Nove anni di abbandono non potevano certo dare risultati diversi: la struttura che cade a pezzi, da una parte, e chi i pezzi va a “raccoglierli”, anzi a rubarli, dall’altra.
Così la notte scorsa i ladri hanno fatto un gita “fuori porta”, arrivando fino allo chalet di Sant’Onofrio, quello che dovrebbe essere uno dei punti più attrattivi per il turismo peligno, ai piedi dell’eremo di Celestino V e del tempio di Ercole Curino. Hanno sfondato la porta d’ingresso e hanno portato via quel che restava della cucina, un tempo usata come ristoro per i visitatori.
“Praticamente si sono presi tutto – commenta il presidente dell’associazione Celestiniana, Giulio Mastrogiuseppe, che fino al 2010 gestiva la struttura – un danno di circa settemila euro che, al di là dei soldi, fa male perché è il frutto dell’indifferenza della politica nei confronti di questo bene. Da anni chiediamo di poter riaprire lo chalet, anche nelle more dell’affidamento. Ora che l’iter per gli usi civici è concluso, si sarebbe potuto intanto rimettere in moto la struttura. E invece lo chalet resta terra di nessuno”.
La struttura è stata in realtà destinata dalla giunta a punto di informazione turistica: insomma un ristoro e la cucina comunque non sarebbero previsti nei progetti, ma resta l’amarezza per il degrado a cui questo angolo di pace è stato condannato.
Sul posto oltre ai carabinieri che stanno facendo le indagini, anche il sindaco di Sulmona Annamaria Casini che ha voluto rendersi conto personalmente del danno.
Hanno messo la sbarra vicino la Chiesetta dei Caduti, perchè poi non hanno predisposto un servizio da parte della Polizia Municipale, incaricandola di andarla a chiudere a serata inoltrata? Che l’hanno messa a fare, solo per spendere soldi? La sera e la notte, quel posto è invaso da orde di vandali che hanno distrutto tutto e questo a quanto sembra nell’indifferenza delle varie Autorità, che si svegliano solo quando il guaio è stato fatto. Mai come ora, il vecchio detto “chiudere la stalla quando i buoi sono scappati” risulta essere attuale.
Purtroppo l’iter dui mutamento di destinazione d’uso dell’area gravata da uso civico che permetta di tornare a fruire della struttura non si è mai concluso (come si cita nell’articolo..), anzi non è mai iniziato. sic!!!
Quindi resterà ancora cosi per illo tempore. Un vero peccato che da un procedimento burocratico non attuato si inneschi un degrado dell’area. mah!
ripropongo il link dello scorso anno dove si evidenziava lo stesso problema puntualmente non risolto:
https://www.ilgerme.it/cambiata-la-destinazione-duso-dello-chalet-di-santonofrio/
ripropongo annualmente come nel 2018 anche nel 2019 il procedimento da seguire affinchè gli uffici preposti del comune di sulmona si attivino per salvagurdare la piu bella area della valle peligna:
Alla Redazione del Germe e ai lettori per completezza di informazione pubblico l’art. 6 della L.R. 25/1988 che tratta il tema del mutamento di destinazione:
Art. 6
Mutamenti di destinazione e alienazione delle terre civiche.
1. Le istanze per i mutamenti di destinazione e per l’autorizzazione all’alienazione di terre civiche, ai sensi dell’art. 12 della legge 16 giugno 1927, n. 1766 e dell’art. 41 del relativo regolamento, sono affisse per trenta giorni all’Albo del Comune o dei Comuni interessati. Tutti i cittadini possono prenderne visione e presentare al Comune le proprie osservazioni entro i successivi trenta giorni (18).
2. Le istanze sono inviate entro il termine di affissione, a cura del Comune, alle associazioni di categoria maggiormente rappresentative operanti nel settore agricolo tramite le loro organizzazioni provinciali, in modo che esse possano esprimere un parere entro venti giorni dall’invio. Trascorso tale termine si prescinde dal parere (19).
3. Trascorsi i termini di cui ai precedenti commi il Comune, con deliberazione consiliare, esprime il suo definitivo avviso sulle istanze di cui al precedente primo comma. Tale deliberazione, unitamente alle osservazioni e ai pareri espressi in merito alle istanze, viene inviata alla Giunta regionale, tramite il Servizio di cui al precedente art. 4. La Giunta regionale, previa istruttoria da parte di tale servizio provvede sulle istanze con deliberazione espressamente motivata, anche in riferimento alla norma di cui all’art. 41 del Regolamento approvato con R.D. 26 febbraio 1928 n. 332 (20).
