Da bambine era molto facile fare amicizia: bastavano un po’ di spazio in cui correre, qualche foglio per disegnare o una filastrocca da cantare per entrare in sintonia con le coetanee e condividere bei momenti.
Fra le tante, però, c’era sempre una persona speciale che preferivamo alle altre. Lei aveva priorità su tutto e tutti, perché, quando eravamo insieme, l’una bastava all’altra e non c’era bisogno di spazio, disegni o canzoni per stare bene. Le prime confidenze, i primi segreti, le prime risate senza senso che ci hanno traghettato attraverso l’adolescenza, incontro ad amicizie più mature, che hanno costituito il nostro mondo affettivo per tanti anni, in attesa di essere pronte ad aprire il cuore, dopo mille sogni, anche a un principe azzurro in carne ed ossa, che quasi sicuramente ce lo avrebbe fatto a pezzi.
E mentre con i genitori litigavamo, i fidanzati ci lasciavano, la scuola ci opprimeva con i compiti e la vita diventava di anno in anno più impegnativa, l’amica del cuore era sempre lì, pronta ad accoglierci, a sostenerci e a distrarci con un nuovo pettegolezzo, una canzone da ascoltare e una battuta scema per cui ridere. Magari non era più l’amica dell’asilo, né quella delle elementari o delle medie: era una ragazza conosciuta da poco, con la quale c’era stata immediata sintonia, quel feeling particolare che scatta al massimo una decina di volte nella vita. L’orecchio immenso. La voce cullante. Il pensiero tanto simile al nostro. L’abbraccio morbido. Il tè fumante senza zucchero, ma con i biscottini al burro. Il fortino sicuro. La certezza che tutto sarebbe andato bene, almeno finché fossimo state insieme.
Di queste amiche speciali, qualcuna l’abbiamo persa di vista, non certo per un motivo importante, ma perché lo scorrere della vita a volte va assecondato, senza tentare di imbrigliarlo con brevi messaggi e vaghi “Come va?”. Quello scorrere del tempo è lo stesso che un giorno ci porta a incontrarci per caso e sarà come fare un salto indietro negli anni, visto che, nel frattempo, la nostra età, i nostri pensieri e la nostra pettinatura sono cambiati, ma il piacere di stare insieme è rimasto identico.
Rigenerate da quel casuale incontro, tra voli pindarici in un tempo passato che ha generato quello presente e racconti che pretendono di riassumere interi anni in pochi minuti, ci salutiamo con la promessa di rivederci presto, ma una volta tornate a casa, quella promessa, travolta da scadenze, fretta e pensieri, si trasforma in una stupida bugia.
A questa età, per poter passare un po’ di tempo insieme, bisogna organizzarsi con settimane di anticipo, cercando di incastrare gli impegni e gli orari di entrambe con quelli delle rispettive famiglie, ma poi salta fuori sempre un imprevisto che fa rimandare tutto a data da destinarsi.
E così ci dobbiamo accontentare di lasciare, di tanto in tanto, un commento o un like su Facebook, per avere un contatto che però non dà calore, per essere presenti senza esserci, per dire una parola che verrà letta, ma non con la voce di chi la dice.
E invece a noi, con l’amica del cuore, piace raccontarci tutto fitto fitto, menando il can per l’aia e saltando da palo in frasca, tra fatti buffi e cose tragiche, eventi straordinari e noiose banalità. A noi piace ascoltare l’altra in religioso silenzio, ma anche interromperla sul più bello, se ci viene in mente un pensiero non necessariamente importante. A noi piace dirci non solo le cose che si possono dire, ma pure quelle scomode che sarebbe meglio tacere.
Con lei abbiamo bisogno di ridere a crepapelle e urlare a “crepapalle”, perché quando siamo insieme non abbiamo remore e vogliamo condividere la vita vera, non solo quella bella. Con lei vogliamo interrompere le diete, scordarci l’orologio, sentirci ragazze e ignorare gli specchi.
È proprio questo che differenzia le amiche del cuore da quelle del caffè: loro non si limitano a farci la ola quando ne azzecchiamo una, ma sanno anche criticarci se stiamo sbagliando, senza scagionarci inutilmente.
Le amiche del cuore ci riportano con i piedi per terra, ci dicono che siamo stupide, vanno via arrabbiate, ma rimangono nei paraggi, per poter tornare nel momento giusto ad aiutarci a rimettere insieme i pezzi, pensando quel “Te lo avevo detto” che non ci diranno mai, visto che non serve a niente e non sistema le cose, dandoci invece un abbraccio che non sistema le cose, ma serve a tanto.
gRaffa
Raffaella Di Girolamo
La mia si chiama ancora Raffaella
Non abbiamo più il cuore in comune né l’abbraccio
Ma forse nei sogni si