La mia restanza

Per raccontare la genesi di Cronache della restanza bisogna partire da un elemento, ovvero il giudizio imprescindibile e insindacabile di una madre, mia madre, Anna Paola che mi ha detto: “La prossima volta devi scegliere un titolo più semplice, cos’è questa restanza?” Allora è forse il caso innanzitutto di spiegare il concetto di restanza e per farlo bisogna rifarsi alle parole dell’antropologo calabrese Vito Teti che nel suo “Pietre di pane. Un’antropologia del restare” scrive:

“Portando la riflessione all’estrema conseguenza, dovremmo dire: ‘Non si resta’, perché in un mondo in perenne movimento, anche chi resta è in viaggio. E, forse, partire, tornare, restare sono diventate – o sono sempre state – modalità diverse del viaggiare. Se non ti senti prigioniero di nessun luogo o padrone di qualche luogo, vuol dire che possiedi la libertà del cammino. Restare, allora, non è stata, per tanti, una scorciatoia, un atto di pigrizia, una scelta di comodità; restare è stata un’avventura, un atto di incoscienza e, forse, di prodezza, una fatica e un dolore. Non si ceda alla retorica o all’enfasi, ma restare è la forma estrema del viaggiare”.

Penso dunque che Cronache della restanza non è altro che la storia di un viaggio, un cammino percorso a ritroso. Sono andato via da Sulmona a 19 anni. Odiavo letteralmente questo posto. Non è un paese per giovani, purtroppo, ce lo raccontiamo fin troppo spesso. Delle volte però per capire ciò che ha valore nella nostra vita abbiamo bisogno di distaccarcene e così è stato anche per me. Nei sette anni di università passati a Roma ho sempre accusato un vuoto. Era il vuoto alla vista delle montagne, il vuoto interiore della bella gente della mia frazione, degli odori della terra, degli alberi che cambiano colore con le stagioni. Tutte cose che in città non esistono proprio. Negli anni tutta questa bellezza, che solitamente ignoriamo perché è quotidianamente sotto i nostri occhi, è letteralmente fermentata nel mio profondo.

Sul finire dell’università cercavo il mio posto nel mondo e capire dov’era è stato inaspettatamente facile. Così recitano i ringraziamenti della mia testi specialistica: “A Bagnaturo e al Monte Morrone, perché potrò girare il mondo in lungo e in largo, ma sarà sempre solo alle pendici di questa montagna e fra le case di questa frazione che mi sentirò semplicemente a casa”. Era iniziato inconsapevolmente il mio cammino a ritroso.

A casa ci sono ritornato per davvero. Nel luogo da dove tanti sono costretti ad andare via, purtroppo, io ho scelto di tornare. Questo libro è iniziato pressappoco in quel momento, quando ho cominciato a raccogliere una serie di riflessioni sulle potenzialità bruciate da questa terra. A questo si è aggiunto l’impegno politico, nel senso nobile del termine. Come dice appunto Teti, non si resta per pigrizia o per stare fermi e questo è stato il senso di questi anni. Un attivismo totale, in tutti gli ambiti, in tutte le direzioni che mi ha portato a conoscere tanta bellissima gente, tante storie nuove, tante cose che non conoscevo e qualche volta a fare anche qualcosa di buono.

Cronache della restanza, edito da Riccardo Condò Editore per la collana Il Libraio di Notte (può essere acquistato online a questo link), si divide in quattro parti: la prima è un inevitabile quanto scontato tributo alle montagne, le nostre montagne, belle quanto aspre, alture che Silone descriveva egregiamente così: “Non sono montagne per turisti, ma per eremiti; non per vacche ma per capre e serpi; montagne aride deserte, di poca erba, di gente povera”; la seconda è una raccolta di scritti sulle persone di questi luoghi, sulla loro sconfinata umanità – di cui oggi troppe volte pare che abbiamo perso traccia -, sulla loro dignità; la terza racconta dei luoghi, paesi in via di spopolamento, borghi disabitati dove le piante di fico la fanno da padrone, luoghi incantati fatti di torri e castelli, di chiese piene di storia e di affreschi, parti del nostro splendido Abruzzo che troppo spesso ignoriamo; la quarta è quella dell’impazienza, un tributo ad uno degli intellettuali più importanti del Novecento italiano, Franco Fortini che scrisse “Mutare il ribrezzo in lucidità, la speranza in certezza. E in impazienza” e contiene una serie di riflessioni politiche. Il libro verrà presentato ufficialmente oggi, alle ore 17 al Centro Giovani di Sulmona, in via dei Sangro 6 alla presenza dell’editore Riccardo Condò e di Paolo Fiorucci, titolare della libreria “Il Libraio di Notte”.

Non posso non concludere con il fatto che in tutto questo marasma che ha animato l’ultima parte della mia vita, è arrivato – fortuna mia – anche Il Germe. Una redazione, Patrizio, Simona e Anna che sono innanzitutto una famiglia, degli amici sinceri, costante sprone a fare meglio, a imparare a crescere, ad occuparsi delle cose nuovamente, ma da un’altra prospettiva, altrettanto nobile. Con questo libro si chiude inevitabilmente una parte della mia vita, sfogliando le sue pagine si percepisce tutta la carica emotiva che ha animato questi anni. Oggi mi ritrovo con una consapevolezza diversa, rafforzata, più matura e inevitabilmente impattata dalla realtà. Il capitolo che sta per aprirsi però, sento che sarà ancora più entusiasmante ed affascinante e, se mi sarà ancora concesso, un pezzo di questa strada che abbiamo davanti la percorreremo insieme, perché per restare c’è bisogno soprattutto di informazione, sana e di qualità.

Buoni passi, buona vita, buone letture.

Savino Monterisi

6 Commenti su "La mia restanza"

  1. È difficile la “Restanza” quando è vuota la panza.
    Purtroppo questa nostra Valle è stata devastata dalla miopia e cattiva politica locale degli ultimi quarant’anni.
    Ai giovani dico: partite.
    Andate in giro per il mondo a fare nuove esperienze e conoscenze. Sono sicuro che come me, avrete sempre nel vostro cuore, nella vostra mente e davanti ai vostri occhi il panorama dei nostri monti, il sorriso e l’affetto di parenti e amici, il ricordo delle nostre tradizioni ed il profumo dei nostri cibi.
    Andate come novelli Odisseo… a tornare fareste sempre in tempo.
    La nostra terra sarà qui, pronta a riabbracciarvi

  2. La Restanza mi piace …..un concetto che sfiora la Passionarieta’ di Lev Goumilev .bravo

  3. marco carapaci | 15 Febbraio 2020 at 08:13 | Rispondi

    ottimo libro. complimenti.

  4. Noi ci abbiamo organizzato un convegno in Trentino. Lavoriamo sulla restanza da quasi trent’anni. Vogliamo aprire un centro di ricerca su questi temi. Insegnamo a chi vuole imparare come può restare. Mettiti in contatto con noi.

  5. Questo articolo di presentazione mi ha fatto riflettere ed emozionare. Complimenti Savino, non vedo l’ora di leggere il tuo libro. A presto!🍀

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