L’ultimo in ordine di tempo è l’impianto di irrigazione dell’area camper, che in attesa della sua apertura, chissà quando, ha uno splendido prato inglese da far invidia alla regina Elisabetta. Con risultati meno eleganti, ci sono poi i giardinetti di Porta Napoli, quelli Capograssi, quelli dell’Annunziata, quelli di via Togliatti e ancora rotonde e spartitraffico, da San Panfilo a via della Repubblica, a cui da bere non è mai mancato.
Tutti abusivi, però, perché ad eccezione della villa comunale, che si rifornisce grazie ad un sistema di vasche sotterranee, il resto dei giardini pubblici di Sulmona utilizza l’acqua potabile per l’irrigazione, persino per il campo sportivo. Roba che se fatto da un privato scatenerebbe salate multe e irripetibili improperi. Ma tant’è: al Consorzio di bonifica non c’è un solo allaccio intestato a palazzo San Francesco e viene da sé che quella che esce dai bocchettoni degli impianti è acqua da bere.
Ma non è tutto, perché tra le circa cento fontane e le quarantanove utenze intestate al Comune dalla Saca, non risultano esserci allacci irrigui (né sarebbe possibile), ma per alcuni neanche un allaccio di prossimità. Anche qui la deduzione è che non solo per innaffiare i giardini pubblici si usa acqua potabile, ma che in alcuni casi questa non viene neanche contabilizzata. Gli allacci cioè sono fatti fuori contatore e per questo i consumi pagati dalla collettività.
Un problema di non facile soluzione perché, anche volendo, gli allacci ai canali del Consorzio di bonifica non sono così semplici, soprattutto nel centro storico dove la conduttura centrale che esisteva è stata chiusa dal Consorzio perché molte utenze ci riversavano, ovviamente in modo abusivo, le proprie condotte fognarie.
“Sulmo mihi patria est, gelidis uberrimus undis…”
Ma una concessione di derivazione dal fiume Vella che scorre a soli dieci metri No?
Basterebbero un tubo da un pollice collegato ad una piccola pompa elettrica aspirante, con orologio di attivazione meglio se in orari notturni.
No!
E’ improponibile la realizzazione di tale “progettino” ad un ente quale il Comune, quanto inutile la sua intuizione in particolar modo nei periodi di secca estivi…. tanto vale dotarsi di annaffiatoio.
Il Comune deve dotarsi di un pozzo di captazione.
non occorrono idee,o faraonici piani,progetti….basterebbe il rispetto delle Leggi,il comune miniscola di rigore ,e’ in totale violazione delle disposizioni,non paga l’uso dell’acqua pubblica,ecc,tutto illegalmente,il consorzio,la saca ,tacciono,tanto pagano i Contribuenti,ma le Associazioni Consumatori,Codacons,Federconsumatori ecc, non hanno nulla da dire,azioni a tutela del bene comune?
solo (mis)fatti… i suoi.
Parole in libertà (e non frasi perché offensivo per la sintassi) senza alcun costrutto e proponimento.
L’incarnazione della negazione psicologica fatta persona…o quasi.
Non ho mai visto il fiume Vella in secca!
Nelle poche annate di grande siccità, se ne contano due/tre ogni cinquant’anni, il pericolo lo corre per le derivazioni del Consorzio di bonifica Aterno/Sagittario, in palese violazione della legge sul rilascio del “ deflusso minimo vitale o MDV “ in grado di garantire la naturale integrità ecologica del corso d’acqua, con particolare riferimento alla tutela della vita acquatica,
Un pozzo di captazione costerebbe diverse decine di migliaia di euro tra progettazione, indagini geologiche e realizzazione. A fronte di poche centinaia di euro per una piccola pompa elettrica.
Dalla sua affermazione, devo dedurre che probabilmente ha meno di 50 anni e di secche ne ha poche memorie.
Si faccia raccontare da chi ha più anni di lei le nuotate “A lu schitt”,e della sua scomparsa .. tanto per farsi un’idea.
Poi il minimo deflusso sul Vella (fiume ma forse più torrente) mi lascia perplesso.. Ma dov’è questa fauna ittica da preservare nel Vella?
Dove hai mai visto questa turbolenza d’acqua? Non farà confusione con il “fiume” Gizio posto fra l’altro sull’altro lato della città?
E comunque, se a lei resta percorribile la sua di idea, spero che l’ufficio tecnico comunale la tenga in debita considerazione, con la speranza che alle poche centinaia di euro di impianto non si affianchino poi multe forse più onerose per l’impiantino fai da te.
La sua è un’idea più campagnola che altro, ai livelli delle “formelle” con le tavolette di legno a deviare il corso del canale per irrigare il campo… e già la cosa la vedrei più realizzabile.. anzi più ecosostenibile… tasse di concessione incluse 🙂