Il pacentrano illustre, Mike Pompeo, Segretario di Stato Usa, ripartirà oggi per Washington dopo aver visitato l’Italia, il Montenegro, la Macedonia e la Grecia. Con sé porterà i frutti di una visita diplomatica non facile, coincisa con la sentenza del Wto che potrebbe permettere agli Stati Uniti, già dal prossimo 18 ottobre, di imporre dazi pesantissimi su alcuni prodotti di importazione europea, tra cui formaggi e affettati. Compresi quelli che, giovedì scorso, ha apprezzato tanto nella sua visita privata in Abruzzo.
Con un Tweet pubblicato sul suo profilo l’altro giorno il braccio destro di Donald Trump ha commentato il suo tuffo nella terra di origine: “Come un orgoglioso figlio d’Abruzzo, sono onorato di visitare la casa natale dei miei antenati e di incontrare la meravigliosa gente di Pacentro. Più di 18 milioni di americani condividono le radici italiane e continuano a contribuire alla storia della grandezza americana” ha scritto allegando tanto di foto della sua visita.
Un Tweet che, come la sua sentita visita, stride tuttavia con la sua azione politica: perché in tutto questo miele e ricotta spalmato sulle radici, c’è l’amaro retrogusto dei muri issati ai confini con il Messico, le rigide direttive, di cui lui è stato principale artefice, contro l’immigrazione clandestina (con quelle immagini dei bambini strappati alle mamme e messi nelle gabbie che sono diventate un simbolo), la politica sovranista e tutta la narrativa dell’aiutiamoli a casa loro. Specie se casa loro è un posto come il Venezuela, ricco di petrolio e con un governo poco allineato, contro cui Pompeo si dice pronto a muovere.
Certo la visita di giovedì scorso a Pacentro e Sulmona era privata e non aveva nulla di diplomatico, tuttavia, se si vuole, era una visita politica anch’essa: perché tornando e poi esaltando le sue origini di famiglia emigrante, Pompeo ha contraddetto se stesso. Perchè quei 18 milioni di italiani che “continuano a contribuire alla grandezza americana”, se fosse stato per lui, a Long Island non sarebbero mai sbarcati all’inizio del secolo scorso, quando su una delle tante navi della speranza c’era anche suo bisnonno Carlo e sua bisnonna Adelina. Due dei tanti disperati divorati dai morsi della fame, partiti insieme a tutta la famiglia dalla povera terra d’Abruzzo alla ricerca di condizioni di vita migliori.
La polemica locale sul dare o meno la cittadinanza onoraria di Pacentro a Mike Pompeo, forse dovrebbe tenere in conto anche questo. Non basta essere potenti per meritare una medaglia.
Forse chi scrive dimentica che in America si arrivava solo con un visto regolare e con tanto di documenti Ufficiali rilasciati da Comune e mandamento giudiziario ( posso postare quelli del mio bisnonno e del figlio di 14 anni, mio nonno) emigrati la prima volta nel 1892). Long Island serviva come attracco temporaneo per evitare il diffondersi di malattie infettive. Molti sono stati reimbarcati da Long Island verso i paese di provenienza. Era una terra, allora, dove serviva manodopera. Il muro con il Messico seppur iniziato sotto la presidenza Bush, il primo tratto fu terminato nel 1983 sotto la presidenza del “ Democratico” CLINTON . Lo stesso nel 1984 lanciò l’operazione GUARDIAN che oltre alla continuazione della costruzione del muro, schierò novemila poliziotti anti immigrazione sulla frontiera con il Messico. Con L’altro grande democratico presidente OBAMA il muro raggiunse le 700 miglia e 2.500.000 latinos irregolari cacciati via dagli USA.
Basta andare sul sito del U.S. Department of Homelland Security – proprio dove Trump ha firmato l’ordine esecutivo in questione – per scoprire che, con malcelato orgoglio, il 9 ottobre 2014, l’allora segretario della Sicurezza Interna di Barack Obama, Jeh Johnson, mostrava a media assai poco critici (almeno rispetto a quelli di oggi) i risultati del boom nella costruzione alla frontiera messicana delle “fences”. O come le chiamerebbe Trump oggi, del “muro”.“Erano appena 77 miglia (124 Km) nel 2000 mentre”, diceva fiero ed applaudito dai giornalisti presenti Johnson, quel 9 ottobre 2014 “grazie al lavoro congiunto delle amministrazioni Clinton, Bush Jr ed Obama per rafforzare la nostra sicurezza, oggi le barriere (e cioè il muro) al confine con il Messico occupano almeno 700 miglia”
Perché non lo scrivi?
Si scrive solo quello che fa comodo,non c’è nulla di nuovo
Concordo pienamente con Publio. Non lo scricono, perchè quando si è allineati, la storia la si legge solo in un verso, quello che convie al proprio schieramento politico. Paraocchi ed indottrinamento allo stato puro.
che articolo fazioso!
