Una lingua di fuoco lambisce la montagna. È l’una di notte e l’impotenza è la sensazione più diffusa. Il fronte di fuoco ingoia il Morrone verso sud, le immagini sembrano quelle di una colata di lava.
Spira il vento e le fiamme si alzano al cielo come cime tempestose. Si fanno d’improvviso di un rosso vivo, il fumo a tratti nasconde lo scempio, quando lo riconsegna il cuore si sgretola come cenere, arso anche lui.
In Valle è sempre difficile sentirsi tutti parte di una stessa comunità, impegnati come siamo a farci la guerra ma oggi sembra essere stato firmato un armistizio. Lo dicono le file di macchine ferme a guardare il fuoco lungo la via del carcere o quelle incolonnate come tante formiche che procedono lentamente lungo la via delle Marane. Cellulari alla mano tutti filmano quello che fino a ieri credevamo impensabile.
Per tutti lo sguardo è centrato nel medesimo punto e le angosce e le paure vengono condivise. Molti quelli che affranti rivolgono un pensiero ai tanti animali che resteranno uccisi nel rogo, altri si domandano come è possibile che si arrivi a progettare un’aggressione simile a quanto di più prezioso c’é rimasto in Valle: la montagna. È stato una gesto di ritorsione nei confronti del Parco della Majella dice qualcuno, altri sostengono che ci sono interessi economici legati all’opera di rimboschimento che verrà dopo. È un vero e proprio attentato, non ci sono altri termini.
Alle Marane di fronte la chiesa di San Giuseppe le panchine sono piene di anziane che guardano il fuoco sconcertate. Qualcuno ricorda l’ultimo grande incendio del Morrone, quello del 1974, anche se si sa già che la distruzione questa volta sarà maggiore. La preoccupazione per le abitazioni è tanta.
A duecento metri dalla linea del fuoco il paesaggio è illuminato a giorno. Il proprietario di una casa a ridosso della montagna guarda lo spettacolo impotente. Può sperare soltanto che il vento tiri nella direzione giusta fino al mattino, quando i Canadair torneranno a volare. Ci avviciniamo per scattare delle foto e quello che abbiamo davanti è terrorizzante. La luce potente e il fumo acre. I profili delle piante cinte dalle fiamme. I focolari che si vanno spegnendo luccicano come lumini al cimitero e il paragone è azzeccato visto che il fronte di fiamme lascia dietro solo morte e distruzione. Infine il silenzio rotto dall’inquietante rumore secco del fuoco che divora le piante.
E’ raro che in Valle ci si riesca a sentire tutti parte della stessa comunità ma oggi si è avuta l’impressione che fosse proprio così. Questo accade solo in due occasioni: nei giorni di festa e davanti alle tragedie e purtroppo oggi non c’era nulla da festeggiare.
Savino Monterisi
Avrei voluto scrivere qualcosa a riguardo, ma tu lo hai detto meglio.
Grazie Savino.
Grazie per aver scritto col cuore.
Grazie a te per queste belle parole in questo momento tanto brutto graffa