L’area della base militare di monte San Cosimo è tornata al centro delle cronache dopo che il comitato Cittadini della Valle Futura, ha incontrato le due consigliere regionali del territorio peligno, Antonietta La Porta e Marianna Scoccia, il vice presidente del consiglio regionale Roberto Santangelo e la sindaca di Pratola Peligna Antonella Di Nino. Al centro delle richieste del comitato c’è la proposta di riconvertire la base militare ad uso civile, facendola diventare una struttura complessa di Protezione Civile per il Centro Sud Italia.
I consiglieri regionali hanno accolto positivamente la richiesta del presidente del comitato Roberto Santilli ed hanno assicurato che si attiveranno per organizzare un incontro con la dirigenza regionale della Protezione Civile e con il presidente Marco Marsilio.
Sulla base militare di San Cosimo aleggia da sempre un alone di mistero. Nel 1986, venne inserita insieme a Comiso e Sigonella, fra gli obiettivi che Gheddafi era pronto a colpire con i suoi missili, durante la crisi libico-americana. Successivamente, come rivelò il settimanale L’Espresso, la base militare fu individuata come uno dei 4 possibili siti militari dove stoccare le scorie nucleari derivanti dalle centrali nucleari chiuse in seguito al referendum popolare del 1987. Se ciò sia stato fatto o meno non lo sa nessuno, come nessuno o quasi sa che cosa sia contenuto nel deposito militare sito nella base.
L’unica testimonianza è del 1968, quando la base venne visitata ufficialmente dal senatore socialista Michele Celidonio, come componente della commissione Difesa del Senato e in una intervista rilasciata al giornale “Ab-regione” nel 1985, rispondendo alla domanda su cosa vide durante la visita rispose: “Ebbi modo di vedere grossi ordigni, come grandi tubi, adagiati su un piano di almeno una ventina di metri. Per quello che mi fu detto, erano elementi concernenti la produzione di materiale da guerra nucleare. Non mi fu possibile sapere di più dal maresciallo che mi accompagnava, perché forse neanche lui era a completa conoscenza della reale portata di quanto custodiva, per ovvie esigenze di servizio”.
S.M.
Quante cose ci sarebbero da raccontare. Tuttavia se l’esito di San Cosimo può essere questo realizzati con attenzione e con l’occhio giusto sulla gestione potrebbe essere una prospettiva positiva.