Il timore era fondato, la minaccia di chiusura della caserma agenti del carcere di Sulmona, come avevamo anticipato, è diventata operativa: l’ordine di servizio è stato diramato oggi nella tarda mattinata e con effetto immediato. “Si dispone la cessazione dell’alloggiamento del personale di polizia penitenziaria nelle camere della caserma situate nei piani fuori terra”. In altre parole restano attivi il bar e la mensa, perché il loro utilizzo è limitato a brevi periodi, ma da oggi stesso almeno una cinquantina di agenti dovranno trovarsi un alloggio e tra loro ce ne sono anche una decina circa che nella struttura avevano la loro abitazione e residenza.
A seguito delle perizie tecniche eseguite sulla palazzina, infatti, è risultato che “l’immobile benché realizzato con criteri antisismici in vigore all’epoca della costruzione – si legge nella relazione – non presenta caratteristiche sufficienti a soddisfare gli odierni parametri di resistenza agli eventi sismici”.
Tutti fuori, dove, però, è un interrogativo che resta, perché la Scuola di polizia penitenziaria, che era una delle possibili soluzioni alternative, ha dato una disponibilità di posti molto limitata (cinque camere).
La Uil, che già stamattina era intervenuta sulla vicenda, ha dichiarato lo stato di agitazione del personale e altrettanto farà probabilmente la Cgil che per prima aveva lanciato l’allarme chiedendo al dipartimento di intervenire e dare soluzioni.
Il problema non è solo logistico, come già spiegato, ma anche di sicurezza, perché i centocinquanta agenti che ruotavano attorno alla caserma agenti, erano in qualche modo un serbatoio di forze in caso di emergenza.
Né la soluzione appare dietro l’angolo: gli stessi uffici hanno ipotizzato una spesa per l’adeguamento sismico della palazzina a cinque piani di almeno 1 milione di euro, per un intervento che, se anche fossero trovati subito i fondi, appare lungo e complesso.
Una delle soluzioni paventate è quella di attrezzare all’interno di via Lamaccio un villaggio con i Map (moduli abitativi provvisori), ma anche questa è una soluzione che non può realizzarsi anche volendo dall’oggi al domani. E già stanotte i berretti blu pendolari e quelli che nella caserma risiedevano, dovranno trovarsi un tetto sotto il quale dormire.
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