Sfasati

Il peggio è passato, #celabbiamoquasifatta e, con le dovute precauzioni, possiamo andare ormai ovunque: al mare, in palestra, a messa e persino all’estero. L’imminente ritorno all’attività di cinema, teatri, sagre, fiere e concerti sarà molto importante per tutti, in quanto l’industria del tempo libero ha bisogno di noi, quanto noi di lei.
Fino a poche settimane fa, quando tutto il mondo era costretto in casa, non c’era la possibilità che potesse accadere qualcosa per le strade e le notizie in primo piano riguardavano esclusivamente il coronavirus e i problemi da esso generati.
L’intero pianeta era fermo a combattere un unico nemico. Tutti uguali davanti allo stesso pericolo, a fare i conti con la paura, i limiti degli spostamenti, gli affetti lontani e il lavoro fermo.
Ora la cronaca nera è tornata a raccontarci i fatti raccapriccianti tipici del periodo pre-pandemico, quando eravamo spaventati per l’aggressività e la brama di conquista non del morbo, ma dell’uomo.
I dati epidemiologici ci consentono di tirare un sospiro di sollievo, che a quanto pare è più contagioso di uno sbadiglio. La fase 1, quella di contenimento del virus, è passata, ma solo da pochi giorni e ha lasciato dietro di sé numeri e immagini che, invece, non passeranno mai.
Questa dilagante percezione di maggiore sicurezza rischia, però, di diventare un pericolo proprio per la sicurezza di ognuno e lo dico a me stessa per prima, dato che confesso di avere l’immotivata sensazione che “il nemico è scappato, è vinto, è battuto”. Forse perché il 18 maggio ho ritrovato il mondo esattamente come lo avevo lasciato l’8 marzo ed è stato bellissimo tornare a stare tra la gente, seppure con ulteriori incognite lavorative da risolvere e nuovi dubbi sul domani, che mi tengono sveglia la notte.
L’entusiasmo della ripartenza ha coinvolto tutti: esercenti e clienti, fruitori e fornitori. In qualche modo #celafaremo e pure con un bel sorriso stampato sul viso, alla faccia del virus, che è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso di un’economia già malandata, ma pure un rivelatore di beni, valori e affetti essenziali.
Spinti dai nostri bisogni e dalle informazioni che spesso ci giungono confuse e interpretabili, abbiamo scritto di nostro pugno, tra le righe dell’ultimo decreto governativo, quelle che avevamo voglia di leggere e invece non riuscivamo a trovare.
Molte persone pensano di essere addirittura nella fase 3, che invece raggiungeremo solo quando sarà disponibile un vaccino o una cura efficace per il virus SARS-CoV-2. Soltanto allora usciremo dall’emergenza e sarà ripristinata l’assoluta normalità della vita lavorativa e sociale.
Ci troviamo ancora nella fase 2, quella della convivenza con il virus e con le norme di sicurezza.
Per distribuire baci e abbracci è presto, ma nessuno sembra saperlo: quando, il 4 maggio, ci è stato consentito di incontrare parenti e fidanzati e, dopo due settimane, anche gli amici, si è accesa la miccia della bomba affettiva.
La specifica che questi ricongiungimenti tra non conviventi dovessero avvenire mantenendo mascherina, guanti e distanza di sicurezza era scritta con un inchiostro talmente sbiadito, che in pochi sono riusciti a leggerla, anche perché l’amore è molto miope.

In un attimo sono cadute regole e mascherine, la distanza sociale è andata a farsi benedire e sono sbocciati abbracci, baci e lacrime di gioia. “L’amor che move il sole e l’altre stelle”, dopo mesi di telefonate e messaggi, ha trionfato.
In strada le pattuglie, intente a intimorire e controllare, hanno chiuso un occhio e pure l’altro davanti ai tanti Romeo e Giulietta stabili e felici, purché non dessero luogo ad assembramenti. Dentro casa ognuno si è autoregolato: affetti sinceri, superficiali, stabili o assembrati che fossero.
Non sempre i tavolini dei bar sono larghi un metro e il vassoio di tartine si trova a tiro di droplet, ma è talmente piacevole bere qualcosa con un’amica ritrovata, che facciamo finta di non farci caso.
Non si potrebbe, ma si fa, in quanto ad un certo punto, quando la misura è colma, ognuno di noi decide come vivere e cerca di stare bene non solo fisicamente, ma anche grazie a una serenità affettiva e sociale, che questa fase due, troppo simile a una fase tre, ci ha riportato.
Perché il cuore ha le sue ragioni, che la ragione non comprende, ma
la ragione ha un cuore e, grazie a questo, il cuor si rasserena.

gRaffa

Raffaella Di Girolamo

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