L’informativa depositata dalla polizia sul tavolo del sostituto procuratore della Repubblica, Stefano Iafolla, parla di lesioni aggravate, ma con il passare delle ore appare sempre più chiaro che quella ai danni di Sadio, il ventisette senegalese accoltellato alla gola martedì scorso, è stata un’azione con intento omicida.
Lo ha ribadito lo stesso Sadio l’altra sera a chi, non senza difficoltà, essendo il ragazzo piantonato in ospedale, è andato a trovarlo. Ribadendo la storia dell’aggressione e fornendo un particolare che evidenzia senza ombra di dubbio che chi ha colpito Sadio voleva ucciderlo.
Il senegalese ha raccontato infatti che dopo averlo ferito alla gola con il coltello, i due aggressori lo hanno gettato in un fiumiciattolo e accortisi che stava nuotando lo hanno inseguito, caricato in auto e gettato in un fosso fuori mano, nella convinzione che prima o poi li sarebbe morto dissanguato. Una versione che se confermata appare a dir poco agghiacciante, un’esecuzione quasi mafiosa che deve porre interrogativi seri non solo agli inquirenti, ma anche e soprattutto alla comunità.
Sadio non è solo un profugo, un immigrato, uno venuto sul barcone, ma una persona con un profilo alto. Un laureato e un attivista politico e dei diritti civili, certo non uno che si mette a fare risse per strada o a vendere fumo. E’ l’esempio dell’integrazione possibile tra popoli e persone, la luce di speranza che accende un faro sulla buia pagina che il Paese sta attraversando.
“Sadio non sei solo” recita lo slogan delle associazioni e del mondo sindacale che ieri sera si sono riuniti nella sede della Cgil per decidere come reagire a questo orrore, a questa deriva di violenza e di odio. Loro hanno deciso di fare una staffetta in quella stanza di ospedale a Pescara dove il ragazzo è ricoverato in condizioni gravi, anche se non più in pericolo di vita. Per far sentire che la comunità è con lui, che in Italia non sono tutti seminatori di odio e di razzismo, parola che sembra per alcuni quasi una bestemmia da pronunciare. Eppure il razzismo e l’odio etnico, nonostante i dubbi della polizia, sembrano essere l’unica motivazione all’agguato, perché Sadio questo sente e perché a Sadio, chi lo conosce, gli crede.
E a giudicare dalla partecipazione alla riunione di ieri, con la sala di palazzo Corvi piena di gente, sono in molti a voler dire basta. Oggi (ore 18) ci sarà così un’azione di volantinaggio in piazza XX settembre, perché tutti siano consapevoli e informati su quel che è accaduto e sta accadendo, perché quel gesto violento e probabilmente razzista, non può trovare sponde, giustificazioni, complici.
Le possibilità di dare un volto agli aggressori esiste: Sadio dice di conoscere di vista uno dei due e ci auguriamo che gli inquirenti (ma in questo il procuratore Iafolla ha già dimostrato di avere il polso fermo) dimostrino capacità e coraggio nel dare una risposta e assicurare alla giustizia i responsabili, i criminali, e anche la verità.
Da come scrivete, le Autorita’ non hanno fornito nessun elemento per ricondurre l’aggressione a motivazioni razziali. Adesso se ne parlate cosi come fate voi, se si organizzano manifestazioni antirazziali, vuol dire che siete in possesso di elementi che avvalorano questa ipotesi. Li avete forniti alle Forze dell’Ordine? Non basta sapere il titolo di studio e quello che fa l’uomo che e’ stato aggredito per parlare di razzismo. O no?