Ci eravamo illusi che fosse tutto passato, che i professoroni esperti stessero allungando il brodo allarmistico, solo per essere presenti ancora un po’ in TV.
Abbiamo adorato la quasi normalità ritrovata, con il nuovo vezzo della mascherina trendy, da tenere sul viso solo se obbligati da un cartello.
Il distanziamento sociale, con il passare dei giorni e dei bollettini medici rassicuranti, abbiamo iniziato a tenerlo solo con gli estranei e con chi ci è antipatico: gli amici veri li abbiamo abbracciati, come pure i parenti di ogni grado ed età.
Il problema è che, con questo modo di fare, abbiamo reso le effusioni collettive e infatti un recente focolaio ha scatenato di nuovo il panico in città, perché è facile e probabile essere inclusi nell’effetto domino di un contagio che si trasmette con baci, abbracci, strette di mano e spazi condivisi, soprattutto se in famiglia c’è qualcuno che morde la vita con tutta la buccia, senza lavarla.
E così questa estate, che doveva rappresentare il momento di minore aggressività del virus, grazie ai raggi ultravioletti che pare lo destabilizzino e al distanziamento sociale più semplice da mantenere nella stagione calda, sta invece vedendo una preoccupante risalita dei contagi.
È un’estate diversa dalle precedenti: un po’ più grigia, stonata e strana, in cui si può fare quasi tutto, ma senza esagerare. Ci sono tante regole da rispettare, che ostacolano la spensieratezza e limitano la libertà del singolo, per il bene della comunità.
La maggior parte dei giovani non ha paura di morire e vive sfidando il virus, come se fosse un genitore dal quale emanciparsi. Molti adulti considerano tutto una montatura, convinti che, ad essere in pericolo, non ci sia la salute propria e degli altri, ma esclusivamente la libertà personale.
È come se non avessimo ben realizzato la portata di ciò che abbiamo vissuto nei mesi appena trascorsi.
All’improvviso l’abbiamo buttata in caciara, come in una ricreazione liberatoria, dopo un compito in classe difficilissimo.
Consapevoli della bellezza e della fortuna di ritrovarsi di nuovo vicini, insieme e incolumi, con il ricordo dell’austerità del periodo di chiusura ancora fresco nelle nostre menti, abbiamo esagerato. Una pizza con gli amici più cari, un caffè con i conoscenti fidati e poi tante ricorrenze familiari da recuperare: compleanni, anniversari e feste varie, a riprenderci ciò di cui avevamo dovuto fare a meno per troppo tempo, a ridare la giusta importanza ad ogni cosa.
Ma le cose importanti vanno protette e, se non siamo in grado di farlo da soli, ci viene imposto dall’alto, con i Dpcm soffocanti, perché in questo mondo globalizzato e interconnesso, l’azione di ognuno influisce inevitabilmente sulle vite degli altri.
Il coronavirus Sars-CoV-2 ci ha portato via tante cose, ma ci ha insegnato a notare quelle belle e ad apprezzarle. Ora sappiamo che basta poco per essere felici e che basta altrettanto poco per essere infelici.
Siamo tutti d’accordo nel dire: “Mai più lockdown”, che ci ha provato dal punto di vista sociale, economico e psicologico.
Mai più segregati in casa lontano dagli affetti, mai più prendersela con i runners e la loro voglia di correre via, mai più avere il terrore di toccare qualsiasi cosa, mai più disinfettare la spesa, mai più carenza di farina e lievito al supermercato.
Mai più vivere online: lavoro, scuola, acquisti e socialità.
Mai più i cabaret al balcone.
Mai più percepire il rapporto con il prossimo come una minaccia.
Mai più le terapie intensive intasate. Mai più il bollettino medico delle 18:00.
Mai più avere paura di appartenere alla fascia di età più a rischio.
Mai più attività ludiche carbonare.
Ma tutti questi “mai più”, fra i quali l’obbligo della mascherina è davvero il guaio minore, non pioveranno dal cielo: dobbiamo ottenerli noi.
Occorrono prudenza, responsabilità, un po’ di pazienza e niente panico, affinché il prossimo autunno, che si preannuncia il più incerto di sempre, possa essere invece la stagione giusta per ricominciare davvero. Per tornare a vivere, senza la preoccupazione di dover sopravvivere. Per far ripartire tutto ciò che oggi è desolatamente fermo…compreso il ballo dell’estate interrotto così bruscamente.
gRaffa
Raffaella Di Girolamo
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