La domenica è passata così, come il sabato e il venerdì. Come sarà il lunedì. Il tempo sospeso dagli arresti domiciliari ai quali siamo reclusi ormai da giorni. Senza aver fatto nulla, almeno in apparenza. Prigionieri del tempo e dei tempi, costretti e coccolati da ritmi lenti.
La fuga d’aria per portare il mastello dell’immondizia fuori, lo sguardo in alto a cercare le stelle che avevamo perso di vista, il respiro profondo subito spezzato dal senso irrazionale di colpa e paura: “E se proprio ora stesse passando il virus?”. Si gira in fretta verso la prigione che protegge: le mura di casa. La scrivania, il computer, il divano, la libreria, la tv.
Il pensiero va agli anziani, a quelli pur pochi metri lontani eppure distanti porte e ascensori invalicabili, ritagliati in quadratini di videochiamate nelle quali è impossibile fare una conversazione. Ma almeno si vedono. E questo un po’ rassicura.
Passata la bulimia di notizie, di curve di contagio e bollettini di morte, delle immancabili risse e risate nella Rete, di musiche e canti, di strette a coorte, ci si ritrova con gli occhi stanchi e l’animo stremato a sperare, più che a pensare, che “andrà tutto bene”.
E’ scritto anche sulla porta del mio giardino, sotto un arcobaleno dalle curve irregolari: “Andrà tutto bene”.
Lo ripeto ad alta voce a quel casco di riccioli biondi che da ore si attacca alla poltrona della mia postazione impedendomi di chiudere una frase di senso compiuto. Sorride con i suoi occhi inconsapevoli e mi parla di draghi e di battaglie. Di giungle ed eroi di cui non ricordo neanche più i nomi, ma dove alla fine vincono sempre i buoni.
“Affondichiamo il Coronavirus” ripete nella sua lingua intuitiva. Smilla è triste perché vuole vedere i suoi amici e lo è anche Nora Maria, che è rimasta senza piscina e ormai esce solo con il suo cane. Arianna e Ilaria recitano una filastrocca e promettono di lottare finché il virus prepotente non sparirà e Greta che ha appena cominciato a parlare, già sa che il buio e il Covid sono i suoi nemici. Elettra, Lucrezia, Nicolò ed Edoardo con la musica, che maneggiano come i grandi, stendono il tappeto sonoro a questo silenzio surreale che ovatta tutto intorno. Come fossimo coperti da una coltre di neve: ma fuori c’è il sole e noi siamo dietro le sbarre, Ginevra così dipinge l’Italia.
“Andrà tuto bene” assicurano Camilla e Carlotta e a me oggi va anche di crederci. Perché ho bisogno di draghi ed eroi, di occhi inconsapevoli di fronte al pericolo. Ho bisogno di credere ad una favola: che un ragazzino mi salvi e mi faccia tornare a un lunedì prima del virus.
Già, il mondo salvato dai ragazzini. (guarda video)
brividi
più che un articolo è una poesia, come il video d’altronde. bello il disegno di Ginevra
voglio ringraziare quelli del Germe, perchè oltre ad un’informazione puntuale e seria e soprattutto libera, ci regalano ogni tanto perle di profondità. Articoli e video come questo e come quello di ieri su Bagnaturo. Di fronte alla rozzezza e all’approssimazione di altri siti e tv (non solo locali) siete una piacevole mosca bianca