Alla salute

Ci siamo quasi: le lucine sono installate, le vetrine addobbate, l’albero di Natale è quasi pronto e il Presepe è a buon punto.
Le zone rosse, arancioni e gialle, con i nuovi divieti, chiusure e limitazioni, avevano l’obiettivo di raffreddare la curva dei contagi per cercare di salvare la festa più bella dell’anno e tutta l’economia che gli gira intorno. I segnali finora sono stati incoraggianti, ma è necessario che anche gli ospedali escano dal momento critico e si liberino i posti nei reparti di terapia intensiva, per poter tirare finalmente un respiro di sollievo.
Nonostante la situazione stia migliorando, infatti, continuano ad esserci ogni giorno troppi morti a causa di questo maledetto virus. Oggi abbiamo sfiorato quota mille, ma anche se i decessi fossero stati cento, non sarebbe stata certo una buona notizia. Guai ad abituarsi a simili numeri.
Dentro il tunnel buio che stiamo attraversando, le feste natalizie rappresentano un luminoso bagliore che tutti guardiamo con desiderio e speranza, ma questa situazione ci ricorda troppo il periodo in cui si pianificavano norme fantasiose, per garantire e proteggere le vacanze estive, che è poi degenerato in un folle “liberi tutti”, seguito da un repentino “si salvi chi può”. Non possiamo ripetere gli stessi errori.
Le vacanze e le feste in generale, rappresentano fughe dalla quotidianità, che quest’anno è stata particolarmente logorante, ma abbiamo sempre saputo che il Natale 2020 sarebbe stato diverso dai precedenti, non possiamo far finta di essere sorpresi dai provvedimenti di cui ora sentiamo parlare.
Domani mattina ci sveglieremo con un nuovo Dpcm, che conterrà qualche lieve allentamento delle restrizioni, per tentare di preservare le feste, il lavoro di chi lavora con le feste e la nostra tenuta psicologica.
In attesa del bianco Natale, siamo ancora nella rossa regione.
La mascherina ci soffoca, l’app Immuni per carità, il disinfettante puzza, il distanziamento ci deprime, per il tampone non abbiamo tempo e il vaccino ci cambia il dna.

Probabilmente a Sulmona non vedrò le scene assurde che i notiziari hanno mostrato in seguito alla riapertura delle attività commerciali nelle grandi città, perché le resse nei negozi qui mancano da un po’ di anni, altro che virus.
Però qualche fila ordinata e distanziata davanti alle botteghe cittadine, che non siano solo farmacie o supermercati, ho proprio voglia di farmela, magari sorridendo sotto i baffi coperti dalla mascherina, sognando avidamente il rimborso del Cashback, gli sconti del black friday prolungato e il montepremi della lotteria degli scontrini.
E, mentre il Governo cerca di salvare capra e cavoli, salute ed economia, la borsa e la vita, il sacro e il profano, io non ho più voglia di scervellarmi, ragionando su parenti di primo grado, congiunti e affetti stabili. Mi basta sapere che stiano tutti bene, ovunque mangeranno la frittura di pesce della vigilia, il tacchino di Natale, il brodo di Santo Stefano o le lenticchie di Capodanno.
La voglia di uscire da un incubo che dura da mesi è grande, ma non possiamo dimenticare quanto è stato brutto quest’incubo, solo per il piacere di attovagliarci con familiari e amici, ai limiti dell’assembramento, brindando ipocritamente alla salute che proprio in quel frangente rischiamo di mettere in pericolo. Perché gli affetti non vanno solo abbracciati e frequentati, ma anche protetti.
Diciamo sempre che a Natale siamo tutti più buoni: è arrivato il momento di dimostrare che è davvero così, preoccupandoci concretamente non solo di realizzare i desideri materiali delle persone a cui vogliamo bene, ma anche della loro salute e di quella di tutti. Se lo facessimo, non avremmo bisogno dei decreti che ci dicono cosa fare o non fare. I divieti, i consigli e le restrizioni dovremmo cominciare a darceli da soli: solo così potremo venir fuori da questo sciagurato impasse, senza ulteriori danni.
Per una volta guarderemo tutti la stessa stella, esprimeremo un unico desiderio, faremo il medesimo brindisi e l’identico augurio per il nuovo anno, con la speranza che, proprio come in una delle commedie che ci propina la televisione in questo periodo, possa compiersi quel Miracolo di Natale di cui abbiamo tanto bisogno.

gRaffa

Raffaella Di Girolamo

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