L’annunciata chiusura e poi la riapertura altrettanto improvvisa (dopo 48 ore e la minaccia del sindaco Caruso di una denuncia per interruzione di pubblico servizio) del reparto di chirurgia di Castel di Sangro ripropone, secondo i sindacati, l’eterno problema della sanità. Questa volta a parlarne congiuntamente sono la Fp Cgil e Medici e Cisl Fp e Medici con i rispettivi rappresentanti. Insomma con un solo medico chirurgo in forza non cambia granché perché “non si possono effettuare interventi chirurgici a meno di piccoli interventi ambulatoriali – spiegano le sigle – . Dunque il chirurgo di turno non può che diagnosticare una patologia chirurgica e poi inviare a Sulmona il paziente. Come ormai succede troppo spesso in questo nostro territorio – proseguono – , si è trovata una soluzione ‘di facciata’ senza considerare che la popolazione anela ad avere determinazioni più concrete, realmente efficaci e durature nel tempo”.
Non solo. Le carenze denunciate coinvolgono anche il pronto soccorso “in quanto attualmente sono in servizio solo due medici più il responsabile, per cui risulta impossibile garantire i turni h 24; soprattutto in questo periodo con il notevole flusso di turisti impegnati sulle piste da sci, il servizio andavano rafforzati e non chiusi, come nel caso della chirurgia, adducendo come motivazione la ingiustificata carenza di personale”.
I sindacati ripercorrono un po’ la storia delle scelte decisionali risalendo all’atto aziendale del 2017 che per il presidio sangrino istituiva un servizio chirurgia alle dipendenze di Sulmona. Più volte denunciato, ma un appello mai ascoltato. La soluzione, ribadiscono i sindacati, resta nelle assunzioni sia a Sulmona che a Castel di Sangro tornando a puntare al presidio peligno come vero punto di riferimento. Una sanità a portata di cittadino è quanto stato promesso durante la campagna elettorale, Cgil e Cisl ricordano al nuovo governo regionale questo particolare.
S. P.
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