Dovrà comparire davanti al giudice il prossimo 26 gennaio per rispondere dell’ipotesi di reato di abuso d’ufficio: l’ex tecnico comunale del Comune di Raiano è stato infatti citato in giudizio dalla procura di Sulmona per aver frazionato un incarico professionale sopra soglia, dividendolo, nei fatti, in tre incarichi sotto i 40mila euro.
La vicenda è quella della ristrutturazione del Municipio del paese per la quale il Comune ottenne un finanziamento di 1,3 milioni di euro nel maggio del 2018. Dopo otto giorni dalla comunicazione del finanziamento il Comune affida un incarico per la progettazione definitiva ad un architetto di Miglianico che, nel 2013, aveva redatto il relativo progetto preliminare per poter accedere al bando. Un incarico affidato direttamente dal valore di 39.800 euro, cui si aggiunge, venti giorni dopo, un altro incarico di 3.400 euro ad un geologo di Guardiagrele (anche lui coinvolto nel progetto preliminare). Lo stesso giorno viene affidato, sempre sotto soglia, un altro incarico allo stesso architetto per ricoprire il ruolo di coordinatore della sicurezza in fase di progettazione ed esecuzione lavori per 24mila euro.
Secondo la procura in questo modo si sarebbe violata la normativa del codice degli appalti, di fatto assegnando direttamente ad un unico professionista un incarico superiore ai 40mila euro, tetto previsto dalla legge per gli affidamenti diretti.
La questione venne sollevata a suo tempo dalla lista di opposizione la Raiano che vogliamo che scrisse all’Anac per verificare la legittimità degli atti e della procedura. Da quell’esposto, di fatto, la procura ha aperto un’inchiesta, decidendo ora per la citazione diretta in giudizio del tecnico comunale. Secondo l’avvocato dell’imputato, Franco Zurlo, si tratta di una contestazione di poco conto e per la quale il tecnico comunale riuscirà a dimostrare la sostanziale insussistenza delle accuse mosse.
Il rinvio a giudizio è stato fatto nel luglio scorso, ma solo ora è venuto alla luce con la richiesta di difesa legale al Comune che ha pubblicato la relativa delibera di autorizzazione, sulla quale ha chiesto ora chiarimenti il gruppo di Alternativa Civica facendo anche un accesso agli atti: “I cittadini hanno il diritto di conoscere le ragioni, i fatti, la materia, che hanno dato luogo all’avvio di una indagine preliminare che ha portato al rinvio a giudizio, cioè al processo e che, per questa ragione, il Comune ha deliberato il proprio patrocinio legale. Si tratta di un fatto estremamente grave – scrive Alternativa Democratica – che non può essere considerato una semplice vicenda privata e personale poiché parliamo di atti pubblici adottati nell’ambito dell’espletamento di una funzione amministrativa. E’ essenziale capire la portata e l’importanza dei fatti, per verificare se vi sia stato l’opportuno e diligente controllo da parte dell’amministrazione comunale sulla regolarità degli atti oppure se siamo in presenza di un’omessa vigilanza da parte del rappresentante legale dell’ente e degli assessori competenti”.
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