Proviamo a fare un gioco, tanto per ammazzare il tempo (che certo non ci manca).
Uscire per un attimo dalla ristretta contingenza dei numeri, dai contrapposti giudizi sulle misure che rincorrono i numeri, dalla microscopica molecola universale in cui si muove lo Stivale e dalle ragioni più o meno etiche che lo muovono.
Procedendo per assurdo, come si fa in matematica per dimostrare teoremi quando si è a corto di postulati.
Facciamo come se fossimo su una navicella aliena nello spazio che, avvicinatasi al nostro pianeta, cerca di carpirne dinamiche e fenomeni, senza bisogno di attribuirne giudizi, solo per immaginare lo scenario in cui -e se- decidere di calarsi.
Troveremmo come strumento di riferimento immediato il Matrix, il tessuto connettivo cioè del web, capillare e dalla regia inafferrabile ma al contempo verticistica, in grado mai come nella storia dell’umanità di tracciare e immagazzinare con ordine i comportamenti e le pulsioni, fino alle più intime, di ogni abitante del pianeta.
Mai una platea così universale da raggiungere con un qualsivoglia messaggio, mai un’occasione così ghiotta e così impercettibilmente soft di orientarne, sulla base delle interazioni che statisticamente se ne prevedono, desideri e comportamenti.
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Un sistema di connessioni pret a porter per un alieno malintenzionato che, se fino a ieri avesse voluto organizzare un golpe avrebbe strategicamente dovuto conquistare la stanza del potere, l’esercito e la tv nazionale, mentre oggi potrebbe risolvere a basso sforzo, impadronendosi dell’unica macchina che memorizza, elabora e gestisce i dati di ognuno.
Nessun bisogno di rivelarsi, non gli tornerebbe funzionale, perchè la consapevolezza di un suddito che riuscisse ad identificare il potere che lo mortifica genererebbe presto o tardi qualche testa calda, qualche combriccola di hacker o qualche governante coi grilli per la testa che gli darebbe rogne.
No, meglio impossessarsi della macchina che nessuno sa se ancora controllata e controllabile dai poteri economici che hanno investito per realizzarla o se, ormai in grado autonomamente di evolversi rapidamente e sfuggire alle diverse menti che ne hanno, ciascuno nella sua routine, disegnato l’architettura.
L’Alieno si accorgerebbe che, dopo aver creato una rappresentazione virtuale di se stessa in una dimensione parallela priva di ingombri fisici e dei limiti della materia, l’umanità sta spontaneamente modificando i comportamenti nella realtà che si tocca per adattarsi alla nuova, intangibile, in cui superare gli stessi limiti biologici per diventare come un dio: ubiqua, eterna, onnipotente.
Le antiche contrapposizioni sociali in nome delle quali ci siamo ammazzati per secoli, schiavi-padroni, fedeli-infedeli, destra-sinistra, governi-cittadini, sono implose in un indistinto magma di utenti interconnessi, transnazionale e transculturale, tutti uguali nel medesimo format, stesso numero di pixel, stesso limite di byte.
Uno vale uno, abbiamo gridato in piazza illudendoci di un mondo di inter pares: effettivamente è andata così, ciascuno vale una manciata di bit in una sperduta cartella di un hard disk sotto un bunker nel deserto.
L’Occidente era certamente la parte del globo più refrattaria alla sudditanza sotto regimi esplicitati, rispetto alle etnie più avvezze, arabi, asiatici, africani e sudamericani.
Aveva eretto a difesa dei principi illuministici fondanti la comunità civile, una serie di principi ed espedienti, comportamenti collettivi ed appagamenti emozionali, che ne costituivano l’ossatura portante: l’aggregazione, la prossimità e la condivisione delle esperienze ne erano i presupposti.
Un alieno che avesse voluto assoggettare questa porzione di pianeta avrebbe evitato di farseli nemici, aggredendoli come facevano gli stupidi terroristi fondamentalisti: più semplice ed agevole smontare il castello fortificato di sovrastrutture culturali che ne ostacolavano la conversione.
Perchè bruciare libri e cristalli? meglio convincerci a chiudere librerie, teatri, cinema, chiese, luoghi, tempi e occasioni di socialità, perfino di intimità, lasciandoci giusto l’illusione del circensem, food, calcio e shopping, da spostare gradualmente dalle curve in cemento degli stadi, dai risto-stellati, dai meeting faraonici e dai week end culturali, ai videogiochi on line, dove ordinare con un click a porte chiuse quanto ci serve.
Trasponendo, in un paradosso senza uguali, le stesse esigenze biologiche e culturali della vita reale nella copia virtuale, invertendo l’effimero con il persistente, facendo leva sull’unico piede di porco d’effetto in una società rammollita dal benessere:
la paura di perdere.
Sulla navicella che guarda il mappamondo all’Alieno resterebbe solo una domanda: individuare chi eventualmente controllasse la Macchina per attaccarlo frontalmente con plateale potenza di fuoco o limitarsi a infiltrare un virus nell’Algoritmo lasciandolo evolvere a proprio vantaggio?
Deve essere stata questa la domanda che si pose Dio nel settimo giorno, quello di auto lockdown dopo le fatiche della creazione.
Antonio Pizzola
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