Siamo finalmente tornati alle abitudini di sempre. Respiriamo libertà dentro le mascherine. Un caffè al bar, un gelato, un po’ di shopping terapeutico, una seduta dal parrucchiere e una cenetta romantica…soldi e prenotazione permettendo.
Fino a poche settimane fa c’erano gli elicotteri a controllare dall’alto che la cittadinanza rimanesse chiusa in casa, ora sembra tutto passato.
La paura si è allentata, lo si legge chiaramente dai visi più distesi delle persone che, nonostante i dispositivi di protezione e il distanziamento sociale, sono tornate a stare insieme e a parlare anche di altro.
Tutti insieme assembratamente come una volta, in mezzo alla gente e a mille dubbi, con tante preoccupazioni e molte precauzioni, a un metro di distanza, che speriamo sia sufficiente.
I giorni del lockdown sono sembrati interminabili mentre li vivevamo, stretti in un presente pieno di timore e sbadigli, ma quel tempo ora inizia ad allontanarsi e a sbiadire nella nostra memoria, simile a un brutto sogno dal quale ci stiamo finalmente svegliando.
È come se due mesi e mezzo di questo anno siano stati cancellati dalla nostra vita. Il Covid-19 ci ha sottratto una primavera, con il primo sole, il primo fiore e il primo golfino di cotone.
Tra pochi giorni sapremo se l’apertura delle attività commerciali, la mobilità sociale e l’illusione che l’emergenza sia finita non abbiano vanificato gli sforzi fatti da tutti nei mesi passati.
Se i numeri del monitoraggio del ministero della salute saranno quelli sperati, dal 3 giugno avremo la possibilità di spostarci liberamente in tutta Italia, permettendo, fra le altre cose, la ripresa del settore turistico.
Rispettare le norme anti Covid non è semplice, soprattutto quando la famosa distanza di sicurezza deve essere mantenuta non in un supermercato dagli estranei, ma in piazza dagli amici di sempre, che tanto ci sono mancati. Non conta il frangente o l’età, perché i rischi di trasmissione del virus si corrono in ugual modo davanti a un cocktail notturno, a una pizza serale, a un caffè mattutino o a una briscola pomeridiana.
La verità è che non ne possiamo più di divieti, file, distanze e disinfettanti. Abbiamo ripreso incoscientemente a sentirci invincibili (immuni), esattamente come tre mesi fa, quando dalla nostra società sicura, scherzavamo su quel virus tanto lontano.
I numeri declamati ogni sera dai telegiornali scendono di giorno in giorno e con loro la paura delle persone.
E invece la paura, nella giusta dose, è un’emozione utile per mettersi in salvo dai pericoli. Il panico è dannoso perché annebbia la vista, ma una sana preoccupazione ci spinge a proteggerci e a prevenire le situazioni rischiose.
Dobbiamo impegnarci tutti in questo ultimo sforzo, per evitare una ripresa della diffusione del contagio, che potrebbe pregiudicare il tanto agognato ritorno alla normalità.
Con le mascherine dovremo convivere ancora per tanto tempo e se ne cominciano a vedere in giro di molto carine: colorate, glitterate e griffate, anche se, erroneamente, vengono usate più spesso per nascondere il doppio mento che per proteggere le vie respiratorie.
Non è piacevole coprirsi il volto, soprattutto in certe giornate precocemente estive, con le file degli ingressi contingentati da fare sotto il sole e l’effetto serra provocato dal tessuto che trattiene il fiato.
Per non parlare dell’abbinamento mascherina,occhiali da vista e cappello che, nella stagione calda, ci renderà irriconoscibili e insalutabili, ma alla fine (fase 3) ne sarà valsa la pena.
Andrà tutto bene, ne sono certa, perché ce lo hanno promesso i bambini dai balconi con i loro cartelli colorati e i piccoli, si sa, hanno sempre ragione.
gRaffa
Raffaella Di Girolamo
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