La questione è di quelle che non ci si può permettere di “perdere la bussola” detto con le parole del coordinatore del movimento Italica Alberto Di Giandomenico. I quattordici posti a rischio del San Raffaele (su 92 totali) è un problema che va affrontato anche con il contributo della Regione. Il problema è l’adeguamento del budget, i tetti di spesa restano quelli del 2018.
Un’opera di sensibilizzazione, se così si può definirla, bisogna pur farla e a farsene carico dovrebbero essere, secondo Di Giandomenico, le consigliere regionali Antonietta la Porta e Marianna Scoccia. “Ma non solo le rappresentanti di questo infelice comprensorio – continua -. Nel programma di mandato del neo presidente, Marco Marsilio promette di garantire alla valle Peligna l’attenzione che in passato le è stata negata, posti di lavoro scomparsi e assenza di investimenti che hanno impedito una ripresa del Centro Abruzzo, ma non a detrimento degli stessi capoluoghi. Faccio appello anche e soprattutto all’assessore regionale alla sanità, Nicoletta Verì, che assieme al governatore d’Abruzzo può intervenire per tamponare questa emorragia di posti di lavoro partendo proprio dalla delega che le è stata conferita. Un risultato che porterebbe benefici in 2 diverse direzioni: servizi sanitari e occupazione. Sostenendo il comprensorio peligno-sangrino proprio cominciando a colmare le sue più grandi lacune in materia di servizi e occupazione”.
Ripercorrendo la storia del legame tra San Raffaele e pubblico, Di Giandomenico ricorda come dei 101 posti autorizzati ne siano stati accreditati 55 con il sistema sanitario nazionale. “Oggi di questi, 30 sono riferiti alla riabilitazione intensiva – codice 56 – e il resto (25 posti), inizialmente destinati allo stesso genere di cura, sono stati convertiti in posti letto per l’Unità spinale (codice 28), ricompresi nel Piano di riordino della rete ospedaliera (legge regionale 6 del 2007)”.
Un “fiore all’occhiello” dell’interno Centro Sud Italia a rischio. “Qualsiasi ridimensionamento dei servizi della clinica peligna si ripercuoterà sulla spesa sanitaria regionale perché si genererà mobilità passiva per ottenere queste prestazioni mediche fuori regione e al nord e verranno meno gli utili generati in Abruzzo dall’attrazione esercitata da questa clinica che ha un forte richiamo per chi ha bisogno di questo particolare genere di cure”.
S. P.
Ipotizziamo che la Regione accrediti i posti letto necessari per il mantenimento della struttura, siamo proprio sicuri che le lettere di licenziamento verranno strappate?
bene,qui si chiude l’ospedale,e tutti rimangono in silenzio,mentre per la clinica delle partite iva,dove non si capisce quanti , quali sono i dipendenti e soprattutto cosa fanno,si fanno barricate….le criticita’, priorita’ assolute sono le esigenze dei Cittadini,qualita’ ed efficienza del piano sanitario ,gli ospedali pubblici,riordino,classificazione,reparti, tecnologie,personale,liste d’attesa,ecc,ecc…altro che posti letto accreditati,o no?
Qui non stiamo facendo la gara a chi ce l’ha più grosso. Le battaglie per il mantenimento dei posti di lavoro va fatto su tutto e tutti. Sull’ospedale come sulla clinica. Piuttosto la Regione che vigili! PS se chiudono l’ospedale di Sulmona chiude anche il San Raffaele, non si preoccupi. I pazienti operati nel primo, per la riabilitazione vanno nel secondo.
bene,ma i numeri dicono il contrario,quali interventi,quanti,come e soprattutto i risultati in termini di qualita’,efficacia,efficienza,….illuminante:vengono chiusi i reparti per ferie,unico ospedale al Mondo….tutti in silenzio,anzi la soluzione di inutili,inconcludenti politicialtroni ed amici indicati :un meeting di chiacchiere in assenza di coperture finanziarie,meglio in mancanza dei necessari denari,non ci sono i soldi,in conclusione,dicono.
..per gli accrediti si,i vigili sono occupati,guardano dall’altra parte ….o no?