Caro Babbo Natale,
è arrivato quel momento dell’anno in cui ti è consentito frugare nei nostri desideri e spulciare fra le nostre coscienze, per valutare se sia il caso di accontentarci o meno.
Ti sarai stupito nel notare come questa volta la mia lista sia rimasta in bianco, ma le cose che desidero sono talmente economiche, che ho deciso di regalarmele da sola, della taglia e del colore giusto, appena potrò.
Certo, ci sarebbe sempre quella Pace nel mondo che mi hanno insegnato a chiederti fin dalla prima recita dell’asilo, ma forse è una cosa troppo grande perché tu possa metterla dentro il sacco dei doni, già pieno di borse, telefoni, gioielli e viaggi.
Sento sempre dire che bisognerebbe vivere il Natale come fanno i bambini, con l’innocenza, la magia e il cuore in gola mentre scartano i pacchi colorati sotto l’albero. Io credo invece che dovremmo vivere il Natale come fanno i vecchini, che hanno smesso di volere oggetti come regalo e desiderano solamente godersi le feste in armonia, con la famiglia riunita intorno al tavolo, senza pensare per qualche pasto ai trigliceridi, alla glicemia, ai grassi saturi e alla bilancia, perché a Natale siamo tutti più buoni, soprattutto il cibo.
La maggior parte dei bambini ha lo sguardo di chi ha capito tutto, ma fa finta di niente per non deludere gli adulti, che in questi giorni girano come trottole, tentando di realizzare ogni desiderio e di alimentare la magia.
Lo sguardo dei vecchini, invece, trasmette serenità: infonde ai più piccoli la certezza che tutto vada bene e che tutto andrà bene per sempre. Le delusioni passate sono state nascoste fra le pagine del libro che le racconta, come segnalibri che non permettono di dimenticare, ma che si può scegliere di ignorare.
I bambini si godono il caldo, mentre i vecchini, con una filastrocca o una fiaba, sanno creare il calore e forse è per questo che, a volte, sbuffano e strepitano come caldaie in piena attività.
I bambini sono innocenti e ingenui.
I vecchini sono innocenti e consapevoli. Consapevoli di tutto quello che c’è voluto per rendere le cose così belle: sotto l’albero e sopra il tavolo. Di questo Natale loro non sprecheranno neanche una mollica del cibo e ricicleranno ogni carta da regalo.
Non a caso, caro Babbo Natale, hanno scelto te, un nonno corpulento, dolce e paziente, per rappresentare il personaggio principale di questa festa e non un “babbo” in forma, stressato e nervoso.
No, quest’anno non ti chiedo niente, ma mi prendo tutto.
Prendo la frenesia che vedo in giro per affrontare gli ultimi preparativi, affinché non manchi niente, né sotto l’albero né sopra il tavolo.
Prendo le luci colorate che hanno acceso Sulmona, facendo da sfondo a mille selfie che hanno riempito i social di facce finalmente felici di stare in una città, che troppo spesso è luogo di ripicche, tensioni e polemiche.
Prendo la stupida commozione che provo a ogni passaggio in televisione della pubblicità della Apple, che avrebbe il fine di farci spendere lo stipendio in tecnologia, invece a me smuove soltanto il sentimento e la voglia di fermare il tempo, congelando le cose così come sono oggi.
Prendo con rassegnazione i chili in più che avrò a gennaio, perché durante queste feste ho intenzione di dire pochissimi “No grazie” e molti “Sì, al cioccolato, grazie”.
Prendo la voglia di festeggiare, di aprire l’armadio e indossare quel vecchio vestito tanto bello, prima che i succitati chili si traferiscano dai dolci a me.
Prendo i figli in vacanza, finalmente rilassati, finalmente con le sveglie spente, finalmente emozionati per quel regalo da fare e quell’altro da ricevere, non importa che siano soldi per realizzare i desideri o desideri realizzati grazie ai soldi. Fra qualche anno capiranno anche loro cosa è davvero bello trovare dentro i pacchi regalo. Fra qualche anno sapranno perché noi adulti ci auguriamo vicendevolmente “Sereno Natale” e non “Divertentissimo Natale”.
Caro Babbo Natale, quest’anno non chiedo niente, ma voglio ringraziare di quello che ho, perché, nonostante non sia tutto perfetto, è tutto esattamente come avrei sempre voluto: sotto l’albero e sopra il tavolo.
gRaffa
Raffaella Di Girolamo
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