L’Abruzzo in festa per il ritorno di Mike il pacentrano

Era una promessa “fatta a mio padre” dice avvicinandosi ai cronisti, ma la visita oggi a Pacentro a Mike Pompeo, Segretario di Stato Usa, è piaciuta davvero. “Tornerò” aggiunge all’uscita della Taverna de li Caldora, dopo un pranzo rigorosamente abruzzese: 54 euro di conto e una mancia da 20 dollari alla figlia del proprietario Gabriella Cercone, che ha servito i prestigiosi ospiti nella saletta riservata vista montagna. Un tavolo per due (per Mike e la moglie Susan) e la sicurezza.

Un pasto gustato con calma, dopo gli incontri con il sindaco Guido Angelilli e il presidente della Regione Marco Marsilio, e dopo la visita fatta nella casa dove nacque suo bisnonno. “Siamo fieri di poter condividere con te le origini abruzzesi – ha detto Marsilio a Pompeo – e speriamo che tanti americani abruzzesi vogliano far ritorno in questa terra. Per questo contiamo presto di attivare voli intercontinentali all’aeroporto d’Abruzzo, non appena l’Enac ci avrà dato l’autorizzazione: abbiamo già i soldi e il progetto”. Il presidente prova anche a “fare breccia sulla questione dei dazi – spiega Marsilio – perchè la misura è destinata a penalizzare l’export della nostra regione in modo pesante”. Ma la questione però va ben oltre una visita privata ed oggi, il pacentrano Mike, si vuole godere la sua terra.

Prima di scendere a Sulmona per una passeggiata e un po’ di shopping, trova il tempo per andare in Comune e autografare di suo pugno, con tanto di dedica (“E’ stato meraviglioso visitare i miei avi”) il “Libro delle origini” che il sindaco Guido Angelilli gli ha donato mettendoci dentro gli atti di nascita e di matrimonio della sua famiglia.

Da quelle pagine ingiallite da oltre un secolo di storia e di polvere, è uscita una storia, una delle tante dell’emigrazione abruzzese, che è il simbolo del sogno americano: sette fratelli figli di contadini, i figli di Giuseppe e Luisa, imbarcatisi su una nave alla fine dell’Ottocento per trovare fortuna e che, nella loro America, hanno scalato, come nel caso di Mike, tutti, ma proprio tutti i gradini, arrivando a ricoprire, dopo quella del presidente, la carica più importante nella Casa Bianca.

Pacentro è un oggi un paese in festa, dove i cecchini appostati dietro le finestre, i rigidi controlli della Cia e delle forze dell’ordine italiane, non riescono a scalfire la serenità e la gioia per questo pacentrano di ritorno. Sulle case sventolano le bandiere a stelle e strisce e i tricolori, la gente appalude, Mike saluta, si fa i selfie con i ragazzini, parla con un’anziana signora che porta il suo cognome. Anche lei di ritorno dagli Usa.

Qualcuno si spaccia per cugino e parente alla lontana, ma l’abero genealogico dei Pompeo è talmente complicato che lo stesso Mike ha dovuto chiarirlo all’ufficio anagrafe: “Il nonno di mio padre si chiamava Carlo e non Paolo (che era uno dei fratelli, ndr)” ha spiegato costringendo il Comune a correggere la pergamena che ricostruisce le discendenze e che il Segretario di Stato mostra di apprezzare particolarmente.

Poi la passeggiata per Sulmona, con il sindaco Annamaria Casini e il vice Luigi Biagi a fare gli onori di casa. I Pompeo si fermano prima all’oreficeria “Arte oro” dove acquistano quattro tra presentose e tomboli in oro e poi al confettificio “Di Carlo e figlio” dove il proprietario ha confezionato fiori a stelle e strisce appositamente per lo speciale cliente. “Mi ha chiesto il numero di telefono – racconta il commerciante sulmonese – perchè deve acquistare dei confetti per il matrimonio di un amico del figlio”.

Davanti all’acquedotto, mentre si scatena il temporale dopo una giornata di sole, una fila di auto blindate: Mike saluta ancora una volta gli astanti, “tornerò” ripete. E va via, portandosi dentro le immagini di una terra che, finora, aveva solo sentito raccontare.

6 Commenti su "L’Abruzzo in festa per il ritorno di Mike il pacentrano"

  1. Solo perché pacentrano si dimentica che questo signore è il segretario di stato del peggiore presidente nella storia degli Stati Uniti d’America. Ecco, esattamente questo dicesi provincialismo giornalistico.

  2. Grizzly avresti dovuto imparare, dopo tanti anni: 1) che il racconto, di chiunque, non è mai imparziale, si tratta solo di azzeccare (tra aggettivi, verbi, sostantivi, virgole e punti e virgola) come stare dalla parte giusta; 2) che si racconta anche ciò che sta “dietro” e non sempre si vede. E dove – come si dice – spesso si annida la verità.
    Tutto ciò è (dovrebbe essere) buon giornalismo, il resto è propaganda.

    • Caro johnny, mio maestro. Il racconto è il resoconto delle emozioni vissute sul campo. Di quello che si è visto e di quello che si è percepito. Non si è espressa una valutazione politica e personale: si trattava di una visita privata e di una festa per il ritorno di un personaggio illustre in un paese, per quanto la sua politica e le sue scelte possano essere non condivisibili. E d’altronde, su questo, abbiamo avuto modo di dire in altri articoli di presentazione della visita. Mi sembra che l’articolo sia un buon resoconto, che contiene persino delle notizie.

  3. Persino. Mai avverbio fu più azzeccato.

  4. moralizzatore | 5 Ottobre 2019 at 23:37 | Rispondi

    Johnny cosa ti fa pensare di poterti elevare a tanto e di etichettare Trump come il peggior presidente della storia degli USA? cosa ne sai tu? forse è proprio il tuo punto di vista che, unitamente a molti altri come te, distorce la visione delle cose. Trovo l’articolo ben scritto soprattutto perché suscita nel lettore le sensazioni giuste. Non scivoliamo nel provincialismo pseudo letterale che degrada lentamente nell’invidia tipica del sulmonese letterato da bar. Questa è una vera storia di America Dream. complimenti alla redazione.

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