vedo che non avete capito assolutamente nulla del senso dell’articolo e anche della parole, evidentemente quando si legge con il pregiudizio della politica è più semplice trarre le proprie conclusioni. Come quella, ad esempio, che si voglia scaricare sui Repubblicani e solo su questi gli orrori e gli errori di una politica antimigratoria che, pure, ha fatto la fortuna degli Stati Uniti. Che in “America si entra solo con il permesso” lo vada a verificare nei sobborghi di Chicago, o in quelli di Hartford se vuole stare più vicino alla sua razza. Non basta fare copia e incolla da Wikipedia per sostenere un ragionamento e il ragionamento è semplice: chi ha una posizione così ostile verso l’immigrazione -controllata e clandestina- risulta quanto meno contraddittorio quando viene a ricordare e omaggiare le sue origini di emigrante. Buona domenica
signor Grizzly, la critica è mossa dal fatto che non vi rendete conto che Gli Stati Uniti d’America sono il più grande paese multirazziale del mondo, la politica di controllo dell’immigrazione dei giorni odierni non ha nulla a che vedere con quella di 100 anni fa. Prima si partiva perché non si aveva di che mangiare e non perché su internet si vedevano false rappresentazioni di uno stato felice e florido. si partiva per lavorare e la densità di popolazione era 5 volte inferiore a quella dei giorni nostri. ora lei cita i sobborghi di Chicago, potrei aggiungere anche New York o la tecnologica San Francisco. Questo per dirle che proprio perché c’è una gran parte dello stato che versa in condizione di povertà è giusto che chi governa il paese debba prima risolvere i problemi interni altrimenti si creerebbe un mix esplosivo ed ingovernabile. quindi la regolazione dei flussi è sacrosanta e necessaria. e non fate i falsi perbenisti perché il concetto di confine lo possiamo anche applicare alla sottile cortina che separa la ragione all’istinto di criticare per partito preso.
eppure mi sembra di essere stato abastanza chiaro: nei sobborghi di Chicago vada a vedere quante persone che abitano lì da anni sono regolari e quanti, ancora ora, dopo aver cresciuto generazioni, irregolari. Non credo che ci sia tanta differenza tra i flussi migratori di cento anni fa e quelli odierni, perchè in entrambi i casi (fatti salvi i Paesi in guerra) si emigrava e si emigra per fame. Proprio perchè gli States sono il Paese più multiraziale che esiste, dovrebbe avere bene a mente cos’è l’emigrazione. La fame non ha il passaporto, così come il diritto a costruirsi una vita dignitosa
Mi risulta che in America, inclusi gli amerindi,siano tutti immigrati,visto che la storia dell’uomo,come è noto,è iniziata in Africa qualche milione di anni orsono.
Grizzly, conosco molto bene la realtà USA, ci vivono centinaia tra zii, cugini, e parenti vari. Ci sono vissuti i miei bisnonni e nonni.
Ci sono stato più volte e ho conosciuto anche molti italiani che ci vivono e lavorano senza permesso, anche nella stessa NYC, senza andare nei sobborghi di Chicago.
Non ti ho citato Wikipedia , ma i dati del U.S. Département of Homelland Security, poi non è importante dove si prendono i dati, ma che le informazioni che si fanno siano incontrovertibili.
E queste lo sono.
L’immigrazione incontrollata, quando supera determinati livelli, diventa un problema serio per ogni governo di qualsiasi colore o ideologia politica.
Anche perché mina le basi della convivenza civile , lavorativa e di sicurezza delle persone.
È per questi motivi che sia Clinton che Bush jr. e poi Obama e adesso Trump si sono posti il problema e hanno posto in essere misure di contenimento e contrasto. Poi l’ideologia politicizzata dei media e gli interessi dei potentati economici che la sostengono , amplificano o sottacciono a seconda delle proprie convenienze.
Quasi tutti si muovono per fame o per avere una vita dignitosa, ma se una nazione conta milioni di disoccupati vorrei capire come può accogliere altri milioni di disperati. Prima o poi si scannerebbero tra di loro, o aumenterebbe notevolmente lo sfruttamento
della manodopera con il lavoro nero e paghe da tre quattro euro all’ora.
“Non basta essere potenti per meritare una medaglia”. Questa frase vale tutto il pezzo, è bellissima e ha perfino una forza “redimente” per chi l’ha scelta e la scrive. Poi vedo un sacco di esperti di questioni americane. Un tempo capitava di incontrarne, su questo e tanto altro, seduti al bar. Oggi i social consentono bar virtuali in permanente overbooking, ma sempre di bar si tratta. Buon lavoro a tutti, in speciale modo a Il Germe!
Pacentro non darà nessuna medaglia al potente di turno. Conferirà la cittadinanza onoraria
ad un “ pacentrano” pronipote di pacentrani. A prescindere.
Le chiacchiere da bar le fai tu, se vuoi un confronto vis a vis te lo dimostro gattino da tastiera.
Verità parziale la sua.
La cittadinanza onoraria, di cui ne è stato avviato l’iter della delibera come da dichiarazione del Sindaco (Il Centro del 05.10.2019), sarà si conferita ad un “futuro” pacentrano pronipote di pacentrani, ma ha omesso di dire che è un cittadino pacentrano di “un certo peso”.
Non mi sembra che l’amministrazione attuale o passate, come anche le relative opposizioni abbiano mai proposto la cittadinanza onoraria a “futuri” pacentrani pronipote di pacentrani (come a qualsiasi altro titolo) se non a personaggi famosi – la cittadinanza onoraria a Madonna nel lontano 1987 – o per l’appunto al Segretario di Stato degli Stati Uniti Pompeo.
Credo che non manchino parentele “comuni” di altrettanti “futuri” pacentrani, e perchè non adoperarsi in tal senso per tutti? Tanto per un principio di equità!!!
Quindi se non è una medaglia, sarà per certo una cittadinanza onoraria a fare la differenza fra futuri cittadini pacentrani all’estero, anche perché:
A che titolo verrà data la cittadinanza onoraria a Mike Pompeo?
Quale l’impegno, l’impresa la prestazione a favore della cittadina pacentrana???!!!
Quale il lustro, le azioni, a vantaggio dei pacentrani, della nazione o dell’Umanità???!!!
Ve ne erano prima che diventasse Segretario di Stato degli Stati Uniti???!!!
Ve ne sono ora (come anche in passato per i suoi predecessori) con la politica estera degne di nota???!!!