La vicenda ha dell’incredibile non solo perché, di fatto, ora un’opera che era servita a mettere a norma una struttura per anziani dovrà essere demolita, ma anche per i soggetti coinvolti, perché ad opporsi a quell’opera è stata la Chiesa, o meglio la parrocchia San Nicola di Bari, proprietaria dell’immobile della residenza sanitaria assistita di Castel di Sangro – ex Pax Christi – gestita dalla Unisanitas.
Il tribunale amministrativo regionale ha infatti accolto il ricorso presentato dai proprietari della struttura annullando di fatto il permesso a costruire che era stato rilasciato illegittimamente – con tanto di censura per eccesso di potere – dal Comune di Castel di Sangro il 20 settembre dello scorso anno, permesso rilasciato nonostante un chiaro diniego della parrocchia di San Nicola di Bari.
Una vicenda complessa, condita da diffide, divieti, carte mischiate.
Il tutto comincia nel marzo dello scorso anno quando, dopo aver rilevato il contratto da una cooperativa, la Unisanitas diffida la proprietà ad eseguire i lavori di rifacimento di alcune strutture (bagni, rilevazione fumi, impianto di evacuazione personale e, soprattutto, una scala esterna antincendio richiesta dai vigili del fuoco). Alla diffida la Unisanitas fa quindi seguire la richiesta per la pratica edilizia a cui, però, la parrocchia di San Nicola di Bari si oppone, sostenendo che dette opere avrebbero compromesso la fruibilità dell’immobile esternamente e in particolare gli spazi occupati dalla Croce Rossa e dall’Anffas.
I locatari e gestori della struttura, però, non si fermano e presentano una vecchia autorizzazione, intestata al gestore precedente, nella quale si autorizzava il locatario a eseguire opere di messa a norma. Un’autorizzazione senza alcun valore giuridico e di fatto, sostiene il Tar, facendo riferimento anche al diritto canonico e al Concordato Lateranense, tanto più che era stato firmato da un parroco che non aveva la legale rappresentanza della proprietà. Dal canto suo il Comune, anziché verificare la legittimità del locatario a richiedere il permesso a costruire, come avrebbe dovuto fare, si accontenta di un atto sostitutivo firmato dallo stesso locatario.
Insomma i proprietari della struttura si ritrovano alla fine i lavori fatti a loro insaputa e anzi nonostante il loro espresso e specificato diniego. Quanto basta per far diventare la questione di principio, ricorrere al Tar e ottenere l’annullamento del permesso a costruire.
La scala antincendio, salvo perdoni e accordi, ora dovrà essere smontata, insomma, facendo tornare carente sulle norme antincendio la struttura sanitaria.
All’Unisanitas e al Comune di Castel di Sangro anche l’onere di pagare le spese processuali.
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