Il poeta immortale rischia di “morire”, portandosi dietro i nefasti fasti di una città che non è stata in grado finora di regalargli un anniversario decente, nonostante i soldi e i progetti. La legge sul Bimillenario ovidiano è infatti di nuovo a rischio, con i suoi 700mila euro che sembrano spariti e risucchiati dal fondo del Mibact in vista della finanziaria prossima all’approvazione. E d’altronde una proroga di tre anni deve essere sembrata eccessiva ai ragionieri del ministro Gualtieri, perché il trucchetto della “morte nel 17 o forse 18” non è facile farla reggere fino al 2020.
Insomma il tempo è scaduto e la proroga che era stata concessa lo scorso anno per spendere (e rendicontare) i fondi istituiti dalla legge terminerà a fine mese, con la concreta possibilità che non possa essere rinnovata.
L’emendamento che consentirebbe al Bimillenario di sopravvivere ai duemilatre anni, presentato dalla senatrice Cinquestelle Gabriella Di Girolamo, dopo aver superato a stento la commissione Cultura, non ha superato lo scoglio di quella Bilancio che ha accantonato l’emendamento in attesa che si trovi la copertura. E che al Mibact di soldi da raschiare non ce ne sono più e ancor meno se dopo tre anni quel capitolo di spesa è rimasto inviolato.
La tabella di marcia del Bimillenario è partita d’altronde con il piede sbagliato e per un motivo o per un altro si è persa per strada. Il Comitato che doveva occuparsi di indirizzare e spendere quei soldi si è costituito con un ritardo imbarazzante solo nel dicembre scorso e ad agosto, con il cambio di governo, ha dovuto ricominciare quasi da capo. Tant’è che, ad oggi, manca all’organismo ancora il membro delegato proprio dal Mibact.
Eppure qualche progetto sarebbe stato già consegnato al Comitato: un intervento sulla rediviva Casa Ovidio (quella che “sarà inaugurata a settembre” disse nell’aprile 2017 il sindaco Casini), un lungometraggio sul poeta (progetti della Dmc), un parco letterario. Buoni propositi rimasti finora idee di carta, non ancora trasformati in fatti e soprattutto non ancora rendicontati. Propositi che potrebbero restare tali se la politica non interverrà a far passare l’emendamento o ad inserire la proroga nel decretone (il cosiddetto Milleproroghe) di fine anno.
Una storia “tristia”.
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