Con la fine della quarantena ieri degli ultimi quattro pazienti che hanno negativizzato il virus, la clinica San Raffaele si appresta a riprendere la sua attività riabilitativa. La prima “nuova” paziente dovrebbe essere trasferita in via dell’Agricoltura oggi: per lei, che è una ex Covid di ritorno da un ospedale, è prevista una quarantena ridotta di sette giorni in un’ala della struttura che resta separata dall’altra. E’ una misura precauzionale, ovviamente, che dovranno seguire tutti gli altri pazienti della clinica che torneranno ad essere ammessi alle cure riabilitative o che, se verranno dall’esterno (cioè se saranno nuovi pazienti), dovranno essere prima sottoposti a tampone e poi trascorrere due settimane nell’ala di degenza isolata.
Per loro sono previsti percorsi specifici e personale dedicato. Saranno invece spostati subito nel reparto di degenza ordinaria tre dei quattro pazienti rimasti in clinica per negativizzare il Covid, mentre uno di loro ha deciso, terminata la quarantena ieri, di tornare a casa. Molti dei pazienti risultati positivi al Coronavirus e trasferiti negli ospedali in questo ultimo difficile mese di degenza, hanno comunque intenzione di tornare alla San Raffaele per concludere il loro percorso riabilitativo: un processo che sarà compiuto man mano che gli stessi pazienti avranno ottenuto la “patente” di negativi dopo il secondo tampone.
L’intera struttura intanto è stata sanificata a fondo, con un intervento accurato terminato solo ieri: pronta, insomma, per tornare a svolgere il ruolo di clinica accreditata riabilitativa per la quale è conosciuta in tutta Italia. Soprattutto alla luce del calo dei contagi in Abruzzo che rende superlfuo il ricorso alle cliniche private per accogliere i Covid.
Presto, poi, potranno tornare a lavoro anche gli infermieri e il personale che era rimasto contagiato, procedura, questa, che dovrà essere accompagnata però da certificazioni mediche e dell’Inail.
Superata la fase più critica, resta da capire quale sarà il futuro di una parte del personale della clinica, sul quale, prima dell’emergenza sanitaria, pesava una minaccia di licenziamento per una vertenza che va avanti ormai da un anno.
Vogliamo ancora capire cosa è accaduto agli inizi di marzo.
Di malattie infettive ce ne son tante, speriamo che almeno abbiano provveduto a predisporre protocolli di sicurezza, un programma di pulizia e riempito i magazzini!
…anche perchè non hanno spento proprio nulla, casomai hanno sbolognato chi si aggravava!
Mentre attendiamo la fine dei dipendenti, almeno qualcuno verifichi la gestione (in questi anni) da parte delle fenomenali figure apicali!