Il caso di Guido Conti, l’ex generale dei carabinieri-forestali morto il 17 novembre del 2017, torna sui banchi del tribunale di Sulmona. Il giudice per le indagini preliminari, Marco Billi, infatti, ha fissato al prossimo 11 luglio l’udienza nella quale si dovrà decidere se disporre ulteriori indagini o archiviare definitivamente il caso.
E’ stata la famiglia, tramite il suo legale Alessandro Margiotta, ad opporsi alla richiesta di archiviazione fatta dalla procura della Repubblica di Sulmona il 20 novembre scorso, ad un anno cioè da quella tragica notte in cui l’ex generale dei carabinieri-forestali venne trovato morto in un bosco lungo la strada provinciale morronese, nel territorio di Pacentro, ucciso da un colpo di pistola sparato alla tempia.
Le indagini durate un anno con l’ipotesi di istigazione al suicidio, si sono concluse con la richiesta di archiviazione, ma la famiglia di Conti non ci crede al fatto che il generale possa essersi tolto la vita senza motivo e anzi ipotizza anche scenari diversi dal suicidio, chiedendo conto della Porche Cayenne che venne avvistata da alcuni testimoni in quelle ore nella zona del ritrovamento e di cui le indagini sembrano non aver tenuto assolutamente conto.
Così come, secondo la famiglia, gli inquirenti non avrebbero sufficientemente apprfondito la serie di telefonate e messaggi fatte da Conti nei giorni precedenti alla sua morte e le lamentele confessate ad alcuni amici nelle quali il generale si rammaricava di essere stato lasciato solo dai suoi ex colleghi in divisa.
Sullo sfondo il misterioso e discusso scenario del business delle estrazioni petrolifere in Basilicata, dove Conti si era trasferito, lasciando la divisa, per ricoprire un ruolo dirigenziale all’interno della Total.
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