Il distributore di noccioline

Il comunicato è stato pubblicato sul sito gestito dall’ufficio stampa della stessa Saca (la società partecipata che gestisce il ciclo idrico integrato), in una davvero curiosa interpretazione dei principi di correttezza istituzionale e professionale. Ma tant’è: Il Germe che ha dato la notizia a cui si replica, non è stato tra i destinatari della risposta che l’amministratore di Saca, Luigi Di Loreto, ha voluto esternare.
A leggere il comunicato per pochi intimi, d’altronde, si capisce anche il perché: Di Loreto si ostina a difendere una posizione che nessuna giurisprudenza e legge in materia sostiene, ovvero che, secondo lui e il Cda, alla Saca, società partecipata e soprattutto in house, si applica la normativa privatistica, anche nel reclutamento del personale. E che quindi l’aver fatto una transazione nella quale promuove a quadri o a livelli superiori alcuni dipendenti, senza una selezione ad evidenza pubblica, sia lecito e legale.


Per sostenere la sua tesi l’ex avvocato (nel senso che non è più iscritto all’Albo) si richiama all’art. 1 comma 3 della legge 175/2016, lì dove cioè, è scritto che “Per tutto quanto non derogato dalle disposizioni del presente decreto, si applicano alle società a partecipazione pubblica le norme sulle società contenute nel codice civile e le norme generali di diritto privato”.
Peccato, però, che nella stessa legge “il derogato” sul reclutamento di personale esista: all’art. 19 comma 2, infatti, si legge che “Le società a controllo pubblico stabiliscono, con propri provvedimenti, criteri e modalità per il reclutamento del personale nel rispetto dei principi, anche di derivazione europea, di trasparenza, pubblicità e imparzialità e dei principi di cui all’articolo 35, comma 3, del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165. In caso di mancata adozione dei suddetti provvedimenti, trova diretta applicazione il suddetto articolo 35, comma 3, del decreto legislativo n. 165 del 2001”. E cosa dice l’art. 35? Al comma 3 chiarisce che “Le procedure di reclutamento nelle pubbliche amministrazioni si conformano ai seguenti principi: adeguata pubblicità della selezione e modalità di svolgimento che garantiscano l’imparzialità e assicurino economicità e celerità di espletamento, ricorrendo, ove è opportuno, all’ausilio di sistemi automatizzati, diretti anche a realizzare forme dì preselezione; adozione di meccanismi oggettivi e trasparenti, idonei a verificare il possesso dei requisiti attitudinali e professionali richiesti in relazione alla posizione da ricoprire; rispetto delle pari opportunità tra lavoratrici e lavoratori” etc.


Al di là della giurisprudenza, però, quel che conta per i cittadini e i contribuenti è il principio: la Saca non è la società di Di Loreto e del consiglio di amministrazione, ma dei 26 Comuni che ne sono soci. E i finanziatori sono i contribuenti e i cittadini. Viene da sé che se il privato può scegliere i suoi collaboratori a fiducia o simpatia o perché vicini di casa, compagni di merende o di partito, il pubblico deve al contrario selezionare il personale per merito e per bandi ad evidenza pubblica, fossero anche solo per interni. Perché, ad esempio, nel caso di specie, è possibile, anzi probabile, che per ricoprire la posizione di Quadro nella Saca abbiano più titoli (una laurea in ingegneria ad esempio) altri dipendenti rispetto a quelli con cui Di Loreto ha deciso di fare una transazione distribuendo promozioni come noccioline.


In ultimo un’annotazione di carattere politico, perché, è bene non dimenticarlo, il Cda è espressione di un accordo politico: l’Ersi, che è l’ente pubblico preposto al controllo analogo della società partecipata, ha intimato ormai nove giorni fa alla Saca di avvertire i soci che c’è il rischio che venga ritirato l’affidamento in house del servizio, che tradotto vuol dire la chiusura della società. In nove giorni, di fronte ad una lettera di così grave portata, però, nessuna comunicazione è arrivata ai sindaci soci, informati solo dall’articolo del Germe. E’ probabile, come dice Di Loreto, che l’Ersi non arriverà a tanto solo perché il Cda ha impugnato un parere vincolante e obbligatorio del suo controllore, ma altrettanto evidente è che esiste un problema molto serio con la governance di Saca, di cui dovrebbero farsi carico innanzitutto i soci, ovvero i sindaci. Dai quali, ad oggi, arriva solo un assordante silenzio. In fondo sono gli stessi – o quasi – che avevano approvato a Cogesa un bilancio senza neanche leggere le relazione degli organi di controllo. E anche qui, sappiamo come è finita.

4 Commenti su "Il distributore di noccioline"

  1. bene,un bassista,per la propria band ha sempre un piano,non importa il risultato basta partecipare …autorizzare immediatamente l’uso dei lanciafiamme,o no?

  2. tv.casalubrano | 22 Ottobre 2020 at 07:11 | Rispondi

    Quando una faccenda è così tanto grave non ci sono parole!
    buttiamoci sull”ironia:
    Perché mi allontanate dall’acqua? L’uso dell’acqua è dovuto a tutti;
    la natura non ha dato in proprietà né il sole né l’aria
    né l’onda leggera: ed ecco io sono davanti a un bene che è pubblico
    e tuttavia vi rivolgo una preghiera perché me lo diate…

  3. In riguardo a chi si concentra su queste deroghe al DL 165 del 2001, vorrei considerare che la saca è una società minuscola che gestisce un servizio ai cittadini che prima svolgevano i fontanieri comunali e banditori oppure gli operai municipali generici con un vasto compito, da guardia campestre a riparatore dei tubi rotti e cambio delle lampadine nei lampioni. Non stiamo parlando di società tecnologiche altamente specializzate, ma di tutto quel livello di umili figure che un tempo erano disperse comune per comune ed ora sono riuniti in un unica sede a Sulmona , dove possono ricevere un minimo decoroso stipendio per portare avanti la famiglia.In questo quadro sociale sembra davvero elettorale questo scrupoloso attacco , perché che si siano arrangiati per interpretazione di qualche deroga per aiutarsi in zona con qualche assunzione o promozione è certamente possibile, però si tratta di poco denaro , mentre le grandi deroghe alle norme europee che hanno operato grandi società autostradali anche della nostra regione per gestirsi a proprio volere centinaia di milioni se non miliardi di euro, non le vede nessuno di nessun partito,solo perché agiscono nell’ombra e non si presentano alle elezioni comunali.

  4. Leggendo gli eventi possiamo concludere che il Di Loreto gestisce una societa pubblica con annessi e connessi come se fosse “cosa nostra” = “cosa mia”…..mah
    Anche qui come per il Cogesa per colpa di uno o pochi paghiamo in tanti…….

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