L’economista sulmonese Aldo Ronci ha pubblicato uno studio sul trend delle imprese in Abruzzo fra il 2014 e il 2018 e il dato che ne viene fuori è impietoso. Secondo Ronci: “La forte flessione del numero di imprese attive in Abruzzo – 2.366 in meno – nell’ultimo quinquennio unita all’andamento demografico abruzzese che ha registrato, nello stesso periodo, un decremento di circa 22.000 abitanti con una decrescita percentuale pari a due volte e mezzo quella italiana e al trend del PIL abruzzese che, sempre nello stesso lasso di tempo, cresce la metà di quello nazionale, confermano lo stato di crisi in cui versa l’economia abruzzese”.
Ma entriamo nel dettaglio dei dati, il numero delle imprese totale subisce una flessione di 2.366 unità – passando dalle 129.488 del 2014 alle 127.122 del 2018 – pari a –1,83%, valore pari al triplo del –0,68% nazionale. A livello provinciale le variazioni sono state molto diverse tra loro. L’unica a segnare un incremento è Pescara (+636; + 2,06%), subisce la flessione più pesante Chieti (-1.416; -3,45%), registrano decrementi più lievi L’Aquila (-744; -2,88%) e Teramo (-842; – 2,65%).
I settori che subiscono i decrementi maggiori sono:le costruzioni (-2.091) e l’agricoltura (-1.622) seguono il commercio (-727) e l’industria (-587). Ottengono incrementi i settori delle attività ricettive (+472), dei servizi alle imprese (+743) e gli altri servizi (+1.446). A livello provinciale le attività economiche si distribuiscono in maniera disomogenea. L’agricoltura flette vertiginosamente a Chieti (-919) e le costruzioni decrescono più intensamente a Teramo (-600) e all’Aquila (-580). Le attività ricettive (+196) e i servizi alle imprese (+240) crescono più fortemente a Pescara e, sempre a Pescara, gli altri servizi (+613) salgono vertiginosamente. Il commercio cresce in provincia di Pescara (+111) mentre flette nelle altre tre province. L’unica attività economica che in Abruzzo ha una percentuale di imprese di gran lunga superiore a quella media nazionale è l’agricoltura che segna il 21%, a fronte del 14% italiano e registra uno spread di ben 7 punti percentuali. Le attività agricole sono concentrate soprattutto nella provincia di Chieti.
La perdita di 2366 imprese – scrive Ronci nelle scue conclusioni – è da ascrivere in larga misura all’artigianato e determinata dall’andamento di tre attività economiche: le costruzioni che, in valori percentuali, flettono in misura doppia rispetto al valore medio nazionale; le attività ricettive che, in valori percentuali, crescono la metà di quello italiano; l’agricoltura che nella sola provincia di Chieti decresce di ben 919 unità, decrescita molto alta dovuta sia al numero elevato di imprese agricole (32% del totale) che alla flessione percentuale che supera del 50% quella nazionale. Il sistema produttivo abruzzese ha bisogno di cambiare passo e ciò può avvenire soltanto se si riesce a migliorare la competitività delle imprese (in particolare delle micro-imprese) e l’intervento della Regione Abruzzo più importante ed efficace in questo senso deve orientarsi nella messa a disposizione di servizi e risorse capaci di attivare innovazioni.
S.M.
Commenta per primo! "Ronci: “Perse 2.366 imprese”. La crisi nera dell’economia abruzzese"