No ai gazebo all’eremo, la sovrintendenza impone i tendoni

Ci saranno delle tende e non le strutture in legno che ci sono sempre state: tanto nel piazzale dello chalet, quanto nella veranda del belvedere. Via gazebo e tettoie, insomma, per far posto a tensostrutture e tende stile casa al mare. La soprintendenza ha “costretto” infatti il progettista dei lavori all’eremo di Celestino V, quelli finanziati dal Masterplan, a modificare il progetto che era stato pensato per l’intervento, ritenendo poco compatibili gli “arredi” in legno per l’area.
Quale sarà l’effetto finale è da vedere, ma certo che se dovesse essere confermata la variazione, approvata la settimana scorsa dalla giunta comunale, l’area di Celestino sarà presto destinata a tornare nel polverone delle polemiche.
Già in una prima fase la soprintendenza aveva posto problemi per la realizzazione di alcuni gradoni nel piazzale dello chalet, entrando fin troppo nel merito del progetto (anche sui singoli centimetri), ora arriva questa nuova imposizione che prevede appunto l’uso di tensostrutture un po’ come quelle che si vedono nelle fiere. Costo a corpo 30mila euro.
Per oggi è attesa comunque l’autorizzazione finale da parte della sovrintendenza (l’unica che mancava all’appello, dopo il placet dato dal Parco Majella) a cui potrà seguire, se positiva, l’appalto dei lavori.
Basta che si parta, confessa qualcuno, perché di fatto i lavori all’eremo sono tra i pochi, e certo i primi, del Masterplan a Sulmona: 600mila euro che serviranno per riemettere a posto l’area dello chalet e il sentiero che porta all’eremo. Uno dei siti più belli d’Italia, che è in questi mesi in gara per diventare luogo del cuore del Fai. Un luogo, insomma, dove “mettere le tende”.

19 Commenti su "No ai gazebo all’eremo, la sovrintendenza impone i tendoni"

  1. Un tendone… Poi al primo vento le andiamo a riprendere all’incoronata?

  2. Un tendone? Ma come! Tendiamo tutti a utilizzare materiale compatibile con l’ambiente e andate a mettere materiale plastico e ferro… ma
    SONO SOLDI SPRECATI massimo due anni e son da buttare al macero.
    La resina delle piante gli escrementi degli uccelli e agenti atmosferici usureranno la tenda. E poi? Accadrà come da tutte le parti che prima di cambiarla si andrà alle calende greche.
    Il LEGNO è un materiale naturale che se con dovute attenzioni e manutenzioni vi dureranno oltre 10 anni ..
    Il LEGNO fa parte della Natura ed non andrà a contrastare con il verde.
    Bello quasi faranno riprese televisive sulla RAI e vedranno una tenda bianca nel verde . Ma… son 30 mila Euro

  3. Tende e ferro nel paesaggio di montagna si e chalet di legno no?!? Mah
    30.000 euro…qua c’è qualcosa che non va

  4. Che problemi…

  5. la sovrintendenza può dire se questa soluzione ha precedenti su siti analoghi.

  6. No… vabbè.

  7. Ottima idea….metterei anche le sdraio e lettini….poi ciliegina sulla torta….il bagnino ma con attrezzature da montagna per rimanere in tema.

  8. francescovalentini1935 | 1 Ottobre 2020 at 15:51 | Rispondi

    A proposito della zona ovidiana e della soluzione imposta dalla Sovrintendenza con teloni tipo mare c’e’ da chiedersi dove siamo finiti. Si e’ ritenuto non idoneo il legno in montagna e da parte di un Organo che dovrebbe essere in mano a competenti:evito ulteriori commenti ma penso che siamo all’apice della incongruenza .Si e’ rifatto vivo un organismo che si era sentito l’ultima volta prendendo posizione contro lo scempio della eliminazione,a stretto giro di nottata,degli ottocenteschi lampioni del Palazzo Annunziata sostiuiti da luci psichedeliche:tuoni fulmini al momento,impegno di ripristino del vecchio prima che finisse al macero o ad abbellire qualche villa :sembrava cosa fatta ma il tempo ci dice che il danno e’ rimasto nel silenzio generale. A Sulmona si sollevano polveroni si montano polemiche per passare il tempo tanto alla fine non si muove nulla :e i responsabili si fregano le mani: cosa fatta,capo ha in attesa di altra polvere in cui la Citta’ e’ divenuta insuperabile. O no? Amministrazione se ci sei batti un colpo o vattene a casa :forse non ce ne accorgeremmo.

  9. Soprintendente | 1 Ottobre 2020 at 17:57 | Rispondi

    Innanzitutto si chiama SOPrintendenza (con la “p”) e non sovrintendenza, come riportato erroneamente nel titolo, nel corpo del testo e dagli utenti (che, fidandosi dell’articolista, ripetono e ri-trasmettono l’errore a loro volta). Poi, di quale Soprintendenza stiamo parlando? Che la Soprintendenza archeologia, belle arti e paesaggio dell’Abruzzo, se di questa stiamo parlando, “costringa” qualcuno a fare qualcosa mi sembra altamente improbabile, per non dire altro. Bisogna leggersi le carte prima di sentenziare, altrimenti è e rimane una semplice opinione di piazza e non un fatto acclarato.

    • Gentile Soprintendente, i termini soprintendenza e sovrintendenza sono entrambi corretti in italiano come può facilmente verificare sulla Treccani (https://www.treccani.it/vocabolario/sovrintendente-sovrintendenza-sovrintendere/). In secondo luogo il termine costringere è messo tra virgolette proprio per spiegare che non si tratta di una vera e propria costrizione, quanto di un correttivo tecnico richiesto senza il quale, probabilmente, la stessa sovrintendenza avrebbe fatto problemi nel rilasciare il parere. Le opinioni di piazza le lasciamo a lei, a noi il compito di fare i giornalisti che, nel caso specifico, hanno evidentemente verificato da fonti attendibili la notizia e letto le carte.

  10. Soprintendente | 1 Ottobre 2020 at 18:25 | Rispondi

    Gentilissimo Grizzly, mi spiace deluderla, ma nel caso specifico si usa solo e soltanto Soprintendenza https://www.sabap-abruzzo.beniculturali.it/. A meno che lei abbia deciso di riformare la Pubblica Amministrazione. Il riferimento che lei ha richiamato dalla “Treccani” è generico e non dice nulla riguardo al caso in questione. Sulle carte che lei dice di aver letto c’è scritto Sovrintendenza? Non credo proprio. Dimostri il contrario se crede di poterlo fare. Ma non lo farà, perché non può. Nessuno di noi è infallibile, lei compreso. Saluti.

  11. Soprintendente | 1 Ottobre 2020 at 18:41 | Rispondi

    Tantomeno lei

  12. Soprintendente | 1 Ottobre 2020 at 18:45 | Rispondi

    Non bisogna essere membro della Crusca per parlare di lingua italiana. Tutti possiamo farlo, liberamente, oltretutto. Ovvio, no?!

  13. Soprintendente | 1 Ottobre 2020 at 18:48 | Rispondi

    Leggo con attenzione e riporto quello che leggo. Una cosa da poco, insomma. Lungi da me fare scuola di lingua italiana.

    • veramente questa discussione è partita da una “lezione” di italiano sul termine sovrintendenza. E se non sbaglio è stato lei a farla

  14. Soprintendente | 1 Ottobre 2020 at 18:53 | Rispondi

    Questa è una sua deduzione. Le fa piacere chiamarla sovrintendenza. Che problema c’è?! Viva la libertà. Auguri per il suo giornale.

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