Scuole, la beffa dei fondi anti Covid: inutilizzabili in edifici non comunali

La soluzione sembrava trovata, ma sul percorso per la riapertura in sicurezza delle scuole, come al solito, sono spuntati più di un imprevisto. Uno di carattere economico e uno di tipo strutturale e operativo, entrambi, in qualche modo, legati fra loro.
Il problema principale è quello per la sistemazione degli studenti della Lombardo-Radice: l’assessore ai Lavori Pubblici, Salvatore Zavarella, insieme alla dirigenza e ai genitori della scuola, avevano trovato l’uovo di Colombo, individuando nel confettificio Ovidio nella zona industriale uno spazio ampio per sistemare le sei classi (e anche più) rimaste fuori dall’ex Cescot a causa dell’applicazione delle misure anti Covid.
Lo spazio, però, va adattato alle esigenze della scuola: vanno realizzate le aule, adattato l’impianto elettrico, il sistema di sicurezza con le porte antipanico. In altre parole una spesa, che l’assessore ritiene essere di qualche decina di migliaia di euro, ma che alcuni addetti ai lavori quantificano in oltre 100mila euro. Se anche l’assessore dovesse aver fatto bene i conti, però, di fatto non si saprebbe come saldarli.


I fondi stanziati dal governo per ciascun Comune (per Sulmona poco più di 90mila euro) per adattare le scuole alle misure anti Covid, infatti, non possono essere spesi su immobili che non sono proprietà del Comune, ovvero non già con destinazione scolastica. Che tradotto, per Sulmona, vuol dire molte scuole (materne, primarie e medie) per le quali il Comune dovrà trovare altre risorse. Di soldi in cassa, però, non ce ne sono al momento, tant’è che l’amministrazione comunale ha ipotizzato di far eseguire i lavori ai proprietari degli immobili, per poi fargli recuperare la spesa sugli affitti. Sempre che i proprietari siano in grado di anticipare le cifre necessarie.


Dal confettificio Ovidio, il problema si trasla anche sul plesso di Sant’Antonio dove dovrebbero essere trasferite le scuole medie Serafini per permettere di eseguire i lavori sulla scuola di via Volta. A seguito di un sopralluogo eseguito ieri mattina dalla dirigente della scuola, insieme alla proprietà e al Comune, si è reso necessario fare alcuni interventi strutturali per soddisfare le esigenze dei nuovi inquilini: l’abbattimento di alcune pareti, la sistemazione di alcuni ambienti e, a seguire, il ripristino dello stato dei luoghi. Cifra preventivata dai proprietari: circa 40mila euro.
La regola del “non si possono usare i soldi del governo”, vale però anche su altre strutture: le case Ater dove si trovano le materne, ad esempio, anche quelle non di proprietà comunale e non a destinazione scolastica.
Infine c’è da far quadrare i tempi di messa a norma: all’apertura delle scuole mancano infatti meno di quaranta giorni (tra i banchi si torna il 14, ma le segreterie aprono il primo settembre) e di mezzo c’è agosto e Ferragosto, in un Comune al momento senza dirigente ai Lavori Pubblici.

2 Commenti su "Scuole, la beffa dei fondi anti Covid: inutilizzabili in edifici non comunali"

  1. A questo punto perché non ricordarsi della struttura in via Crispi? Potrebbe essere una buona alternativa! O no?

  2. C’è anche l’ex liceo scientifico alla villa….

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