Molestie alla ex. Condannato sulmonese a sei anni e sei mesi

Il collegio del tribunale di Sulmona, ha condannato Antonio Mancuso, cinquantasettenne sulmonese accusato di violenza privata, violenza sessuale, minacce e lesioni nei confronti della sua ex, a sei anni e sei mesi di reclusione, con l’interdizione dai pubblici uffici e il risarcimento alla parte civile. Una condanna ben più pesante di quanto aveva chiesto il pubblico ministero con la riqualificazione del reato, ipotizzando la non grave entità del fatto.

Mancuso nel novembre del 2014, alcuni mesi dopo la fine della relazione con la sua ex, aveva perso le staffe e l’aveva palpeggiata, offesa e minacciata di non farla più uscire di casa, sottraendole anche le chiavi dell’automobile e il cellulare nel tentativo di estorcerle il nome del suo nuovo compagno.

Secondo la difesa, la storia non rappresenterebbe nulla di particolarmente grave, se non una lite un po’ enfatizzata fra ex fidanzati ed è stata annunciata la volontà di ricorrere in appello, mentre l’avvocato di parte civile sottolinea l’ossessione da parte di Mancuso, che seguiva la donna ovunque controllandola a vista. Una situazione di estrema delicatezza – vista anche la presenza di una figlia minore – nella quale i giudici sono voluti intervenire con fermezza per stroncare i comportamenti sconsiderati di un uomo che non accettava di stare al suo posto.

2 Commenti su "Molestie alla ex. Condannato sulmonese a sei anni e sei mesi"

  1. Billi è una croce che il CSM ha voluto piantare a Sulmona. Se per sei giorni di prognosi per un labbro gonfio commina sei anni e sei mesi, allora in queste liti sentimentali tanto vale arrivare alla uccisione del partner traditore tanto di prendono 14 anni e con i vari sconti e buone condotte la pena si riduce ad essere più o meno la stessa. Per i danni materiali e le prognosi lievi le condanne debbono essere lievi per i danni e le prognosi gravi le pene debbono essere gravi. Almeno per giustizia.

  2. La verità è che Billi più che un giudice sembra lo scribacchino della procura, vergognoso.

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