Un abbraccio contro i tagli selvaggi

Accoccolati, teneri, amorevoli lungo il viale alberato di via Papa Giovanni XXIII. L’atmosfera quasi quella da ballo del liceo, peccato che i protagonisti non siano due adolescenti alle prese con un lento, ma delle singolari sagome con tanto di t-shirt e braccia tese a cingere quei pini a cui è toccata o toccherà la sorte del taglio.

Insomma dei veri e propri alberi “abbracciosi” e anche un po’ petalosi per restare nelle concessioni della Crusca. Una trovata che per ora resterebbe anonima, nessuna firma a rivendicarne l’opera. Alcuni residenti spiegano di non essersi accorti di nulla e di aver trovato tutto già così. Anche se gli autori, in verità, non sono così ignoti, ma conosciuti paladini della scultura lignea. Quella di piazza Capograssi per intendersi. L’allestimento, seppur minimal, è d’impatto, la scena lascia pensare ad un messaggio ambientalista di contrarietà al taglio o forse una sorta di consolatio a quei pini mutilati ormai da tre mesi e lasciati lì in fila a fare la presenza. Una presenza che gli artisti del legno vorrebbe fosse trasformata in opera d’arte come era stato chiesto inizialmente al Comune, a quanto pare sordo all’estro della motosega d’autore. Pini marittimi forse non proprio azzeccatissimi per una cittadina pedemontana e che di radici ne avevano messe molte fino a sventrare l’asfalto. E così l’idea dell’abbraccio: una maglietta bianca stringe quel che resta di un albero e un’altra nera si riversa su di un altro.

Per via Papa Giovanni XXIII il progetteo quello di 280mila euro per il rifacimento della strada, taglio degli alberi e arredo urbano, quello annunciato dall’ex assessore e vice sindaco Nicola Angelucci, è d’altronde ancora in piedi, non è andato via con il cambio di poltrona a Palazzo. Resta uno degli obiettivi della sindacatura Casini, che finora non ha certo fatto mancare in città il rumore delle motoseghe.

Alberi malati da curare o da abbattere, questo il dilemma cittadino che al sentor di lama sul pino scatena le opposte fazioni del pro e contro taglio. In principio fu piazza Carmine, nella rediviva villetta dei pensionati, il taglio lì sollevò un bel polverone, ma nemmeno la catena umana ambientalista scongiurò l’abbattimento dei due alberi. Poi man mano la circonvallazione, il piazzale del De Nino-Morandi, il parco fluviale, le palme del giardino Capograssi e, per ultimo, la villa comunale dove alla decapitazione dello storico albero che affianca la cattedrale si sono aggiunti qualche giorno fa i tagli nella villa comunale.

Insomma alberi veri e propri sorvegliati speciali dopo le operazioni di verifica della tomografia ultrasonica. Tra i tanti da curare e preservare la conta vede anche quelli da sradicare, perché non proprio tutti i pini della città hanno mantenuto una postura per così dire atletica e le raffiche di vento dello scorso Burian sulmonese ne hanno lasciato per diverso tempo i segni e disagi.

Con dei veri e propri monumenti al degrado, come il buco lasciato in via Mazzini davanti al distributore di benzina. Ora senza più albero, caduto con il vento, ma con le transenne a ricordarne la tragica fine… di un’intera città.

Anna Spinosa

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