Sommossa con sequestro di persona nel centro di accoglienza, in tre davanti al giudice

In tre si sono ritrovati l’altro giorno davanti al giudice per le udienze preliminari senza sapere in realtà neanche il perché. Tant’è che il magistrato, accogliendo la richiesta fatta dal loro avvocato, Fabrizio Marchetti, ha deciso di rinviare le carte in procura perché vengano tradotti nella loro lingua i capi d’imputazione.
L’accusa, d’altronde, è grave: concorso in sequestro di persona, per aver cioè rinchiuso in una stanza quattro persone dell’associazione Valtrigno che, nel febbraio dello scorso anno, si erano recati nell’ex centro di accoglienza per migranti Il Poggio di Roccaraso, per spiegare agli ospiti della struttura quali fossero le nuove direttive emanate dalla prefettura dell’Aquila relative alla loro permanenza nel centro stesso.


Novità che gli ospiti del centro di accoglienza non avevano evidentemente gradito, dando così vita ad una specie di sommossa che aveva portato i migranti a rinchiudere gli operatori (assistenti sociali, educatori e volontari) in una stanza e a “murarla” con delle pesanti fioriere.
Lì dentro i quattro erano rimasti un bel po’, fin quando uno di loro aveva preso coraggio e si era avventurato uscendo dalla finestra e rientrando poi nella hall dell’albergo, dove aveva trovato gli ospiti in assemblea, tra cui alcuni degli imputati seduti sulle fioriere.


“Nessuno è stato in grado di indicare chi sia stato a murare la porta – spiega l’avvocato – i tre, a quanto sembra, sono stati identificati solo perché erano quelli conosciuti dagli operatori. Resta il fatto che i tre ragazzi, due nigeriani e un gambiano, ad oggi non sanno bene neanche cosa sia stato loro contestato. Tra l’altro due di loro si sono perfettamente integrati e lavorano – continua il legale – e sono stati definiti dagli stessi operatori-vittime del presunto sequestro, dei bravi ragazzi”.
Giovani tra i 21 e i 24 anni di età che, ora, rischiano un’incriminazione per un reato pesante come il sequestro di persona la cui pena può arrivare ad otto anni di reclusione.

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