Un solo positivo ieri, oltre al poliziotto comunicato in mattinata, a Sulmona e in Centro Abruzzo, tanti tamponi negativi, ma anche un potenziale di persone in sorveglianza sanitaria, ben 388, che costringono il territorio, come d’altronde il resto del Paese, a trattenere il respiro. Il contagiato di ieri è un sessantenne la cui origine del contagio è sconosciuta e complicata da individuare. Quanto basta per aprire un altro grosso interrogativo sull’estensione del virus in questo momento che coinvolge più o meno direttamente una fetta molto ampia del Centro Abruzzo e tredici Comuni, quelli cioè dove si trovano i 101 ancora positivi sui 235 della nuova ondata Covid.
In una sola giornata, tra l’altro ieri e ieri, le persone sottoposte a sorveglianza sono aumentata di 90 unità, il che non fa ben sperare sulla tenuta della curva epidemiologica nei prossimi giorni. A parte i 9 pazienti ricoverati in terapia non intensiva (sui 100 totali in Abruzzo), la maggior parte dei quali in condizioni non critiche, però, siamo ancora fuori dall’emergenza vera e propria.
L’affinamento dei tracciamenti ha permesso di individuare molti casi asintomatici e secondo le stime nazionali la situazione, seppur presenti gli stessi numeri del drammatico periodo di aprile, non è a questo paragonabile: è stato calcolato che ad ogni accertamento fatto sei mesi fa corrispondevano in realtà dieci volte tanto di positivi nascosti, mentre attualmente si calcola che il rapporto è uno a tre.
Insomma se il metodo e la capacità di eseguire tamponi e tracciamenti oggi fossero quelli di aprile avremmo un’ottantina di casi accertati complessivamente in Centro Abruzzo (anziché 235). La cartina al tornasole è l’occupazione delle terapie intensive che ad oggi in Abruzzo è ferma a sette posti letto occupati, mentre nel periodo più critico del lockdown superava i settanta.
Non bisogna però cullarsi su questi dati, perché gli oltre cinquemila positivi di ieri in Italia dimostrano che siamo sull’orlo della crescita esponenziale e non più su quella lineare. E ai nostri confini c’è la Campania, la regione ad avere da giorni il più alto numero di nuovi casi, dove cominciano a preoccupare la quantità di posti letto in terapia intensiva disponibili e con la quale l’Abruzzo, specie il Centro Abruzzo, ha rapporti stretti e diretti. Domani l’arrivo del Giro d’Italia a Roccaraso sarà nei fatti la coda di una stagione turistica andata molto meglio di quanto si potesse sperare. Saranno per questo i prossimi due mesi decisivi, la cui responsabilità sarà principalmente sulle spalle degli abruzzesi, per riprendere fiato, arginare il contagio e poter sperare di evitare misure restrittive aggiuntive, lockdown a macchia di leopardo e soprattutto per affrontare la stagione invernale con i numeri e la serenità che hanno permesso questa estate di evitare la bancarotta. Vale la pena provarci ed essere particolarmente prudenti.
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