Aree interne, ecco perché Valle Peligna e del Sagittario dovrebbero farne parte

“La Macro Area ‘Valle Peligna-Valle del Sagittario’ poteva e può ancora oggi essere inserita tra le Macro Aree individuate dalla Regione Abruzzo le quali nell’ambito della Strategia Nazionale per le Aree Interne sono destinatarie di risorse capaci di innescare processi di sviluppo”. Ad affermarlo è lo studioso Aldo Ronci a seguito del riconoscimento dell’area Gran Sasso-Valle Subequana. E lo fa con dati e studi alla mano, come sempre.

Secondo Ronci la  Valle Peligna-Valle del Sagittario, così come richiesto in passato da 16 Comuni, avrebbe diritto di essere parte del progetto di sviluppo più della Valle Roveto-Valle del Giovenco in base a indice di spopolamento, di invecchiamento, rischio idrogeologico e densità abitativa. D’altronde  “Nel progetto – specifica Ronci – la Regione ha selezionato le Macro-Aree con particolare riferimento agli indicatori e alle variabili demografiche, morfologiche ed ambientali. In tal senso, dunque, la classifica delle aree bisognose sarebbe dovuta essere questa: Gran Sasso-Valle Subequana; Basso Sangro –Trigno; Val Fino-Vestina;Valle Peligna-Valle del Sagitario; Valle Roveto-Valle del Giovenco.

Insomma, quando vennero individuate le aree i comuni del peligni e della Valle del Sagittario “erano tutti classificati Aree Intermedie o Periferiche” e “anche se nella Macro Area Valle Peligna – Valle del Sagittario alcuni Comuni fossero stati classificati come aree peri-urbane la Macro Area poteva comunque essere istituita”.

Per chiarire, la definizione di area interna contempla la “lontananza” dai servizi essenziali che, sottolinea Ronci, non vuol dire necessariamente “area debole”. L’indicatore di accessibilità è calcolato in termini di minuti necessari a raggiungere il “polo più prossimo” (con servizi scolastici, sanitari e di trasporto ferroviario): “Le fasce che si ottengono sono le aree peri-urbane che distano fin a 20 minuti; le aree intermedie che distano da 20 a 40 minuti; le aree periferiche che distano da 40 a 75 minuti e aree ultra periferiche che distano più di 75 minuti”.

Vicinanza o lontananza che sia, la distanza non è necessariamente un deficit perché la “perifericità in senso più generale può diventare un punto di forza, un valore importante dal punto di vista ambientale sfruttabile a fini economici”. A saperlo fare.

Dunque, “Alla luce di quanto fissato dal Dipartimento dello Sviluppo e della Coesione Economica si può affermare che un comune che è classificato come area peri-urbana, in quanto dista meno di 20 minuti dal suo polo, ma ha gli indici di spopolamento, di invecchiamento, di occupazione di dissesto idrogeologico tra i peggiori della sua Regione ha tutto il diritto a far parte delle Macro Aree previste dalla Strategia Nazionale per le Aree Interne, destinatarie di risorse per lo sviluppo”.

Simona Pace

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