L’avvocato, Alessandro Tucci, a cercare di dimostrare che non c’erano prove che fosse stata lei a stalkerizzare quel ragazzo, che quei biglietti lasciati nella cassetta delle poste, erano firmati Barbara, ma che nessuno l’aveva vista materialmente imbucarli. Lavoro sprecato, quello dell’avvocato, perché Barbara Fallavollita quarantottenne di Corfinio, ha alla fine dell’udienza, ieri, voluto rendere spontanee dichiarazioni, tanto spontanee da lasciare basito il suo avvocato quanto meno.
“Si sono stata io vostro onore – ha detto al giudice – ora mica volete mettermi in galera, non ci stavo di testa in quel periodo e poi lui non mi piace più. Si è anche sposato, infatti è triste”.
Un’arringa e una storia d’amore (ideale) bruciate in pochi minuti, per un processo che ieri non ha mancato di essere a momenti “surreale”: quell’amore mai esistito finito sui banchi del tribunale e che alla ragazza, cinque anni fa, costò un doppio arresto, prima per stalking e poi, a distanza di qualche settimana, per evasione, perché a casa, senza vedere il suo lui (che tanto suo non era) non era in grado di starci.
Ieri si sono rincontrati, lui e lei, a distanza di anni davanti al giudice: “Innamorarti di me – le ha detto lui – è come innamorarti di questo microfono”, a rigirare il dito nella piaga e ricordarle che quell’amore viveva, come un’ossessione, solo nella sua mente.
L’amore mai iniziato, o meglio mai contraccambiato, è finito, ma resta in piedi l’accusa, pesante, di stalking: la sentenza è attesa per il 15 luglio, “a questo punto non ci resta che dimostrare – ha spiegato l’avvocato della donna – che la mia cliente, come aveva già stabilito una perizia a suo tempo, non era in grado di intendere e di volere”.
“Pazza d’amore” insomma. Ma sincera.
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