E’ un quadro più chiaro quello che emerge dopo gli arresti eseguiti l’altro ieri dalla guardia di finanza su ordine di custodia cautelare emessa dal gip Marco Billi e su richiesta del sostituto procuratore della Repubblica Stefano Iafolla.
Un’inchiesta durata mesi ed esplosa il 2 ottobre scorso a seguito dell’intercettazione da parte degli inquirenti della “partita regina”: quei 15 e più chili di droga cioè depositati nel garage dell’economo del Comune di Sulmona Armando Di Pietro, arrestato insieme al corriere romano Adriano Esposito.
Il ruolo di Di Pietro si riduce così come ipotizzato dall’inizio a semplice assuntore e consapevole, per sua stessa ammissione, “scalo” della merce che in realtà, secondo gli inquirenti, doveva quella sera stessa essere prelevata dal garage dell’economo per essere trasferita in casa della coppia di fidanzati, Daniela Marinilli (35 anni) e Guido Petrarca (25 anni) che i magistrati definiscono come il “braccio operativo” di Massimiliano Le Donne, il trentaquattrenne pluripregiudicato e attualmente latitante, che era il vero deus ex machina dell’approvvigionamento e dello spaccio di cocaina e hashish.
Talmente organizzato era il sistema, che cioè sfruttava due incensurati come i fidanzati arrestati l’altro giorno, che Le Donne si era preoccupato di acquistare ai suoi “cavalli” anche una macchina per il sottovuoto, per conservare cioè al meglio la droga da spacciare.
Il ruolo dei due ragazzi, però, era tutt’altro che inconsapevole: dalle intercettazioni ambientali e telefoniche, dalle riprese video e i rilevamenti con gps, infatti, emerge come Marinilli e Petrarca avessero un ruolo attivo, seppur subordinato, nel traffico di droga. Consegnavano dosi, tagliavano i pezzi, riscuotevano i soldi e in alcuni casi gestivano personalmente piccoli spacci per conto proprio.
Erano sotto controllo dall’estate scorsa, con più di un’operazione di rinvenimento di droga (la più consistente una cessione di dieci grammi di cocaina) volutamente taciute dagli inquirenti per supportare il quadro probatorio e ricostruire l’organigramma dello spaccio.
Al vertice c’era appunto Massimiliano Le Donne che utilizzava i due incensurati per l’impossibilità di gestire personalmente le operazioni, essendo persona attenzionata e sottoposta a sorveglianza speciale. Per gestire la “partita regina” Le Donne aveva anche acquistato schede telefoniche “monouso” da far utilizzare ai suoi cavalli e la sera del 2 ottobre, visto che Di Pietro non rispondeva al telefono, aveva mandato la Marinilli a verificare cosa fosse successo. Verifica che la ragazza eseguì senza batter ciglia, rimanendo tra l’altro chiusa dentro il condominio di viale della stazione dove abita “il furbetto”(così veniva chiamato dai tre Di Pietro in riferimento all’inchiesta sull’assenteismo -dalla quale Di Pietro è stato prosciolto-).
Un silenzio, quello di Di Pietro, che aveva fatto subito mangiare la foglia a Le Donne, consapevole a tal punto di essere il prossimo destinatario di una misura cautelare da sparire la sera stessa, disattivando telefono e attività sui social network e verosimilmente abbandonando Sulmona.
Ora Le Donne è ricercato e sicuramente la sua posizione è la più grave. Gli altri due, oltre a Di Pietro ed Esposito, si trovano invece in carcere in attesa del l’interrogatorio di garanzia che sarà eseguito per Guido Petrarca, difeso dall’avvocato Alessandro Scelli, martedì prossimo, mentre per Daniela Marinilli, difesa dall’avvocato Alberto Paolini, tramite rogatoria (è rinchiusa a Chieti) nei prossimi giorni.
Saranno tutti liberi a breve
il problema è che come Le donne ci sono altri ma che sono intoccabili…
I nomi della Sulmona bene,non li sapremo mai…in mezzo ci sono chi non te L ha aspetti..
Ma quale “ragazzi”, chiamateli con il loro nome: spacciatori.