Il conto alla rovescia comincerà ad un mese esatto dalla scadenza della data limite: martedì prossimo, il 21 gennaio, i dimasciani ritireranno i propri assessori (Luigi Biagi e Mauro Tirimacco) dalla giunta Casini, “nella speranza che facciano altrettanto anche gli altri componenti dell’esecutivo – ha spiegato questa mattina Bruno Di Masci alle sue truppe – perché questa sindacatura è finita: non ci sono più le motivazioni politiche e amministrative per andare avanti”.
Come previsto, insomma, l’adunata di questa mattina dei dimasciani è servita per suonare la campanella e avvertire che la “ricreazione è finita”, destinando Sulmona all’ennesimo scioglimento anticipato del consiglio comunale.
Resta da capire in che modo ci si arriverà: “Senza giunta o con una giunta monca – continua Di Masci – il sindaco venga in consiglio comunale e prenda atto di non avere più una maggioranza, se così dovesse essere. Non spetta a noi mandarla a casa, ma alla maggioranza che la ha eletta. Noi mettiamo a disposizione le nostre firme”.
Poi l’attacco diretto al Pd, anzi al “peddé”, quello “dei Casciani, dei dipietristi, dei comunisti e dei democristiani, che ha dimenticato la componente socialista e che il segretario nazionale sta sciogliendo”.
“Tutto sto casino – ha detto Di Masci – per prendere in mano sto coccio”.
In sala, all’Hotel Ovidius, ci sono una settantina di persone: volti noti delle truppe dimasciane, fedelissimi fino alla fine. Con in prima linea i due consiglieri comunali che siedono al suo fianco (Antonio Di Rienzo e Claudia Fauci), Aldo Milan, gli assessori Biagi e Tirimacco, l’ex Luciano Marinucci e ovviamente il figlio Alessio Di Masci, a cui papà Bruno lancia uno sguardo complice quando racconta tutto lo sforzo fatto per risolvere in questi mesi di governo di salute pubblica i problemi spicci della città: “Andavamo a bussare ogni giorno ai singoli uffici” dice.
Il resoconto del contributo dato al governo di salute pubblica sarà fatto in un prossimo appuntamento al cinema Pacifico: un appuntamento che segnerà ufficialmente l’apertura per i dimasciani di una nuova campagna elettorale. In quale collocazione e area politica è ancora da capire, ma è probabile che Di Masci che lancia sin da ora l’idea delle primarie, cerchi un approdo in Italia Viva, sfidando questa volta i tre consiglieri che hanno già occupato la casella del gruppo consiliare (Perrotta, Pingue e Di Marzio) e che Di Masci, e non solo lui, vorrebbe scalzare.
Pronti ad una nuova sconfitta?
Quindi il temuto amo sarà buttato a breve… vediamo chi abboccherà e si comporterà da pescetto di frittura già cosciente del destino o da polpo intelligente.
Vedremo chi si farà coinvolgere nel 2° atto del patto del branzino ormai ridotto a lisca o se, come sarebbe più saggio, resteranno lontano dalla rete del pasturatore mascherato (ma nemmeno più di tanto).
In attesa di crescere, da un lato come consistente banco di “pesci politici” e dall’altro da crearsi un considerevole numero di estimatori della loro prelibata “carne politica”.
Certo è che il camaleontico EX socialista (come ex di tutto), le tenta tutte per tenersi in vita politicamente (stirpe, anzi “delfino” al seguito).
Un deus EX machina da rottamare una volta per sempre per salvare il salvabile della città e per ripartire con la rinascita.
D’altronde il branzino avariato dalla tossina del cynara scolymus pagus laverna, ha creato una seria intossicazione nella città dove la momento non c’è vaccino se non l’eradicazione…
Ma tutti sappiamo che queste subdole tossine sono dure a morire, prolificano nella speranza di vita altrui… e quindi più che patto del branzino, sarebbe più congeniale definirlo “patto delle mignatte”.
questa volta i parassiti degli ultimi 30 anni e loro figli e nipoti dovranno vedersela con la nuova classe emergente.