La gara d’appalto da oltre 4 milioni di euro per accogliere i rifiuti trattati nell’impianto di Sulmona è andata deserta. Ieri, all’apertura delle buste della procedura telematica, non c’erano insomma né ditte né discariche disponibili. Non a trattare ancora con Cogesa, almeno. Neanche il sito di Isernia, che fino allo scorso anno aveva offerto i suoi metri cubi di discarica, ha risposto.
Una flop che rischia di far saltare i già delicatissimi equilibri nella gestione dei rifiuti e che, soprattutto, rischia di accorciare la vita del “buco” di Noce Mattei, perchè a fronte degli impegni aziendali presi dalla partecipata, quello ai piedi del Morrone resta ad oggi l’unico sito disponibile. E questo nonostante il regolamento della società preveda che a Noce Mattei possano conferire solo i Comuni soci, nel frattempo aumentati a dismisura con l’ingresso, in particolare, con una sola quota societaria, dell’Asm che gestisce i rifiuti dell’Aquila e che da sola conferisce circa 22mila tonnellate l’anno.
La gara d’appalto aveva un impatto considerevole sull’alleggerimento della discarica sulmonese: 18mila tonnellate l’anno che ora, se non saranno trovate soluzioni alternative (il Cogesa ha prospettato una trattativa privata), finiranno probabilmente ai piedi del Morrone insieme alle altre 40mila tonnellate prodotte ogni anno (stando ai numeri del 2018) dai Comuni soci. Questo vuol dire, calcolatrice alla mano, che la discarica di Noce Mattei potrebbe esaurirsi completamente nel giro di poco più di quattro anni, contando anche il buco da 250mila metri cubi già autorizzato e ancora da scavare.
Altro che la “durata sessantennale” promessa dall’amministratore unico Vincenzo Margiotta che, domani, dovrà presentarsi davanti alla commissione di Controllo e Garanzia del Comune di Sulmona, proprio per riferire, tra le altre cose, della vita di Noce Mattei e dei cattivi odori che emana.
Le rassicurazioni e le letture parziali date da Cogesa dei verbali Arta e Asl, d’altronde, non servono a placare l’ira dei residenti che, quella puzza, continuano a sentirla. E a ben ragione: perché nel verbale sbandierato dall’amministratore unico e relativo al sopralluogo fatto da Arta e Asl il 28 agosto scorso, mancano agli “odori appena percettibili”, le raccomandazioni più simili a delle prescrizioni che pure sono state fatte dai tecnici.
Lì dove si parla di “possibili sorgenti di molestia olfattiva gli scarrabili utilizzati per lo stoccaggio dell’umido e relativi colaticci, le aperture del capannone di biostabilizzazione, il biofiltro”. E ancora: “La pavimentazione delle aree di stoccaggio dell’organico presenta visibili buche e irregolarità e ristagno di colaticci. I materiali conferiti eccedono i volumi degli stalli di stoccaggio, parte delle saracinesche non risultano perfettamente chiuse o presentano rotture”.
All’elenco delle criticità, seguono poi le raccomandazioni: “Si è ipotizzata al riguardo la possibilità di spostare gli scarrabili in area confinata ed in depressione dalle ore serali sino al mattino per minimizzare l’impatto olfattivo (quello che era “appena percettibile”, ndr) – si legge nel verbale -. Al riguardo si ritiene doversi segnalare all’autorità competente l’opportunità di valutare misure alternative in fase di riesame dell’Aia con specifico riguardo ai quantitativi massimi istantanei stoccabili, a ulteriori misure di contenimento delle emissioni diffuse, ivi comprese misure di controllo della chiusura delle porte di accesso ai capannoni e alla necessità di garantire l’allontanamento dell’umido con frequenza giornaliera. Si segnala inoltre l’opportunità di garantire idonee pendenze per il regolare deflusso di acque meteoriche, colaticci e acque di lavaggio”.
Chissà se tra un’operazione immobiliare, uno scivolo per i dipendenti e un post su Facebook, il Cogesa avrà tempo anche per gestire decentemente i rifiuti e tutelare la salute dei cittadini.
bene,anche le agenzie amiche… le stesse che modificando i punti di prelievo (mare) o con la miscelazione delle acque (bussi)davano l’ok ,il non rischio per la salute umana…verbalizzano
criticita’,Vincenzino,persona per bene,non avendo nessuna competenza ,qualifica in materia ,
dovrebbe chiedere un parere alle agenzie/enti specializzate nazionali,europee,ministero dell’ambiente,commissione parlamentare ecc,oltretutto arta,asl sono idonee,competenti,hanno le tecnologie,strumenti per verificare,controllare, analizzare,accertare,dimostrare.provare la “natura dei gas” come,quali,dove,quando,perche’e soprattutto il grado di pericolosita’…la puzza non e’l’aerobiologico da polline,o no?