Demolita l’ex vinicola di Bagnaturo. Un’occasione perduta

Se questo fosse un racconto si potrebbe intitolare senza dubbio: l’occasione perduta, visto che oggi sono iniziate le operazioni di demolizione della Ex Vinicola Peligna di Bagnaturo. Del resto quella di perdere i treni sembra essere un’attitudine che riesce molto bene agli amministratori della Valle Peligna.

La struttura, un piccolo stabilimento industriale chiuso da diversi decenni, venne acquistata al Tribunale di Sulmona all’asta fallimentare per poco più di 100 mila euro nel 2002. L’aquisto fu realizzato grazie ad una partnership costituita dall’attuale Saca (80%), dal Comune di Pratola Peligna (10%) e dal Comune di Sulmona (10%). Il progetto all’epoca era davvero ambizioso ed era contenuto in un accordo di programma al quale seguirono ben due protocolli d’intesa fra gli enti. Questo consisteva nella creazione di uno stabilimento di imbottigliamento dell’acqua – l’acquedotto Saca si trova infatti a circa 700 metri di distanza dall’edificio. Fra i diversi edifici dell’Ex Vinicola c’è infatti l’ex reparto di imbottigliamento che si sarebbe prestato molto bene a questo scopo. Un’attività che all’epoca avrebbe potuto creare circa 20 posti di lavoro e che avrebbe lanciato Saca in un business sicuramente redditizio. Ci fu anche la possibilità di accedere ad un fondo della Regione di circa 2 miliardi di vecchie lire, che poi si perse per strada.

I Comuni di Pratola e Sulmona dal canto loro si erano impegnati a trasferirvi nei restanti edifici un ufficio comunale ognuno, nel tentativo di avvicina la frazione – eternamente divisa – all’istituzione. Ci sarebbe stato poi lo spazio per uno sportello della farmacia comunale e per uffici e magazzini di Saca che nel frattempo pagava l’affitto. Affitto che l’Ente continua a pagare, perché di tutto quel popò di idee non se ne fece nulla. Sì perché quell’intuizione che ebbe l’allora consigliere di amministrazione di Saca Giulio Mastrogiuseppe, che come scritto nella delibera di acquisto dell’immobile fu il proponente dell’operazione, fu qualche anno dopo abbandonata.

I motivi sono da ravvisarsi nella lotta intestina che i partiti si facevano in quegli anni all’interno degli enti sovracomunali, che come al solito fece perdere di vista l’interesse comune e la possibilità di valorizzare un bene in abbandono e di riqualificare una frazione da sempre considerata un posto di serie B.

L’attuale amministratore unico di Saca, Luigi Di Loreto, spiega che il bene nella sua gestione è sempre stato un peso perché era pressoché inutilizzabile lontano dal core business dell’Ente. Nei quindici anni successivi infatti, gli immobili dell’Ex Vinicola vennero abbandonati a loro stessi, deteriorandosi velocemente al punto di creare problemi di pubblica sicurezza. Così dopo l’ennesimo caso di guaina volata dal tetto e dopo un rapporto dei Vigili del Fuoco che ne evidenziava le criticità strutturali si è passati alla demolizione. Ad essere buttati giù sono stati l’alloggio del custode – un’abitazione che dava direttamente sulla strada alla quale negli anni erano già stati demoliti per pericolo di crollo i balconi e il cornicione – e una parte del reparto di imbottigliamento, quella che dava sulle abitazioni circostanti.

L’operazione è costata 40 mila euro, soldi che Saca ha dovuto trovare a fatica scavando nel bilancio. Per il resto della demolizione, spiega Di Loreto, si cercherà di programmarla per il prossimo anno. Cosa se ne farà dopo dell’area è ancora un enigma. Gli abitanti della frazione non ci girano troppo intorno e per loro quello che servirebbe nello spazio lasciato vuoto dall’Ex Vinicola è un luogo di aggregazione: una piazza con del verde e qualche posto auto che migliorerebbe la viabilità dell’area. Se questo desiderio si concretizzerà o meno è ancora da vedere, certo è che la vista sulla montagna retrostante sembra consegnare al futuro spazio anche già un nome: piazza Morronese, a Bagnaturo – di Pratola per la precisione.

Savino Monterisi

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