Vino, pasta e auto. Il motore della provincia teatina

Quarantanovesima per dimensione territoriale, cinquantaquattresima per popolazione, è una delle aree più industrializzate d’Italia, la seconda d’Abruzzo, tra le provincie italiane con il maggior tasso di imprese al femminile 29,8% contro un valore nazionale del 22,7%: è la provincia di Chieti. Parte qui il nostro viaggio nell’Abruzzo industriale, nei giorni di massima diffusione del coronavirus in Italia e i cui effetti potrebbero modificare parte della geografia produttiva che ci apprestiamo a raccontare.

L’attività primaria rappresenta da secoli il motore economico dell’area e ancora oggi ha un ruolo centrale, basti pensare che qui si concentra circa la metà della produzione d’olio regionale e l’80% della produzione di vino, legata soprattutto alle grandi cooperative che valorizzano vitigni tradizionali quali Pecorino, Passerina e Cococciola, oltre a Chardonnay, Merlot e Pinot Grigio. La ricchezza di fiumi favorì sin dai primi anni del ‘900 l’insediamento di lanifici, e di fornaci di mattoni, la cui presenza è ancora oggi visibile sul territorio. Ma è solo verso la fine del secolo scorso che si ebbe un forte impulso allo sviluppo industriale grazie alla realizzazione di importanti infrastrutture come le dighe di Bomba e di Casoli e l’inaugurazione all’inizio degli anni ’80 degli stabilimenti della Sevel e della Pilkington. Una scelta lungimirante che ha trasformato nell’arco di quarant’anni il territorio, con fulcro nella Val di Sangro, in una vera e propria valley della meccatronica e dell’automotive.
Qui risiede oggi uno dei principali motori di sviluppo e ricerca dell’intera regione, una filiera che sta affrontando da un lato il rallentamento del mercato dell’auto e la transizione verso la mobilità elettrica, dall’altro il recente blocco delle aree geografiche colpite dal coronavirus che genererà effetti, ancora non sappiamo se positivi o negativi.


Capitali di questa valley sono i comuni di Atessa e Paglieta, in cui operano aziende internazionali come Honda che qui ha il suo unico stabilimento di produzione europeo, oltre 90.000 motoveicoli tra cui gli scooter Forza, SH, PCX, e la già citata Sevel che, nata da una joint venture tra Fiat Chrysler Automobiles e Gruppo PSA, rappresenta lo stabilimento FCA più grande d’Europa. Qui viene prodotto il Ducato il veicolo commerciale leggero più venduto nel mercato europeo, che dal 1981, anno del suo debutto, è stato venduto in oltre tre milioni di esemplari in tutto il mondo e che dal 2022 verrà prodotto qui anche nella versione completamente elettrica. Altro colosso industriale e quello della Pilkington Automotive di San Salvo, azienda inglese presente in Abruzzo dagli anni 60, con uno stabilimento di 800mila metri quadrati in cui si producono ogni anno oltre 3.700.000 parabrezza e 21.200.000 lunotti che servono la quasi totalità del mercato europeo dell’auto. Lo sviluppo del settore dell’automotive è stato possibile al Polo di Innovazione Automotive che raggruppa 60 imprese di cui 21 provenienti da fuori regione – tra questi Fca, Honda, Denso, Bonfiglioli, Isringhausen, Tecnomatic e IMM Hydraulics, solo per fare alcuni esempi – orientato in particolare ai veicoli commerciali e professionali leggeri per il trasporto di persone e cose.

Nella provincia trova sede anche il Centro operativo per la cybersicurezza di Leonardo. Una realtà che ogni anno gestisce 20.000 eventi di sicurezza, grazie ad una delle infrastrutture di supercalcolo più grandi al mondo dedicate alla sicurezza informatica. Leonardo protegge infatti la sicurezza informatica di quasi tutta la Pubblica amministrazione italiana (Agid, Mef, Mae, Miur), degli enti previdenziali (Inps, Inail, Istat) e di molte PA locali: regioni, autorità portuali, aziende sanitarie. Tra i clienti di Leonardo, che lavora anche con il ministero della Difesa del Regno Unito, ci sono anche industrie multinazionali e, dal 2012, oltre 75 siti in 29 paesi della Nato: vale a dire 70.000 utenze “critiche”, per cui fronteggia 200 milioni di eventi di sicurezza al giorno e 3.500 incidenti all’anno. Di fatto, quello con la Nato è il maggior contratto di cyber security mai aggiudicato fuori dai confini degli Stati Uniti.


Chieti si colloca al secondo posto in Italia anche per concentrazione di addetti nel settore della pasta, grazie alla presenza di eccellenze tutte localizzate nel comune di Fara San Martino nel cuore della Majella. Un borgo la cui bellezza è stata immortalata dal pittore olandese Maurits Cornelis Escher in una xilografia del 1929. Quattro pastifici per 1400 abitanti. Troviamo realtà internazionali come la F.lli De Cecco (1000 dipendenti) che nel 2016 ha festeggiato 130 anni dalla sua fondazione; poi c’è il Pastifico Del Verde con circa 100 addetti, e il pastificio Cocco che con le sue antiche trafile di bronzo produce una pasta artigianale di altissima qualità e il pastificio Farabella, nato meno di dieci anni fa e in forte crescita vista la sua specializzazione nella produzione di pasta senza glutine.
Qui si concentra il 75% del territorio vitato abruzzese, 32 delle 40 cantine cooperative, cui si devono i tre quarti della produzione complessiva. Queste realtà associative, insieme alle cantine private, compongono un quadro formato da 160 aziende di trasformazione, 120 delle quali imbottigliano con propria etichetta. Anche il vino, che è il prodotto più esportato in Cina, sta registrando in questi mesi una forte flessione delle vendite sul mercato asiatico. La situazione è preoccupante soprattutto dopo la notizia dei rinvii delle grandi fiere del Vino come Chengdu e il Vinexpo di Hong Kong. Il New York Times nei giorni scorsi in un articolo dedicato alle produzioni manifatturiere, ha sottolineato come il vero problema non sarà quello produttivo, le aziende italiane come quelle della provincia di Chieti si riorganizzeranno per continuare a produrre beni, lo faranno come hanno sempre fatto superando le tante crisi del passato, il problema vero sarà in quale mercato riusciranno a venderli. Bella sfida, staremo a vedere.

di Domenico Sturabotti (direttore Fondazione Symbola)

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