abbia ordinato il trasferimento di centinaia o migliaia (a seconda delle fonti biografiche) di ebrei nel campo di concentramento di Campagna dove lo zio, il vescovo Giuseppe Maria Palatucci, li avrebbe assistiti. Secondo la documentazione ufficiale, Palatucci non ebbe alcun ruolo nella scelta delle località di internamento degli ebrei stranieri. Solo 40 fiumani furono internati a Campagna per delibera del Ministero degli Interni. Nessuno di loro godette di particolari favori da parte della Questura di Fiume che anzi ebbe atteggiamenti persecutori nei confronti di molti di loro. Ad ulteriore prova che non si trattasse di un gruppo protetto sta il fatto che di 40, ben 9, furono deportati ad Auschwitz, mentre uno morì per le difficoltà subite durante l’internamento”.
Si legge infine nel testo: “Gli agiografi sostengono che nel 1939, Palatucci intercettò 800 rifugiati ebrei e ne sventò l’arresto da parte di collaboratori dei nazisti aiutandoli prima a nascondersi ad Abbazia e poi ad imbarcarsi su un battello che li condusse in Puglia, secondo alcuni e in Palestina secondo altri. La vicenda è stata per anni presentata come indocumentabile in quanto svolta in segreto dal giovane ufficiale di polizia. Nel 1994 Marco Coslovich rinvenne presso l’Archivio di Stato l’epistolario completo della Prefettura di Fiume e della Capitaneria di Porto dimostrando senza possibilità di dubbio che si trattò di un’operazione persecutoria svoltasi interamente sotto la sorveglianza della polizia fiumana. La recente scoperta del diario della guida del gruppo, Alfons Goldman, che conferma in tutti i dettagli la corrispondenza ufficiale, ha permesso una ricostruzione puntuale della vicenda dell’Agia Zoni che fu un’operazione organizzata dall’Agenzia Ebraica di Zurigo fatta in parte fallire dalla polizia fiumana. In essa Palatucci ebbe il ruolo marginale di esecutore degli ordini di Testa il quale fece arrestare 180 profughi viennesi ad Abbazia per sottoporli a una penosa estorsione e ordinò il respingimento al confine dei quasi 600 ebrei apolidi per i quali la spedizione era stata programmata”.
A rendere ancora più chiaro il ruolo di Palatucci e della sua figura strumentalizzata ci sono infine le considerazioni di Simon Levis Sullam che nel testo “Gli usi dei giusti e l’oblio degli ingiusti” scritto per l’Unione Comunità Ebraiche Italiane evidenzia: “Più di recente, una dettagliata ricerca di Michele Sarfatti, che ha presieduto negli anni 2013-2015 la commissione storica su questo caso, ha mostrato come non vi siano in realtà documenti specifici che dimostrino il ruolo di Palatucci nella protezione di ebrei, e che alcuni dei documenti rinvenuti dagli storici contrastano anzi con le testimonianze di ebrei che avevano dichiarato – decenni dopo gli eventi – di esser stati salvati da Palatucci. La figura di Palatucci è stata perciò evidentemente oggetto di strumentalizzazione da parte della famiglia (lo zio vescovo), ma anche della Chiesa cattolica e della Polizia di Stato: quest’ultime preoccupate di mascherare o nascondere le proprie responsabilità, rispettivamente nella storia dell’antisemitismo religioso – assieme al silenzio di papa Pio XII di fronte alla Shoah – e nelle deportazioni degli ebrei italiani”.
In seguito alla polemica sorta sulla stampa nel 2013 dopo la pubblicazione sul New York Times delle dichiarazioni critiche del Centro Primo Levi, Yad Vashem ha avviato un esame del caso e ha concluso, nelle parole del professor David Cassuto, che “non c’è nessuna novità, o presunta tale, che giustifichi un processo di revisione del riconoscimento di Giusto fra le nazioni conferito a Giovanni Palatucci il 12 settembre 1990”.
Ma con tante persone sempre nei casini ci dobbiamo mettere.
Lo zio vescovo si muove per la pensione e lo fanno santo.
Cara redazione de “Il Germe” io sono nato nello stesso paese, in provincia di Avellino, di Giovanni Palatucci. Definirlo un “eroe discusso” è molto riduttivo. La sua figura è stata sottoposta a revisione storica, in tempi recenti, come tutte le persone che si sono distinte durante quei tempi bui. Come avete, giustamente, scritto è stato insignito del titolo di “Giusto tra le Nazioni” e Medaglia d’oro al Merito Civile ed ha salvato non poche centinaia ma circa cinquemila persone tra perseguitati politici, minoranze ed ebrei. La revisione storica non ha potuto mettere in discussione i titoli da lui ricevuti perché gli archivi sono incompleti e, lavorando in anonimato, ci sono pochi documenti ufficiali ma ci sono migliaia di testimonianze dirette di persone che sono state salvate dal Palatucci. Il 13 settembre 1944 venne arrestato dal Tenente Colonnello Kappler delle SS con l’accusa di cospirazione con il nemico, poiché nel frattempo si era legato ad un movimento indipendentista fiumano, e tradotto nel campo di sterminio di Dachau, dove morì il 10 febbraio 1945, pochi giorni prima della Liberazione, a soli 36 anni. In giro per l’Italia ci sono tante targhe a lui dedicate, l’ultima in ordine di tempo oggi 10 febbraio a Cuneo, dove è stato si definito “eroe” ma certamente non “discusso”.
Articolo: “…tanto da essergli stato assegnato nel 1990 dallo Yad Vashem il riconoscimento “Giusto tra le Nazioni”
Bernardo: …” Il 13 settembre 1944 venne arrestato dal Tenente Colonnello Kappler delle SS con l’accusa di cospirazione con il nemico, poiché nel frattempo si era legato ad un movimento indipendentista fiumano, e tradotto nel campo di sterminio di Dachau, dove morì il 10 febbraio 1945…”
Bastano questi due fatti per escludere ogni dubbio sull’operato di quest’uomo, difficilmente lo “Yad Vashem“ e le SS sarebbero incorsi nello stesso errore.