4. L’alienazione di terre civiche potrà essere autorizzata solo nel caso in cui sia impossibile realizzare i fini per cui è richiesta con il mutamento di destinazione dei beni. L’autorizzazione all’alienazione contiene la clausola di retrocessione delle terre all’alienante ove non siano realizzate le finalità per le quali l’alienazione è stata autorizzata nel termine previsto nell’atto stesso, nonché il diritto di prelazione in favore dell’ente alienante. Tali clausole sono inserite nel contratto di compravendita anche ai fini della trascrizione. In caso di riacquisto dei beni da parte della comunità, per effetto della prelazione ovvero della retrocessione, i beni stessi torneranno all’anteriore regime giuridico (21).
5. Il prezzo per l’alienazione di terre civiche sarà stabilito secondo il valore venale delle singole porzioni da alienarsi (22).
6. I corrispettivi comunque derivanti da concessione o alienazione di terre Civiche sono destinati alla realizzazione di opere o servizi pubblici, alla manutenzione e gestione delle opere pubbliche, alla redazione di strumenti di pianificazione territoriale ed all’incremento e sviluppo socio-economico del Demanio Civico ivi compreso le spese per le verifiche demaniali di cui al precedente art. 3. Qualora non fosse possibile effettuare il reinvestimento dei corrispettivi, i proventi devono essere investiti in Titoli di Stato o depositati su un conto corrente bancario con il vincolo a favore della Regione Abruzzo (23).
7. In ogni caso prima dell’utilizzazione delle somme il Comune è tenuto a richiedere apposito nulla-osta alla Giunta regionale – Settore Agricoltura Foreste e Alimentazione – Servizio Bonifica Economia Montana e Foreste (24).
7-bis. Tutti gli atti effettuati dopo l’entrata in vigore della presente legge ai sensi dell’art. 12 della legge n. 1766/1927, dell’art. 6 della L.R. n. 25/1988 e della L.R. n. 68/1999 beneficiano delle esenzioni previste dall’art. 2 della legge n. 692/1981 (25).
8. Il mutamento di destinazione e l’alienazione di terre civiche possono essere autorizzati, oltre che nell’ambito delle finalità agroforestali richiamate dall’art. 41 del Regolamento approvato con R.D. 26 febbraio 1928, n. 332, per finalità pubbliche o di interesse pubblico, tenendo conto anche delle previsioni dei piani paesistici o di assetto del territorio vigenti acquisendo prima della stipula dell’atto negoziale il parere di cui all’art. i lett. h) della legge n. 431 del 1985.
“La struttura è stata in realtà destinata dalla giunta a punto di informazione turistica: insomma un ristoro e la cucina comunque non sarebbero previsti nei progetti, ma resta l’amarezza per il degrado a cui questo angolo di pace è stato condannato.”
L’atto deliberativo della giunta è solo prpdromico al percorso da intraprendere con la regione per addivenire al mutamento d’uso definitivo.
Fino a quando cio’ non avverrà non si è assolutamente concluso nulla…
Informazione turistica in un punto isolato dal resto del mondo? Se io fossi un turista, non andrei a cercare informazioni in quel posto, non sapendo nemmeno se esiste, ma andrei a procurarmele nel pieno della città. Comunque quel posto, appena entrato in funzione, era meta di molte persone, specie nelle sere d’estate, dove intere comitive peligne, specie di Sulmona ,si riunivano a cena. Il posto era piacevole e la frescura deliziata da un piacevole venticello, ti faceva da ristoro. Poi pian piano, cominciò la sua decadenza, specie per i mancati incassi nei giorni del lunedì di Pasqua, quando i luoghi erano pieni di gente che vi si recava per la visita al santo Onofrio con annesso Celestino. Per somma disgrazia del conduttore, pioveva quasi sempre e lui era sull’uscio che smoccolava di santa ragione .Non ricordo come si chiamava, ma so che aveva un piccolo esercizio commerciale nei pressi della Tomba, vicino a Fiore. Quando lasciò per sfinimento, nessuno ebbe il coraggio di gestire lo chalet e così cominciò la sua decadenza, sino al suo abbandono. Io ricordo di esserci andato più volte con gli amici, a mangiare un panino con il prosciutto.Ricordo il pane molto buono, casareccio ed un prosciutto saporitissimo. Mettici una birra fresca…ricordi passati, che con il tempo vengono seppelliti dall’incuria e dal veloce cambiamento degli usi e costumi. C’est la vie.