Il verbale è intestato al legale rappresentante del Comune, ovvero il sindaco Annamaria Casini, ma le responsabilità della multa probabilmente sono da ricercare altrove e, magari, meglio se a ricercarle sarà la Corte dei Conti. L’importo, certo, non è di quelli che mettono in crisi economica un Comune, ma il motivo è sufficiente per porre almeno qualche interrogativo sulla sgangherata macchina amministrativa.
Così nei giorni scorsi con una determina del dirigente del quarto settore, Amedeo D’Eramo, si è dato il via libera al pagamento della contravvenzione che il Comune ha ricevuto dal ministero dell’Interno dopo l’ispezione che il comando provinciale dei vigili del fuoco ha fatto allo stadio Pallozzi nell’ottobre del 2017.
Duemila euro e poco più, per aver violato la “disciplina in materia di sicurezza del lavoro” e più nello specifico per “l’omessa adozione di idonee misure per prevenire gli incendi e per tutelare l’incolumità dei lavoratori” e ancora per aver omesso “di richiedere il rilascio o il rinnovo del certificato prevenzione incendi”.
Insomma l’impianto del campo sportivo non era in regola, non aveva le certificazioni che pure, qualcuno, doveva garantire nella gestione ordinaria delle strutture sportive.
La multa, per il momento, la pagherà la collettività, nel capitolo di “spesa diversa di gestione campi sportivi, spese manutenzione immobili e impianti”. Che solo a leggerlo, il capitolo su cui è imputata l’uscita, viene da chiedersi se una multa è una spesa di gestione piuttosto che di non gestione, o di manutenzione piuttosto che di non manutenzione.
Che poi fosse solo questo il problema: vale la pena solo di ricordare che senza impianto, o meglio con l’impianto di riscaldamento rotto, il Pallozzi è rimasto per oltre un anno, tanto da prendersi una reprimenda dal presidente della Federcalcio in persona e causando alle società sportive che ci giocano una multa dietro l’altra, oltre ad un innegabile brutta figura.
Anche queste di multe, forse, bisognerebbe intestarle al Comune o a chi il Comune è pagato per amministrarlo. Almeno nell’ordinario.
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