Cento giorni da quel 7 marzo, quando per la prima volta Sulmona vide segnare un caso positivo in città. Un sessantenne di Roma, originario del capoluogo peligno, tornato da una settimana bianca. Cento giorni che oggi chiudono un ciclo, nella speranza di non riaprirlo più. Ieri, infatti, anche l’ultimo dei casi che erano stati registrati, si è definitivamente negativizzato. Si tratta di un cinquantaduenne, marito di un’infermiera della clinica San Raffaele, anche lei risultata positiva, che da mesi attendeva il doppio esito negativo del tampone, dopo essersi sottoposto, con risultati sempre altalenanti, ad oltre dieci test. La svolta nel fine settimana, con due tamponi somministrati nel giro di quarantotto ore e il doppio disco verde da parte della Asl.
Dopo una reclusione che dura dal 27 marzo, così, l’uomo è tornato libero, nonostante non abbia mai accusato sintomi della malattia.
Con la sua negativizzazione, di fatto, la Valle Peligna può dirsi dopo cento giorni fuori dal contagio: zero casi in ospedale e zero persone in isolamento (anche se risulta ancora un caso sul bollettino della Asl, che però è un errore di calcolo).
Resta invece un caso positivo in Alto Sangro che non riesce ancora a negativizzare del tutto (anche lui alle prese con risultati alterni dei tamponi).
Undici le persone che sono in sorveglianza attiva (tra Valle Peligna e Alto Sangro), ovvero che sono entrate in contatto con casi positivi accertati e per questo sono sotto osservazione. Nessuno, invece, in sorveglianza passiva (quarantena volontaria per chi ha avuto contatti a rischio).
Cento giorni di preoccupazioni, paure e a volte anche di ingiustificato panico, come quando la sindaca Annamaria Casini chiese, senza ottenerla, l’istituzione della zona rossa dopo l’esplosione del focolaio nella clinica San Raffaele che, nei fatti, è stato l’unico vero punto di preoccupazione sul territorio.
E’ andata bene, con tutto il rispetto che si deve ai 3 deceduti, tutto sommato, anche per l’allarme scattato nel carcere di Sulmona tra gli agenti di polizia penitenziaria (con tre casi accertati che però hanno contagiato anche alcuni familiari), il caso isolato del dipendente Saca e, a Pratola Peligna, il piccolo focolaio legato all’ospedale di Popoli.
Cento giorni per festeggiare una liberazione, nella speranza che le catene della paura e del virus non tornino a colpire.
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